Il più contento sarà Ernesto De Filippis. Il miglior organizzatore tennistico italiano, che in poco più di un mese ha messo in piedi un Campo Centrale da 4.000 spettatori al Circolo Tennis Brindisi, si era già assicurato il tutto esaurito. Tuttavia, con entrambe le sorelle Williams in campo, c'era il rischio che Italia-Stati Uniti fosse un match a senso unico, e non a favore delle azzurre. C'era il rischio che la sfida finisse dopo un giorno e mezzo, con una vicenda agonistica non così appassionante. Invece, dal rabberciato team americano giungono notizie che potrebbero rovesciare l'inerzia della partita. E aumentarne l'interesse. Pare che Venus Williams abbia dato forfait. La notizia non ha ancora conferme ufficiali: il sito USTA tace, così come gli organi di informazione americani. Però sarebbe stata già chiamata Lauren Davis, classe 1993 e ottima protagonista al WTA di Charleston, dove ha centrato i quarti. Ma Venus è un'altra cosa. A parte lei e Serena (attesa a Brindisi soltanto giovedì, ad appena due giorni dalla sfida), le altre americane non sembrano in grado di battere le nostre. Lauren Davis, Christina McHale ed Alison Riske sono 3-4 gradini sotto rispetto a Serena e 1-2 rispetto alle italiane. Se il forfait di Venus fosse reale, l'interesse per questa partita – già alto – diventerebbe spasmodico. Sarebbe molto probabile una conclusione al doppio di spareggio, in virtù dei due punti conquistati da Serena Williams e delle due sconfitte della numero 2 americana, chiunque essa sia. A quel punto si giocherebbero il World Group due coppie rabberciate: Niente Venus con Serena, niente Vinci con la Errani. Insomma, ci sono tutti gli ingredienti per un dramma sportivo.
BRINDISI NON VALE COME ANCONA
Venus ha giocato il match di primo turno contro l'Argentina ed è stata regolarmente convocata da Mary Joe Fernandez, ma le sue condizioni di salute la costringono a verificare la sua condizione fisica giorno dopo giorno. L'impressione? Se non verrà, è perchè ci saranno ottimi motivi. Giocare a Brindisi le garantirebbe l'eleggibilità olimpica, mentre un forfait la obbligherebbe a giocare nel 2016. E la Fed Cup, si sa, non è tra le priorità delle sorellone. La è stata a inizio carriera, quando l'hanno vinta nel 1999. Curiosamente, nel loro percorso verso il trofeo, giocarono anche contro l'Italia. Vinsero ad Ancona, durante la parentesi con Raffaella Reggi in panchina. L'impresa di Silvia Farina contro Monica Seles non servì a molto. E la Fed Cup volò a New York, sede della ricchissima USTA. Oggi la posta in palio è meno importante, e da allora sono cambiate tante cose. La principale: l'Italia è diventata uno squadrone, con quattro titoli e tanti risultati a livello individuale. Per questo, una retrocessione nel World Group II sarebbe un grosso colpo, almeno sul piano dell'immagine. Le vittorie in Fed Cup sono state celebrate con enfasi (anche se non sempre sono maturate affrontando le migliori), per questo un'eventuale sconfitta sarebbe un brutto colpo. Ma non un dramma: il World Group II non è un inferno, bensì un purgatorio da cui si può uscire. Potrebbe essere l'occasione per dare concretezza al ricambio generazionale che sta già prendendo piede: a Brindisi, del vecchio zoccolo duro, ci sarà soltanto Flavia Pennetta. Le altre tre sono piuttosto giovani: Sara Errani e Karin Knapp sono nate nel 1987, mentre Camila Giorgi è del 1991. Ed è attorno a lei, inevitabilmente, che si svilupperà l'Italia del futuro.
GIORGI DENTRO O GIORGI FUORI?
Paradossalmente, l'assenza di Venus potrebbe allontanare l'italoargentina dal campo. Con entrambe le sorelle in campo, una sua titolarità nella prima giornata sarebbe stata auspicabile. Avrebbe potuto pescare il jolly contro Serena e impedito alla Errani di affrontarla, magari trovando una Venus stanca nella seconda giornata. Il discorso resta valido, ma contro Davis o McHale (escludiamo la Riske, la meno forte), la Errani garantirebbe un punto sicuro nella prima giornata. E chiuderla sull'1-1 è basilare. Per carità, il ragionamento resta valido. La Errani come numero 1 andrebbe a incocciare su Serena nel primo match di domenica, ma così è un po' meno incisivo. L'eventuale assenza di Venus potrebbe avere un effetto a cascata molto positivo sull'incontro e – di conseguenza – su tutti i meccanismi comunicativi della Fed Cup azzurra. Anche se battere gli States con entrambe le sorelle avrebbe un sapore impagabile, mettendo a tacere l'eterna critica che ricorda come le recenti vittorie dell'Italia siano maturate rispettivamente contro Oudin, Glatch, Vandeweghe, Mattek Sands, Lepchenko, Hampton, McHale e una Keys più che acerba. Battere Venus e Serena darebbe un altro sapore anche a quei successi, in un curioso atto di revisionismo storico-tennistico. Ma in questo momento, a giudicare dalle indiscrezioni, pare che Venus non sbarcherà all'aeroporto del Salento. E allora dovremmo concentrarci solo su chi ci sarà.