Dopo il folle incontro a Wimbledon contro Nicolas Mahut, la carriera di John Isner ha avuto un'impennata, con tanto di piazzamento tra i top-10. L'augurio di tutti è che – fatte le debite proporzioni – possa accadere lo stesso ad Andrea Arnaboldi. Il canturino ha scritto un pezzo di storia del Roland Garros, acciuffando il terzo turno delle qualificazioni vincendo il match più lungo di sempre al meglio dei tre set. In 4 ore e 30 minuti, spalmate su due giorni, Andrea ha superato il francese Pierre-Hugues Herbert col punteggio di 6-4 3-6 27-25. Adesso avrà 24 ore di tempo per recuperare e giocarsi l'accesso al tabellone principale: l'ultimo ostacolo sarà l'argentino Marco Trungelliti. Al netto della stanchezza, c'è da essere ottimisti. Nell'unico precedente, “Arna” si è imposto 6-1 6-0 al challenger di Mestre, giocato giusto 12 mesi fa. Comunque vada, Andrea non dimenticherà mai questa esperienza. E pensare che i primi due set erano scivolati via, rapidi, in un'ora e mezza. Ma il terzo set è diventato una battaglia, con due giocatori pronti a tutto pur di intascare un pugno di punti ATP, i 12.000 euro assicurati per il terzo turno delle qualificazioni e, soprattutto, la speranza di andare ancora avanti. L'incontro è stato sospeso mercoledì sera sul 15-15 al terzo ed è ripreso giovedì intorno all'ora di pranzo, sotto il sole di Parigi. Sul Campo 7 non c'era spazio per uno spillo. La gente si allungava dalla terrazza del ristorante e persino dall'adiacente Campo 9, dove Nikoloz Basilashvili batteva Bjorn Fratangelo nell'indifferenza generale. Arnaboldi ha avuto la fortuna di servire per primo, mettendo costante pressione al francese. Herbert, al rientro nel tour la scorsa settimana dopo un infortunio alla spalla che lo aveva bloccato per tre mesi, è stato bravo a resistere fino al 52esimo (!) gioco, ma è stato il primo a finire la benzina.
UN MATCH CHE FA STORIA
Sul matchpoint ha cercato disperatamente la rete sulla seconda palla, ma è stato infilato da un rovescio sulla riga di Arnaboldi. Erano passate quattro ore e trenta minuti dal primo punto, ed erano caduti diversi record. In primis, il numero di game in un match di qualificazione al Roland Garros. Nel 1996, Daniel Nestor battè Thierry Guardiola per 22-20. Superato il record di durata che era stato ottenuto da Roger Federer e Juan Martin Del Potro nella storica semifinale olimpica di Londra 2012, quando lo svizzero si impose 19-17 al terzo set o 4 ore e 26 minuti. Già che c'erano, l'italiano e il francese hanno battuto anche il record di game, che apparteneva a Jo Wilfried Tsonga e Milos Raonic, sempre alle Olimpiadi londinesi. Allora finì 6-3 3-6 25-23 per un totale di 66 game, mentre Arnaboldi ed Herbert ne hanno giocati 71. Fallito soltanto un record: quello di durata assoluta. Nel 2010, infatti, Kurumi Nara impiegò ben 4 ore e 42 minuti per battere Monica Niculescu. Come detto, Arnaboldi si è preso un posto nella storia, ma forse è giunto il momento di fare un salto di qualità che attende da tempo.
FINALMENTE LA STRADA GIUSTA
Il canturino ha vissuto un'ottima carriera junior, in cui è stato tra i top-20 ITF, poi ha faticato a confermarsi tra i professionisti. Eppure era partito bene, attestandosi intorno al numero 200 ATP a 22 anni. Ma non ha mai trovato la forza, la capacità o la fortuna di salire più in alto. Ha cambiato tanti coach (lo spagnolo Aparisi, che lo ha seguito a lungo presso l'accademia TenisVal, la stessa dove si allena Sara Errani, Marria Livraghi e poi Oscar Serrano, ex di Fabio Fognini). “Arna” ha spesso offerto buone prestazioni, ma non trovava la giusta continuità. Da circa un anno e mezzo, ai limiti della scadenza del prodotto, ha trovato il giusto staff. Il coach bergamasco Fabrizio Albani, persona gioviale e competente, insieme allo psicologo dello sport Roberto Cadonati, gli hanno fatto capire che nel tennis che conta può esserci spazio anche per lui. Prima di tutto lo hanno convinto che può essere molto forte anche sui campi veloci. La strada verso i top-100 sembrava ormai segnata, poi un fastidioso infortunio durante le qualificazioni di Wimbledon 2014 ha rallentato il percorso. Ma “Arna” non ha perso fiducia e oggi è convinto che la sua leggerezza, se da un lato non gli consente di tirare forte come tanti avversari, gli regala anche tante virtù. Per questo motivo, l'ingresso tra i top-100 può essere un traguardo fattibile. Magari acciuffando il tabellone a Parigi, proprio come l'anno scorso, quando poi si arrese a Bolelli. Allora c'era un pizzico di sfortuna dietro l'angolo: saldato il conto col destino, Andrea può finalmente sperare di raggiungere il traguardo.