Lo spagnolo si prende la finale a Madrid, battendo Tomas Berdych in due set. Una prestazione molto convincente, che conferma la sua crescita costante in vista del Roland Garros. “Forse è stato il miglior match della mia stagione”.C'è ancora vita, nel tennis e nella testa di Rafael Nadal. Mai come in questo 2015 il maiorchino ha iniziato sottotono. Sconfitte inopinate, uscite anzitempo in tutti i Masters 1000 giocati. Un solo trofeo sollevato, nel piccolo ATP 250 di Buenos Aires. Ma la sua migliore versione non è così lontana. Si avvicina Parigi e pian piano sta ritrovando i colpi, la fiducia, quel minimo di sensazioni positive. Si avvicina Parigi e ci sono migliaia di punti da difendere, per tornare ai posti di classifica che gli competono. Proprio a Madrid, c'è da difendere il successo dello scorso anno, nella finale falsata dall’infortunio di Kei Nishikori. Al contrario, il suo avversario odierno, Tomas Berdych, sembra aver intrapreso questo 2015 con altre aspettative, altri obiettivi. Terzo nella race, ha raggiunto tre finali, l'ultima a Montecarlo, e non è mai uscito prima dei quarti in ogni torneo disputato. E ha inflitto proprio a Rafa una cocente sconfitta a Melbourne, dopo averci perso diciassette volte di fila. Quale migliore occasione, per il ceco, per ottenere lo scalpo del maiorchino e la quarta finale dell’anno? Niente di tutto questo. Sin dai primi scambi della semifinale madrilena, si percepisce come i fasti australiani siano lontani. Berdych pecca proprio con la sua arma migliore, il servizio. 45% di prime palle in campo: troppo poco per poter impensierire anche un Nadal a mezzo servizio. Nel primo set il ceco deve sempre inseguire, e non impensierisce mai Nadal in risposta. Salva con coraggio e fortuna una palla-break nel settimo gioco e un set-point nell'undicesimo, trascinandosi al tie-break. Riesce a rimanere in gara sino al 2-2, poi cala il sipario. Concede un mini-break e non dà nemmeno la sensazione di volerci provare. E lascia andare via il set, al cospetto dei “vamos” di un Nadal sempre più in fiducia.

'RAFA' ATTENDE IL VINCITORE DI MURRAY-NISHIKORI
Nel secondo set giusto un paio di game danno l'illusione che ci possa essere ancora una partita. Ma la resa è scolpita nel volto e negli occhi di Tomas. Nel quarto e combattutissimo game arrivano ferali e piovose le palle break per lo spagnolo. Il ceco ne salva due, ha pure l'occasione di pareggiare i conti, ma alla terza Nadal pianta baracca e burattini e mette i titoli di coda ad un film già visto troppe volte, punendolo con una splendida accelerazione di dritto. Il film cui protagonista, Berdych, è sempre ad un passo dal dimostrare di essere il più pericoloso antagonista per i più forti. Sempre ad un passo, appunto. Dal togliersi di dosso quest'aurea tanto ingombrante quanto indelebile di più forte tra i perdenti. Finale numero sette, quindi, per Nadal a Madrid. La numero quarantuno in un Masters 1000. Ma le statistiche per lui, contano poco, l’importante è aver mostrato una costante crescita di condizione. Ora aspetta il vincente dell'altra semifinale, tra Andy Murray e Kei Nishikori, magari pregustando il fascino di una finale identica allo scorso anno, che profuma di rivincità. Già, perché ad alzare il trofeo fu lui, ma il vincitore morale del match aveva gli occhi a mandorla. Nelle parole di Nadal a fine incontro, non solo retorica da intervista. Ma anche fiducia sulla via del ritorno. “Questa è forse la miglior partita che ho giocato quest’anno. Quando sono arrivato qui non ero sicuro nemmeno di passare il primo turno”. Qualche giorno dopo è in finale. Gli avversari sono avvisati: il vero Nadal è sempre più vicino.

MASTERS 1000 MADRID – Semifinale
Rafael Nadal (ESP) b. Tomas Berdych (CZE) 7-6 6-1