Il serbo domina per un set e mezzo, subisce l’orgoglioso ritorno di Federer e gli cede un tie-break, ma al terzo domina. “Mi sono sentito il migliore in campo”. Per lui è il quarto di titolo a Indian Wells, il 21esimo in un Masters 1000, il 50esimo in assoluto.
Era chiaro: le chance di Roger Federer per aggiudicarsi il quinto titolo a Indian Wells sarebbero passate dal servizio, lo stesso che a Dubai gli aveva fruttato 12 ace nella finale contro Novak Djokovic. All’Indian Wells Tennis Garden, sotto gli occhi del patron Larry Ellison, non è andata così. Anzi, è stato uno dei suoi tre doppi falli a indirizzare definitivamente la partita. Lo svizzero aveva profuso il massimo sforzo per rimettere in piedi una partita che sembrava chiusa dopo appena un’ora, ma ha regalato a Nole il punto del 4-2 nel terzo. Pietra tombale verso il 6-3 6-7 6-2 che regala al serbo il titolo numero 50 della sua splendida carriera. “Un traguardo che mi aveva dato una certa motivazione alla vigilia” ha detto Nole, più che soddisfatto della sua performance, anche se avrebbe potuto vincere in due set. Ma alla fine è lui a godere, anche perchè ha superato i 49 titoli di coach Boris Becker. Bum Bum non era al suo angolo, dove invece sedeva l'altro coach Marian Vajda. Squadra che vince non si cambia: Nole lo ha dimostrato per un set e mezzo, dove ha annichilito Federer fno al 6-3 4-2. Ok, aveva concesso qualche palla break qua e là, ma aveva tenuto a bada un avversario in palla ma imprigionato dalla sua superiorità. Raramente, lo svizzero era parso così inferiore. Dopo un primo set deciso da un break al sesto game (volèe lunga di Federer alla quarta palla break), Nole ha preso il largo anche nel secondo. Ma il vecchio leone si vede nel momento del bisogno. Sul 4-3 e 30-15 c’è stato il punto che ha rovesciato il match. Federer si è difeso alla grande, contenendo uno schiaffo al volo di Nole, ha spostato l’inerzia dello scambio e lo ha fulminato con un gran dritto lungolinea. Il set è finito al tie-break, dove il serbo ha combinato un inatteso patatrac: tre doppi falli, tra cui uno sul 5-5, lo hanno condannato a giocare un altro set.
IL DOPPIO FALLO DI FEDERER
Nole è stato bravissimo e riordinare le idee. “Nel terzo mi sono riorganizzato, ho superato la frustrazione per il tie-break perduto. Queste cose succedono, l’importante è tenere duro e pensare sempre al punto successivo”. Avanti 2-0, si è fatto riacchiappare, ma Federer era ormai al lumicino. Sul 3-2 Djokovic è stato 40-15, ma ha perso quattro punti di fila, chiudendo con un doppio fallo. “Quel punto mi ha dato un certo sollievo – ha detto Djokovic – perchè ha dimostrato che non capita solo a me di commettere doppi falli nei momenti di pressione”. Pochi minuti dopo poteva esultare per il 21esimo Masters 1000 in carriera, a due sole lunghezze da Federer e a sei dal leader Rafael Nadal. “Nel complesso credo di aver giocato un’ottima partita, molto solida – ha detto Djokovic – non ho mai perso la concentrazione. Forse avrei potuto chiudere prima, ma dobbiamo dare merito a lui. Ha dimostrato di essere un grande campione, uno che non si arrende mai. Però mi sono sentito il miglior giocatore in campo: questo mi dà grande fiducia, non solo per i prossimi match contro Federer, ma anche per Miami e il resto della stagione”. Anche Federer ha legittimato il successo di Djokovic. “E’ stato un bel match, mi è piaciuto. C’è stato un po’ di tutto. Da parte mia troppi alti e bassi, mentre lui è stato più solido. Per questo ha meritato di vincere”. Nei match precedenti, Federer era stato implacabile al servizio, concedendo la miseria di tre palle break (e annullandone due), ma contro Djokovic è un’altra storia.
FEDERER, 25 MINUTI PER DIMENTICARE
In caso di vittoria, avrebbe potuto accendere un po’ di bagarre per la leadership ATP. Adesso Nole può dormire sonni tranquilli, anche se a Miami dovrà difendere il titolo dell’anno scorso, mentre Federer tornerà a casa per preparare la stagione sulla terra battuta. Adesso passerà un po’ di tempo in Svizzera: prima il riposo, poi tre settimane di allenamento in vista di Monte Carlo, Istanbul, Madrid e (forse) Roma. “Nessun problema, il segreto della mia longevità sta anche nel fatto che non rimuginerò su questa finale. Credo che me ne dimenticherò in 25 minuti o qualcosa del genere. Andando via da qui, sarò molto contento del mio percorso. Adesso sarà importante presentarmi al massimo per la stagione sulla terra e per quella sull’erba”. Al contrario, Djokovic ha grandi motivazioni per Miami, dove si è già imposto volte. A Indian Wells ha colto il successo numero 4 dopo quelli di 2008, 2011 e 2014. Lo scorso anno aveva battuto proprio Federer in una battaglia di tre set: nel 2015, per la prima volta in 40 anni di torneo, è successo che due giocatori si trovassero in finale per due volte di fila. Al contrario, era la sesta volta con i primi due del tabellone a giocarsi il titolo. L’impressione è che il tennis, almeno sui campi veloci, sia una questione a due tra Nole e Roger. E non è un caso che lo svizzero abbia oltre 3.000 punti di vantaggio sul numero 3, quel Rafa Nadal che non vede di tornare sulla terra battuta. Anche per consolidare un primato che non è più tanto alsicuro…
MASTERS 1000 INDIAN WELLS – Finale
Novak Djokovic (SRB) b. Roger Federer (SUI) 6-3 6-7 6-2
MASTERS 1000 – I PLURIVINCITORI
Rafael Nadal – 27
Roger Federer – 23
Novak Djokovic – 20
Andre Agassi – 17
Pete Sampras – 11
Andy Murray – 9
Thomas Muster – 8
Michael Chang – 7
Boris Becker – 5
Jim Courier – 5
Gustavo Kuerten – 5
Marcelo Rios – 5
Andy Roddick – 5
Marat Safin – 5
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