Da sempre allergico alla terra battuta, Benjamin Becker si scopre maratoneta a 34 anni e mette KO Fernando Verdasco. Dopo essere stato l'omonimo di Boris e il becchino di Agassi, oggi prova a brillare di luce propria. 

Benni ha sempre avuto un problema: brillare di luce propria. I guai sono iniziati nel 1999, quando era impegnato al torneo junior di Wimbledon. Centinaia di fans piombarono sul suo campo perchè pensavano di vedere Boris Becker, al suo ultimo torneo. Peccato che il soggetto in questione si chiamasse Benjamin, avesse 18 anni e venisse da Merzig e non da Leimen. Ma Benni ha un grande pregio: era un ragazzo intelligente, poi diventato un uomo di alto profilo. E ha sempre saputo scherzarci: “L'omonimia con Boris Becker? Se non mi domandano se siamo parenti o qualcosa del genere, beh, mi viene il dubbio che qualcosa non vada”. Dopo l'attività junior era scomparso perchè è andato negli Stati Uniti, più precisamente alla Baylor University, in Texas. Si è laureato e ha vinto tante partite nel mondo college, salvo diventare professionista a 25 anni. Con Boris ormai ritirato, si pensava che potesse crearsi un suo spazio. Macchè: fino a ieri, Benjamin era il “becchino” del 21esimo secolo. Nel 2006 ha messo fine alla carriera di Andre Agassi, battendolo in un commovente pomeriggio allo Us Open. Ma pochi ricordano che ha mandato in pensione anche Carlos Moya, lasciandogli pochi game a Madrid 2010. Insomma, prima omonimo e poi becchino. Ma oggi, in un torneo storicamente nemico, Benjamin è finalmente protagonista. Stavolta i giornalisti volevano lui: il B.Becker atteso in conferenza stampa era un giocatore di 34 anni (li compirà tra 3 settimane), che si è presentato a Parigi da solo. Ipotizzava una permanenza breve, tanto da lasciare a casa coach Andrei Pavel, con cui si riunirà per la stagione su erba. Vincendo 22 punti in meno dell'avversario Fernando Verdasco, Benni è piombato per la prima volta al terzo turno del Roland Garros: 6-4 0-6 1-6 7-5 10-8 è un punteggio che parla da solo. Dice che Verdasco ha fatto quel che ha voluto, almeno fino al 5-3 nel terzo set. Ma poi il tedesco ha messo a regime il servizio, mentre la testa non l'ha mai abbandonato.


VIVA I PEZZI DI CARTA

E' stato numero 35 ATP, oggi resiste tra i top-50 nonostante un'annata disastrosa: prima di Parigi aveva vinto appena tre partite nel tour, due all'Australian Open. A gennaio ha vinto la sua prima partita di cinque set, rimontandone due a Lleyton Hewitt. Meno male che l'australiano ci sarà anche nell 2016, altrimenti sarebbe stata l'ennesima esibizione da Undertaker. Da allora Benni era sparito, tra sconfitte e apparizioni anonime, l'esatto opposto dell'altro B.Becker, le cui gesta facevano notizia sempre e comunque. Ci ha preso gusto, Benjamin: ha rimontato da due set a uno contro Ruben Bemelmans al primo turno e si è ripetuto contro Verdasco, non certo l'ultimo arrivato. Adesso trova Kei Nishikori e probablmente perderà. Ma avrebbe dovuto perdere anche con il belga, anche con lo spagnolo. Di certo non ha mai perso l'umiltà: nove anni fa, quando avrebbe dovuto affrontare Andre Agassi, voleva seguire in tribuna il leggendario match contro Baghdatis. “Ma non c'erano posti a sedere, stavo sugli scalini ma mi hanno buttato fuori. Così me la sono guardata in hotel”. Avrebbe potuto dire che studiava il suo prossimo avversario, che aveva tutto il diritto di stare lì…il suo omonimo lo avrebbe fatto, ma probabilmente non ne avrebbe avuto bisogno. Benni, invece, va fiero del suo pezzo di carta (una laurea in Economia e Business Internazionale) ma non ostenta in giro. In fondo è la racchetta a parlare per lui, a partire da un servizio molto potente nonostante non arrivi al metro e ottanta. Diciamo che è la prova vivente che per servire alla grande non è necessario essere dei marcantoni.


AMERICA SENZA GRATTACIELI

Becker è anche la dimostrazione che non è necessario nascere in un ambiente tennistico per diventare un professionista. Certo, aiuta, ma puoi provarci anche se i tuoi genitori sono appassionati di calcio e tengono una racchetta abbandonata nello scantinato. Aveva 7 anni, era l'anno delle prima finale di Wimbledon tra Edberg e Boris. L'anno dopo un vicino lo invitò al locale tennis club e scoprì di avere un talento importante. Tempo due anni ed era già al centro regionale. Come detto, ha studiato negli Stati Uniti. Era il suo sogno. “Ma mi aspettavo soltanto grattacieli, invece sono finito a Waco, in Texas, che non è esattamente la stessa cosa. Diciamo che mi sono dovuto abituare”. Non vincerà mai uno Slam e non avrà mai il carisma di Boris, ma resterà l'unico B.Becker ad aver battuto Agassi allo Us Open. Dopo quel successo sperava di ottenere qualcosa di più, anche perchè il suo ex coach Tarik Benhabiles (lo stesso che aveva forgiato Roddick) vedeva in lui doti importanti. Non le ha espresse tutte, anche a causa di una serie di infortuni che lo hanno rallentato, senza contare una certa insofferenza per la terra battuta. Ma non è mai troppo tardi per migliorarsi: lo scorso inverno ha lavorato come non mai in palestra, consapevole che 34 anni non è più un'età da ritiro. Circa un quarto degli iscritti al Roland Garros hanno più di 30 anni. Tra loro c'è anche il piccolo Becker, i cuoi figli Collin e Connor saranno fieri del padre. Comunque vada contro Nishikori.