Che fine ha fatto Eugenie Bouchard? La ragazza sorridente e ammiccante, che nel 2014 ha raggiunto la finale a Wimbledon, una serie di grandi risultati ed è volata al numero 5 WTA, si è persa in un mare di sconfitte. A Indian Wells ha perso da Lesia Tsurenko (n. 85 WTA), a Miami a Tajana Maria (n. 113) e a Charleston da Lauren Davis (n. 66). Per ritrovare un pizzico di fiducia, ha accettato in extremis la convocazione per la Fed Cup. Nel weekend proverà a tenere il Canada nel World Group I contro la Romania, priva di Halep e Niculescu. Da fuori, pare evidente che né lei né il suo staff sanno esattamente cosa stia succedendo. Tuttavia, c'è qualcuno che prova a dare una propria versione dei fatti. Ad esempio, l'ex giocatrice australiana Rennae Stubbs. “Ha bisogno di lavorare su tante cose del suo gioco per ritrovare la fiducia perduta. Mi piacerebbe lavorare un mese con lei…” ha scritto su Twitter. Un'auto-candidatura presuntuosa e pretestuosa, anche perchè la Bouchard ha da poco assunto un top-coach come Sam Sumyk, demiurgo dei successi di Vika Azarenka. Sulla carta la scelta giusta: il francese ha qualità ed esperienza, ma per ora i risultati lo bocciano. Dopo i capitomboli sul cemento, hanno pensato di rimettersi in sesto accettando una wild card a Charleston. “Volevo giocare più partite – ha detto dopo il terrificante 6-3 6-1 patito da Lauren Davis – per questo sono venuta qui, ma forse avevo bisogno di una settimana di allenamento. Dovrò prendermi il mio tempo e non essere frettolosa”.
LA RAGIONI DI UNA CRISI
E' possibile che l'origine dei suoi guai siano gli infortuni. Dopo il discreto quarto di finale all'Australian Open (dove però è stata severamente bocciata da Maria Sharapova), si è fatta male all'avambraccio destro. Risultato? Brutta sconfitta ad Anversa e forfait a Dubai. La sfortuna ha continuato a perseguitarla a Indian Wells, dove si è procurata uno stiramento addominale durante il match contro la Tsurenko. Come se non bastasse, a Charleston si è presentata tutta incerottata: cavigliera sul piede destro e fasciatura sul piede sinistro. Entrambe le “bardature” non c'erano a Miami. “In effetti ho avuto qualche problema – ha detto – adesso è tutto in fase di guarigione, ma purtroppo non ho potuto allenarmi a dovere. Mi sono mancati i match, le sensazioni sul campo”. Ovviamente non manca il gossip. La Bouchard è sempre più popolare fuori dal campo, ed è possibile che le tante attività extra-tennistiche siano state fonte di distrazione. Prima di Indian Wells c'è stato l'incontro con Justin Bieber. Insieme hanno giocato un'esibizione benefica. E dopo la sconfitta a Miami è rimasta da quelle parti troppo a lungo. L'hanno fotografata mentre giocava con Hannah Davis, sexy-modella già apparsa nella swimsuit edition di Sports Illustrated.. C'è poi un discorso tecnico, quello su cui Sumyk dovrà lavorare. Tanti la accusano di non avere il famoso “piano B” quando le cose non vanno bene. In realtà non ce l'ha neanche Maria Sharapova, ma ha imparato a gestirlo. La Bouchard non ancora. La canadese ha un tennis molto aggressivo, la capacità di colpire la palla in fase ascendente. Ma quando non funziona, è un problema.
PAROLA CHIAVE: PAZIENZA
Si sapeva che non sarebbe stato facile restare ai livelli così rapidamente conquistati. La separazione con Nick Saviano, intervallata da un periodo di auto-gestione risolto solo dopo l'Australian Open, ha influito molto nella preparazione invernale. Forse non ha messo la benzina giusta, forse non ne ha messa abbastanza. E' finita in una stradina di periferia. Adesso prova a rimettersi in carreggiata con l'aiuto di Sam Sumyk. Non è dato sapere se tra i due sia scoccata la scintilla tecnica. Di certo, durante la batosta di Charleston, non lo ha mai chiamato in campo per avere qualche consiglio. Dopo il match, ha detto: “Se c'è qualcosa che sto facendo male, o che il mio team sta facendo male, ci vorrà un po' di tempo per risolverlo. Ho parlato a lungo con il mio coach, stiamo analizzando i problemi e cercheremo di migliorare”. Ha approfondito il concetto in un'intervista concessa al “Guardian”. “Forse ci vorrà un periodo di adattamento. Mi viene in mente Tiger Woods: quando cambia un colpo, dice sempre che ci sarà un calo prima di vedere i miglioramenti. Per me sarà lo stesso. E' un grande cambiamento. Per anni ho lavorato con la stessa persona, quindi devo accettare un momento difficile. Devo continuare a lavorare sapendo che ci sarà la luce in fondo al tunnel”. La canadese ha ammesso di essersi messa molta pressione addosso a fine 2014. Aveva grandi speranze. “Ma Sam mi ha detto che la perfezione non esiste, è che probabilmente perderò in ogni settimana. Devo imparare e fare sempre meglio”. Nulla è perduto, e chissà che la Fed Cup, con il suo clima così diverso, possa darle lo slancio giusto. “Ma devo essere paziente – ha concluso Eugenie – so che non vincerò tutti i tornei. Penso che la pazienza sia fondamentale, perchè io non sono paziente”. Forse la chiave sta tutta lì. Saper aspettare.