Louise Engzell, nonostante diversi errori e la scarsa fiducia dei giocatori, è considerata tra i giudici di sedia top del circuito. “Riesco a mantenere il sangue freddo senza stressarmi troppo. E a capire i giocatori. Sogno di completare il mio Grande Slam di finali”. 

Dalle nostre parti non è vista troppo bene. In effetti, la giudice di sedia Louise Engzell ha incrociato il tennis italiano in un paio di occasioni importanti…e ha combinato un paio di pasticci. La prima risale al 2009, Fed Cup contro la Francia, quando fece arrabbiare Flavia Pennetta durante il drammatico match contro Amelie Mauresmo. Flavia uscì di senno e le mostrò addirittura il dito medio per una chiamata sbagliata. Ma vinse ugualmente la partita. Andò meno bene a Francesca Schiavone nella finale del Roland Garros 2011 contro Na Li. La Engzell diede buona alla cinese una palla importantissima, quando replay e immagini TV mostrarono che era fuori. E c'era pure il segno della terra battuta. Diciamo che l'opinione pubblica non la ritiene il miglior arbitro del tour, eppure è arrivata a livelli altissimi. Qualcuno sussurra che ci sia arrivata in virtù del matrimonio con Remy Azemar, uno dei più importanti referee del tour. Di certo, da giovane, Louise non sognava di arrivare così in alto. Ha iniziato ad arbitrare presso il piccolo club di Sollentuna, in Svezia, dove è nata e cresciuta. “Io e altri ragazzi fummo costretti a fare un corso quando eravamo molto piccoli, ma non la presi troppo sul serio. Poi ne ho fatto un altro e la cosa ha iniziato a piacermi. Ho preso parte a un torneo a Bastad, e da lì ho iniziato a viaggiare per i tornei più importanti del paese, sempre a Bastad e poi a Stoccolma”. La Engzell ha 34 anni, vive a Parigi e ha un pregio: è una grande lavoratrice. Qualche settimana fa, ha accettato di andare a Jonkoping per il match di Davis tra Svezia e Austria. Sostanzialmente, ha lavorato in un periodo in cui avrebbe dovuto essere in vacanza. “Il bello del mio lavoro è che c'è sempre una sfida dietro l'angolo. Non sai mai cosa aspettarti. Il brutto? Spesso ci tirano addosso tanta m…., ma cerchiamo sempre di imparare dagli errori. A volte scoppia un putiferio e non c'è nemmeno stato l'errore”. Il fatto è che non ha una reputazione troppo buona tra i giocatori, che tendono a non fidarsi di lei anche quando ci azzecca. E' successo lo scorso anno allo Us Open, quando Tomas Berdych si arrabbiò moltissimo salvo poi chiedere scusa il giorno dopo, ovviamente su Twitter. La Engzell, intervistata dai media del suo paese, preferisce non parlare di singoli giocatori o di situazioni particolari. Ma riconosce il suo punto di forza. “Riesco a mantenere il sangue freddo senza stressarmi troppo. Riesco a intepretare le varie personalità e vedo come affrontare le tante situazioni che si verificano”.


VOGLIA DI GRANDE SLAM

Il tennis svedese sta vivendo un periodo molto difficile. Esauriti i fasti di 20-30 anni fa, oggi si aggrappa ai giovanissimi fratelli Ymer, peraltro di origine etiope. Ma tra gli arbitri va meglio. Oltre a lei, nell'elite mondiale ci sono Mohamed Lahyani e Lars Graff, anche se quest'ultimo ha progressivamente abbandonato l'attività di giudice di sedia per focalizzarsi su attività collaterali, tipo supervisor o referee. “Non so come mai ci siano così tanti arbitri in Svezia – ha detto – in effetti è curioso che ci siano tanti giudici di livello. Ad ogni modo, nonostante il mio curriculum, credo di dover fare ancora molta strada per raggiungere il livello di Lahyani e Graff”. Quando parla di curriculum, allude alle finali di Roland Garros e Us Open, nonché a quella dei Giochi Olimpici di Londra 2012. “Ci vogliono tanti anni per ottenere i massimi rispetto e considerazione. Nel nostro lavoro c'è un gran bisogno di fiducia. Quando ottieni la fiducia dei giocatori, è più facile gestire un match”. In effetti, dopo l'incidente a Dubai con un arbitro sconosciuto, Andrea Petkovic spiegò che la fiducia verso i giudici di sedia può essere un fattore. Resta da capire se i giocatori abbiano davvero fiducia nei suoi confronti, visti gli errori – anche grossolani – che ha commesso. Allo scorso Roland Garros, ad esempio, commise un grave errore ai danni di Daniela Hantuchova. “Io sogno di arbitrare tutte le finali degli Slam. Per questo, mi mancherebbero Wimbledon e Australian Open”.


L'OPINIONE DI LOUISE

Hanno chiesto un parere alla Engzell su alcuni degli aspetti più delicati del suo lavoro.
 

Occhio di Falco

“E' soltanto positivo. Il vantaggio di averlo è che offre un verdetto inoppugnabile. Il giocatore può essere d'accordo o no, ma non può lamentarsi o strillare. Deve adeguarsi e giocare. E' fantastico e rende tutto più facile".

 

La psicologia del giudice di sedia

“I giocatori reagiscono in tanti modi diversi. Con alcuni può essere difficile, con altri si può utilizzare un approccio più morbido. Alcuni vogliono sapere se l'avversario troppo tempo tra un punto e altro, mentre altri vogliono che gli avversari siano puniti. E' questione di imparare a conoscerli".

 

I rapporti con i giocatori

“Non abbiamo alcun rapporto con i giocatori. Queste sono le regole. Non deve esserci nessun margine di dubbio sulla nostra correttezza perchè, ad esempio, siamo andati a cena con loro. Se è possibile, è meglio evitare di arbitrare giocatori della propria nazionalità. E' importante prevenire tutti i problemi che potrebbero presentarsi".

 

Il suo miglior match

“La finale dello Us Open tra Serena Williams e Victoria Azarenka. Penso sia stato uno dei più lunghi match femminili di sempre. E poi la finale olimpica del 2012 tra Serena e Sharapova. Il clima era fantastico, anche se il match è stato molto breve. Uno dei miei match migliori fu l'incontro di Coppa Davis del 2012 tra Romania e Finlandia. Aribtrai l'incontro decisivo e durò quasi cinque ore. Fu teso ed equilibrato, in una bella atmosfera. Non c'è bisogno che ci siano i migliori giocatori per vivere grandi partite. Un'atmosfera di un certo tipo si trova soltanto in Coppa Davis".

 

Il suo torneo preferito

“Non sono stata a Bastad per tanto tempo, poi ci sono tornata l'anno scorso. E' stato molto bello tornare in Svezia. Mi piace l'atmosfera, lo stato d'animo della gente. Tutti stanno insieme, a prescindere dal lavoro. Poi amo gli Slam: sono profondamente diversi tra loro”.