A quattordici anni dagli spiacevoli fatti del 2001, la numero uno del mondo tornerà a giocare il Premier Mandatory californiano. "Ho perdonato, insieme abbiamo una chance per scrivere un finale diverso".Ci ha messo 14 anni, ma alla fine Serena Williams ha perdonato. La numero 1 WTA tornerà a giocare il Premier Mandatory di Indian Wells (al via l'11 marzo), dove manca addirittura dal 2001. L’ha annunciato oggi con un articolo in esclusiva per il celebre magazine americano TIME, spiegando di aver messo una pietra sopra all’infausto episodio di quattordici anni fa. Al tempo, Venus e Serena si sarebbero dovute affrontare in semifinale, ma il forfait della prima venne annunciato solo pochi minuti prima del match. A detta sua, 'Venere' aveva informato del desiderio di ritirarsi già dopo il quarto di finale vinto contro Elena Dementieva, ma gli organizzatori attesero solo gli ultimi minuti per informarne gli spettatori. All’epoca si pensava che i match fra le due fossero decisi a tavolino da papà Richard, e l’episodio scatenò l’ira del pubblico, che prima fischio sonoramente la comunicazione, e all’indomani si schierò apertamente a favore di Kim Clijsters, avversaria di Serena in finale. La Williams vinse comunque, ma venne fischiata anche quando alzò il trofeo, e dichiarò che lei e la sorella non sarebbero mai più tornate all’Indian Wells Tennis Garden. Fino allo scorso anno è stato così. “Fu molto difficile per me passare ore e ore a piangere negli spogliatoi dopo il successo del 2001 – ha scritto Serena nella lettera al TIME –. Nel viaggio di ritorno sentivo come se avessi perso la mia partita più grande, non un match di tennis, ma una battaglia per l’uguaglianza”. Chiara l’allusione al razzismo, che papà Richard denunciò senza mezze misure al termine della finale. L’aveva a lungo combattuto nel suo difficile passato, anche nella crescita delle figlie, e grazie ai loro successi sperava di non doverlo più affrontare. Quell’episodio lo fece imbestialire, anche se, secondo i più, le due non ricevettero alcun insulto di stampo razziale.
NEL 1999 VINSE IL TITOLO A 17 ANNI
“Quel comportamento ha ferito me e la mia famiglia per lungo tempo, soprattutto mio padre. Ha dedicato la sua vita a prepararci per il viaggio nel mondo del tennis, e gli è toccato sedersi in tribuna a guardare sua figlia mentre il pubblico la scherniva. Un episodio che gli ha ricordato momenti difficili del suo passato”. Fortunatamente, quella brutta parentesi pare chiusa una volta per tutte. Per le Williams, il BNP Paribas Open ha un grande significato. Nel 1997 lanciò Venus, lo stesso anno Serena vinse il suo primo match da ‘pro’ (in doppio con la sorella), e due stagioni più tardi, ancora diciassettenne, conquistò uno dei suoi 65 titoli WTA, battendo Steffi Graf in finale. Ma dopo l’episodio del 2001 non ne hanno più voluto sapere. Solo nel 2014 ci fu un riavvicinamento: Serena ipotizzò il ritorno, ma un problema alla schiena la obbligò a qualche settimana di stop, e ciao ciao Indian Wells. Questa volta invece non mancherà. “Qualcuno sosteneva che non ci sarei più dovuta tornare, altri invece sostengono che avrei dovuto farlo già da un pezzo. Capisco entrambe le posizioni, e sono stata a lungo combattuta fra le due. Ho detto che non sarei più tornata, e ci credevo per davvero. Il pensiero mi spaventava, ma alla fine ho deciso di seguire il mio cuore”. Lo scorso anno la sorella Venus, che non è iscritta ma probabilmente si accoderà alla decisione della più giovane, disse che un loro ritorno a Indian Wells sarebbe stato un ‘atto di Dio’, e Serena pare sulla stessa lunghezza d’onda. “Mia madre mi ha insegnato a cercare il perdono nella preghiera. Gioco per amore del tennis, e con questo amore in mente, più una nuova comprensione del vero significato di perdono, sono orgogliosa di tornare a Indian Wells”.
TORNA IN CAMPO, MA C’È DI PIÙ
E guai a pensare che abbia accettato la wild card solo per difendere la prima posizione del ranking mondiale, insidiata da Maria Sharapova, comunque distante più di 1500 punti. Serena, a Buenos Aires con Venus per la sfida di Fed Cup fra Argentina e Stati Uniti, crede veramente nei risvolti positivi del suo ritorno, come spiegato in un video messaggio di due minuti inviato al TIME a corredo della lettera. “Mi piacerebbe che la mia presenza a Indian Wells servisse anche per la vita di tante altre persone”. Per questo, ha deciso di lanciare una raccolta fondi a supporto della Equal Justice Initiative (EJI), organizzazione che provvede a garantire tutela legale alle persone cui è stato negato un trattamento equo davanti alla legge. Fra tutti gli appassionati che doneranno 10 dollari (o più), ne verrà sorteggiato uno che avrà la possibilità di diventare ospite di Serena durante il torneo, con viaggio e suite d’hotel pagati, la possibilità di giocare con lei e vincere una racchetta, oltre a un posto nel Player’s Box per il suo match d’esordio. Una campagna che le fa ancor più onore. A 33 anni, senza più nulla da dimostrare, avrebbe potuto continuare sulla sua strada: un titolo a Indian Wells non le cambia la vita, e nemmeno la classifica. Invece ha deciso di sfruttare per il bene di tutti un episodio negativo capitato alla sua famiglia, dimostrandosi una campionessa anche fuori dal campo. “Questo torneo ha avuto un ruolo fondamentale per la mia vita di giocatrice, e allo stesso tempo io sono parte della sua storia. Insieme abbiamo la chance di scrivere un finale diverso”. Per una volta, il risultato sul campo non sarà così importante.
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