Dopo 23 anni di assenza, la Romania tornerà nel World Group di Fed Cup. Le protagoniste dell'impresa si chiamano Alexandra Dulgheru e Andreea Mitu, entrambe a segno sulla Bouchard. Montreal sorride di nuovo allo sport rumeno.Repubblica Ceca e Russia si sono prese la finale, Sara Errani è arrivata a due punti dall’impresa su Serena Williams nella felice sfida di Brindisi, ma la storia dell’ultimo week-end di Fed Cup arriva da molto più lontano. Ha sede nella fredda Montreal, Québec, e porta le facce di Alexandra Dulgheru e Andreea Mitu, le seconde linee della Romania salite in paradiso per un giorno. Con Simona Halep e Monica Niculescu rimaste a casa, e Irina-Camelia Begu KO nella prima giornata, la copertina è tutta per loro, capaci di onorare un paese che da quando la Halep ha fatto irruzione fra le top ten ha riscoperto tanto amore per il tennis. A causa di una Muguruza da due punti e mezzo, a febbraio hanno rischiato di finire ai play-out per evitare la retrocessione nella cosiddetta Serie C, ma si sono salvati in extremis e il prossimo anno potranno ripartire da quel World Group patinato che mancava dal 1992, quando la Bielorussia delle sorelle Maleeva obbligò Irina Spirlea e compagne alla retrocessione. Da allora ventitrè lunghi anni nell’ombra, passati addirittura nell’inferno del Gruppo 2, fino alla redenzione dei giorni recenti. Sono risalite grazie alla Halep, ma per una volta i meriti vanno tutti alle seconde linee, il cui quarto d’ora di gloria è costato carissimo al Canada, uscito con le ossa rotte al termine di una delle tipiche imprese da gara a squadre. I tratti del capolavoro ci sono tutti, a partire dal sorteggio di venerdì, quando Eugenie Bouchard ha rifiutato la stretta di mano ad Alexandra Dulgheru, avversaria il giorno successivo. “Nulla di personale, ma non mi va di augurare buona fortuna alla mia futura avversaria”, le parole della reginetta canadese, che come una diva si era fatta desiderare fino all’ultimo, prima di cedere al corteggiamento di Tennis Canada. Poteva essere il week-end del riscatto dopo un lungo periodo nero, invece le ha dato l’ennesima spallata.
 
MITU, DALLA SERIE A2 ALL’IMPRESA DELLA VITA
Il comportamento poco simpatico di ‘Genie’ si è trasformato in un boomerang bollente, che ha motivato le rumene prima di tornare indietro a velocità doppia, allargando ancor di più una ferita da chiudere al più presto. Se i risultati sono questi, difficilmente rifiuterà ancora una stretta di mano. La Dulgheru ha fatto il pieno di motivazioni e messo le ali, come lei stessa ha raccontato, presentandosi in campo con il solo obiettivo di vendicarsi. Ce l’ha fatta tre volte: prima battendola in campo con un doppio 6-4, poi fingendo di dare il cinque a tutti i membri della panchina rumena, e quindi facendola aspettare a rete, quando la stretta di mano non gliela poteva più rifiutare. Una mazzata che la Bouchard ha pagato anche il giorno successivo, quando a vestire i panni dell’eroina è stata Andreea Mitu, 23 anni e un best ranking alla posizione numero 104. Con La Begu alle prese con un fastidio al polpaccio accusato il giorno prima, la capitana Alina Cercel-Tecsor ha deciso di darle fiducia. Si era appena fatta notare a Charleston, ma da lì a battere una top ten ce ne passa. Invece, all’esordio assoluto in Fed Cup ha trovato la benzina per polverizzare a suon di vincenti le cento posizioni che la separano dall’avversaria, giocando il match della vita. L’ha iniziato con tanta tensione e l’ha chiuso scoppiando in lacrime quando l’ultimo diritto della Bouchard è scappato lungo, mentre un gruppetto di rumorosissimi rumeni festeggiava in tribuna avvolto nelle bandiere gialle, rosse e blu. Lo scorso anno, di questi tempi si preparava per disputare la Serie A2 a Casale Monferrato, lontano dai riflettori per racimolare soldi extra utili a pagarsi l’attività, mentre 12 mesi dopo è finita su tutti i quotidiani nazionali. Una storia da raccontare ai nipotini.
 
MONTREAL ‘AMICA’ DELLO SPORT RUMENO
“Non riesco a realizzare ciò che ho fatto”, ha detto senza esitazioni, mentre il commentatore della tv canadese la incensava come la nuova stella del tennis rumeno. Probabilmente, rimarrà invece soltanto il simbolo di un week-end storico, al pari della Dulgheru, alla quale è toccato il compito di chiudere i conti. Ce l’ha fatta vanificando il commovente impegno di Francoise Abanda, 18 anni, numero 260 del mondo, diventata il simbolo del week-end almeno al pari delle due rumene. Giocava in casa, con tutti gli occhi puntati addosso, compresi quelli della mamma, dei famigliari e dei tanti amici presenti fra il pubblico. L’occasione ideale per farsi notare al mondo intero, ma anche per sciogliersi sotto il peso della responsabilità. Invece non ha fatto una piega. Ha capito che la Bouchard avrebbe combinato ben poco, così ci ha pensato lei a tenere in vita il più possibile il suo paese. Al sabato ha firmato un 1-0 che profumava tanto di vittoria finale, dopo quasi tre ore di battaglia contro la Begu, e poche ore dopo si è aggrappata a tutto ciò che aveva in corpo per tentare di arrivare al doppio. Nulla da fare. Le è bastato sino al 6-3 4-2, poi la Dulgheru l’ha riagguantata e superata, prendendosi la libidine più gustosa di un week-end che nei Balcani ricorderanno a lungo. Forse non è un caso che il capolavoro arrivi da Montreal, città che allo sport rumeno evoca uno dei ricordi più dolci di sempre: le cinque medaglie Olimpiche della ginnasta Nadia Comaneci. Nell’edizione 1976 dei Giochi stregò il mondo intero ad appena 14 anni, prendendosi  tre ori, un argento e un bronzo, fra parallele, trave e corpo libero. Mandò in tilt i computer, progettati per arrivare fino al punteggio di 9.99. Non bastava, lei meritava di più. Meritava quel 10 che trentanove anni più tardi si addice alla perfezione all’impresa delle sue connazionali.