Il numero uno azzurro batte Federico Delbonis 6-4 6-7 7-6 al nono match-point, dopo un’incredibile battaglia durata oltre tre ore. Sua la semifinale a Rio De Janeiro. È presto per parlare di giocatore ritrovato, ma la situazione è sempre più incoraggiante.C’è stato un po’ di tutto. Il dominio, la sofferenza, la rimonta, otto match-point mancati e un avversario che a un certo punto trasformava ogni palla in vincente, ma la partita l’ha vinta Fabio Fognini. Dopo tre ore e dodici minuti, due tie-break infiniti e 264 punti, la ricompensa è di quelle importanti. L’azzurro torna in semifinale in un ATP 500 a quasi un anno e mezzo dall’ultima volta, da quel torneo di Amburgo che nell’estate del 2013 gli ha consegnato una delle gioie più grandi. Filo conduttore è il mancino argentino Federico Delbonis, sconfitto in finale in terra tedesca e ribattuto nei quarti a Rio De Janeiro, con un 6-4 6-7 7-6 che basta e avanza per spiegare che match sia stato, risolto 11-9 al tie-break decisivo, quando la fatica la faceva da padrona ormai da un po’, e i crampi si stavano lentamente avvicinando. È finita intorno all’una di notte brasiliana, le quattro in Italia, ma gli appassionati rimasti svegli per seguire e tifare Fabio sono andati a letto col sorriso. Lo possiamo dire: il Brasile porta bene agli azzurri. La scorsa settimana ci ha regalato la favola di Luca Vanni, e qualche giorno dopo ha restituito un Fognini di nuovo in grado di emozionare. Coach Josè Perlas può essere felice di come il suo allievo ha gestito l’incontro, a partire da un primo set positivo e propositivo. Ma il meglio è arrivato nel secondo, quando un paio di distrazioni hanno spedito avanti per 5-1 il ventiquattrenne di Azul, insidioso soprattutto col rovescio in diagonale e un diritto anomalo sul quale caricava alla perfezione tutti i suoi 90 chili. È brutto fare paragoni, ma fino alla scorsa settimana Fognini avrebbe tirato i remi in barca per giocarsela al terzo. Questa volta invece l’idea non gli è nemmeno passata per la testa, e proprio nel momento più difficile ha alzato di nuovo il livello, come solo in pochi sanno fare, giocando quattro game incredibili.
 
TENNIS, GRINTA, CONCENTRAZIONE: NON MANCA NULLA
Sembrava di rivedere il Fognini del match di Napoli contro Andy Murray, quella trottola capace di recuperare ogni palla, di passare con estrema facilità dalla difesa all'attacco, e di far male con tutti i colpi. Salvato un set-point sul 5-6 si è preso il tie-break, e poi tre match-point, ma si è sempre visto dire di no dall’accoppiata servizio-diritto del rivale, particolarmente in palla nei momenti decisivi. Forse Delbonis ha avuto il merito di prendersi qualche rischio in più dell’azzurro, sbracciando col diritto alla prima occasione utile, come quando sull’11-10 ha spinto a più non posso, portando Fabio all’errore decisivo. Pareva l’occasione ideale per qualche sfogo dei suoi, invece Fognini non ha avuto la minima reazione, mostrando qualcosa di buono anche nell’atteggiamento. Qualche racchetta è scappata, e pure delle piccole scaramucce col rivale, ma quando il tennis è venuto meno l’azzurro ha rimediato con grinta e attenzione. Non c’erano gli insostenibili 40 gradi del pomeriggio, ma tanta tanta umidità, capace di sfinire entrambi i contendenti dopo due set. Uscire di testa sarebbe stato fin troppo facile, ancor di più quando un game non impeccabile ha consegnato a Delbonis il 2-1 e servizio nel terzo set. Fabio pareva decisamente il più scarico, ma la polo Lacoste del rivale era inzuppata di sudore almeno quanto la sua t-shirt, e il break è subito tornato indietro, con un doppio fallo. E mentre Delbonis si faceva trattare alla schiena, Fognini assumeva integratori a raffica per dar nuova linfa ai muscoli, in vista di un finale più tirato che mai.
 
FINALMENTE SULLA RETTA VIA
A deciderlo di nuovo un tie-break, dominato dall’altalena di Delbonis. Sotto 2-0 si è travestito da Nalbandian piazzando tre rovesci vincenti di fila, uno più bello dell’altro, ma con due doppi falli ha dato il 6-4 a Fognini: altri due match-point. Li ha salvati, e poi ne ha cancellati altri tre, giocando sempre alla perfezione. Sembrava incredibile: commetteva errori sulle parità, ma sistemava le cose colpendo vincenti a raffica ai vantaggi. Tuttavia, gli è andata bene solo fino al 10-9, quando il suo diritto è finito largo, consegnando il successo all’azzurro, rimasto senza nemmeno la forza per esultare. Ha alzato solo le braccia al cielo, in silenzio, ma poco importa. Si è tenuto la soddisdazione per sè. Quello che conta è ritrovarlo nella semifinale di un torneo importante, e ancor di più il suo rendimento: finalmente è tornato a giocare come sa. Ieri l’ha mostrato in campo e ribadito in conferenza stampa (“dopo mesi mi sento finalmente bene, il lavoro della preparazione si vede”) e oggi l’ha confermato. Guai a parlare di giocatore ritrovato, ma la strada è indubbiamente quella giusta. I tre match-point cancellati a Vesely gli sono serviti, e il livello è salito match dopo match. La speranza è che cresca ancora un pochino in vista del prossimo impegno contro Rafael Nadal, che in nottata (è sceso in campo all'1 locale!) ha rischiato grosso contro Pablo Cuevas, ma poi si è imposto col punteggio di 4-6 7-5 6-0. Un bel test. Arrivarci con tre ore di battaglia nelle gambe, molto probanti anche dal punto di vista mentale, non è sicuramente l’ideale. Ma se dovesse andar male non se ne potrà fare un dramma. Anzi, per una volta ci si può quasi accontentare.
 
ATP 500 RIO DE JANEIRO – Quarti di finale
Fabio Fognini (ITA) b. Federico Delbonis (ARG) 6-4 6-7(10) 7-6(9)