L’INTERVISTA – Il pugliese è il primo protagonista degli Internazionali. Non avrebbe dovuto giocare le qualificazioni, ha scoperto di essere entrato ieri sera mentre era uscito a prendere un gelato, e ora sogna il main draw. Sette anni dopo. Il primo protagonista azzurro agli Internazionali d’Italia ha un volto già noto al pubblico del Foro Italico. Era il 2008, quando un diciannovenne pugliese superò le qualificazioni e sfiorò il secondo turno, attirando tanta attenzione. Dopo una brillante carriera junior, Thomas Fabbiano sembrava già pronto a bruciare le tappe nel tour maggiore. Sette anni più tardi, invece, il tennista di Grottaglie ha ancora molto da dimostrare, ma potrebbe aver finalmente trovato la strada giusta. Nell’ultimo periodo ha vinto tante partite, e ha confermato i suoi progressi anche nell’occasione più importante. Nel primo match sul Pietrangeli ha rifilato un secco 6-4 6-2 al brasiliano Joao Souza, numero 78 del mondo. Entrambi sono scesi in campo con una t-shirt gialla fluorescente, ma oggi la sua brillava molto di più. Ha perso appena otto punti al servizio in tutto l’incontro e ha chiuso con un ace di seconda, girandosi con le braccia alzate verso il suo angolo. C’era anche Luca Vanni, amico e compagno d’allenamenti a Foligno, dove il nuovo Fabbiano sta lavorando per prendersi quei top 100 che appaiono alla sua portata. E pensare che non avrebbe nemmeno dovuto giocare: il sistema delle pre-qualificazioni maschili, limitate alla classe 1992, l’aveva tagliato fuori. Troppo vecchio. Lui ci ha provato comunque, presentandosi a firmare, e un paio di forfait dell’ultim’ora gli han dato ragione. Ora può sognare il main draw.
Hai appena battuto un top 100. Significa che ora il tuo livello è questo?
Da un paio di mesi sto giocando bene. La cosa che più mi piace è la capacità di giocare in partita a un livello sempre più vicino a quello che riesco a esprimere in allenamento. È sempre stato un problema, mentre ora va molto meglio, anche dal punto di vista mentale. La palla scorre, la concentrazione c'è e riesco ad applicare i giusti schemi. Credo che il livello sia vicino a quello dei top 100. Mi sento veramente in forma.
Nel 2008 ti sei qualificato. Avevi 19 anni, ora ne hai 26. Quali sono le differenze fra il Thomas di allora e quello attuale?
Diciamo che fino all’inizio di quest’anno non mi sentivo abbastanza sicuro per poter vincere un certo tipo di partite. Nel 2013 mi sono qualificato agli Us Open e a detta di tutti ho giocato alla pari con Raonic, ma non ero maturo a sufficienza per poter vincere un match come quello. Non mi sentivo ancora a mio agio come mi sento ora. I colpi continuano a migliorare, ma la differenza sta nella maturazione. Ora ho finalmente raggiunto quella fase in cui si riesce ad affrontare le situazioni con la giusta lucidità.
Cosa ricordi di quell’esperienza?
Di essere uno dei pochi ad aver perso con Mahut sulla terra (ride, ndr)
E a livello positivo?
Mi sono qualificato per un Masters 1000 a 19 anni, in Italia non ce l’hanno fatta in tanti. Due vittorie importanti da così giovane hanno avuto il loro valore, anche se dopo non mi sono confermato.
I risultati di Luca Vanni hanno influito nella tua crescita?
Sicuramente rappresentano un grande stimolo. All’inizio ho vissuto la situazione con un po’ di pressione, perché vedevo il mio compagno d’allenamenti raggiungere grandi traguardi e mi sarebbe piaciuto essere lì con lui. Poi quando ho assimilato la situazione ho iniziato a esprimere il mio miglior tennis. Non so quanto sia dipeso dai risultati di Luca, però credo sia importante stare a contatto con giocatori così.
Tre anni fa in un’intervista hai detto che un obiettivo fattibile per la tua carriera sono i top 50. La pensi ancora così?
Non mi va di pensare a quell’obiettivo: ho iniziato l’anno con una nuova mentalità, fissando traguardi a breve termine, e il discorso sta funzionando. Lavoro per salire gradino dopo gradino, con obiettivi più vicini. Poi forse un giorno arriverà anche il momento di pensare di nuovo ai top 50.
A Bucarest hai giocato un gran match con Tipsarevic, pur perdendo in due set. Aver provato di nuovo il tennis dei tornei maggiori ti è servito?
È stato uno dei match che mi ha offerto delle conferme. Non c’è stato nessuno scatto, solamente un’ulteriore consapevolezza dei miei mezzi. Gli stimoli dei tornei maggiori portano ad alzare il livello. Avrei potuto compiere uno step in più già li, ma un paio di situazioni non mi sono state favorevoli.
Come è cambiato il tuo tennis negli ultimi mesi?
Faccio molto più affidamento sul diritto. In qualsiasi momento della partita, quando ho bisogno di uscire da determinate situazioni mi affido al diritto, senza pensare troppo. Abbiamo lavorato tanto per rinforzare il diritto e il primo colpo dopo il servizio. Penso si veda anche da fuori.
Non avresti dovuto giocare gli Internazionali, poi cosa è successo?
Avendo casa qui a Roma sono venuto comunque a firmare per le qualificazioni, non mi costava nulla. Mi sono allenato, ho firmato e sono tornato a casa, sapendo di non essere entrato. Alle 9 sono uscito di casa per andare a prendere un gelato, e in quel momento ho ricevuto una e-mail dall’ATP che mi comunicava che avrei dovuto giocare.
Un gelato particolarmente dolce…
Ma anche molto teso, perché non sapevo se assumere o meno quegli zuccheri. Una bella notizia inaspettata, che mi ha reso molto felice. Mi sono sentito pronto fin da subito, perché so di potermela giocare anche a questi livelli, e oggi l’ho dimostrato.
Domani sfidi il giovane russo Andrey Rublev, di cui tutti parlano un gran bene. Curiosamente, anche lui è entrato come alternate. Lo conosci? Che match sarà?
L’ho osservato un po’ durante il match con Verdasco a Barcellona: ero curioso di sapere come giocano questi nuovi giovani. Non ho visto molto, ma mi è bastato per vedere che genere di movimenti ha, e ho capito abbastanza. È molto giovane, ma sa già come si vincono i match importanti: qui ha appena battuto Carreno-Busta che è un signor giocatore. In generale, però, devo pensare poco a quello che fa il mio avversario. Se impongo il mio tennis e il diritto funziona me la posso giocare con tanti.
Quinti senti di avere una chance?
Sicuramente. Se oggi ero sfavorito, domani almeno sulla carta sono favorito, perché è dietro di me in classifica. Non sento pressioni extra, e credo di avere buona possibilità di qualificarmi.
—
LA FORTUNA SORRIDE A GIANLUCA MAGER
In attesa che si completino gli altri match di primo turno, l’Italia è già certa di avere due portacolori al round decisivo delle qualificazioni maschili. Oltre a Fabbiano, ha vinto anche il ventenne sanremese Gianluca Mager, alla prima apparizione al Foro Italico. Ad aiutarlo il ritiro dello sloveno Blaz Kavcic, che conduceva per 6-4 1-0 quando ha detto basta per un problema alla coscia destra. Un colpo di fortuna che ha fatto sorridere coach Diego Nargiso, che al termine dell’incontro non ha nascosto una certa soddisfazione. Perché se è vero che la vittoria è arrivata per ritiro, è vero anche che Mager ha giocato comunque un gran bel primo set, mostrando qualità importanti e un tennis complessivamente più ricco di quello dell’avversario. Cinque punti persi sul 4-5 40-0 gli sono costati la frazione, palesando qualche difficoltà a livello tattico, ma ci ha pensato la sorte a perdonarlo. Forse non arriverà fra i primi 20 del mondo come ha chiosato uno spettatore in preda a un attacco di patriottismo, ma il potenziale è di prim’ordine. Nargiso l’ha sempre saputo, lui lo sta capendo un passo alla volta, e oggi ne ha compiuto uno importante. Domani sfiderà il turco Ilhan. Niente da fare invece per Roberto Marcora, battuto 6-4 6-4 da Aleksandr Dolgopolov, al termine di un incontro deciso da pochi quindici. Malgrado la soddisfazione per il match equilibrato, c’è un pizzico di amarezza: al rivale sono bastate tre palle-break per cogliere i due allunghi decisivi, lui ne ha mancate sette su sette. Fra le donne fuori Corinna Dentoni, che dopo una buonissima partenza ha ceduto 7-5 6-2 alla ceca Lucie Hradecka.
Circa l'autore
Post correlati
Essere vulnerabili, e ammetterlo, è una grande risorsa
Vulnerabili lo siamo tutti, anche e soprattutto i tennisti, in un’epoca in cui la pressione per il risultato è...