La Schiavone è sempre più leggenda: batte la Kuznetsova dopo un'altra battaglia di quasi 4 ore, annullando un matchpoint con un rovescio a occhi chiusi. La milanese ci conferma che non esiste un'età per essere fenomeni. 

“La vivo di m….”. Francesca Schiavone aveva spiegato così, a modo suo, lo stato d'animo con cui stava affrontando un momento difficile, forse il peggiore della carriera. Ti alleni, ti sbatti, fai tutto il possibile per far andare il motore a 300 km/h, e poi perdi in due set netti contro Karin Knapp. Ma il tennis ti offre sempre una chance, anche se hai quasi 35 anni e sei la più anziana rimasta in gara al Roland Garros dopo l'inelegante uscita di Venus Williams. E quando hai di fronte Svetlana Kuznetsova si accende qualcosa, come le reazioni teorizzate da Pavlov. Una specie di stimolo-risposta in chiave tennistica. Ed esce la poesia, quella vera. Che poi non è così azzardato usare questo sostantivo con la Schiavone, la donna che dopo il trionfo a Roland Garros si mise a scrivere come un'ossessa nella scrivania della sua stanza. Francesca è al terzo turno del Roland Garros dopo il clamoroso 6-7 7-5 10-8 con cui ha battuto la Kuznetsova. Era il loro 15esimo scontro diretto, Francesca era in svantaggio 9-5 ma tutti ricordavano il meraviglioso 16-14 al terzo dell'Australian Open 2011, quasi 5 ore di lotta che la spinsero ai quarti. Stavolta la vittoria vale meno in termini di punti e dollari, ma ha emozionato di più. Perchè Parigi, per Francesca, non sarà mai un posto come gli altri. E il Campo 1, con la sua particolare forma circolare, sembra un piccolo colosseo, dove i gladiatori danno il meglio di sé. E Francesca lo ha tirato fuori nel momento del bisogno, quando la russa sembrava più solida, più forte, più ambiziosa. Quando è uscito il tabellone, “Sveta” ha sorriso. Sentiva di poter arrivare addirittura in semifinale. In fondo aveva fatto grandi cose a Madrid, e poi sa come si vince a Parigi. Nessuno, nemmeno noi, pensava che potesse incagliarsi contro la Schiavone. E invece abbiamo assistito a una guerra tennistica, la massima espressione dell'antichità trasportata nella modernità.


TERRA DI NESSUNO? NO, TERRA DI FRANCESCA!

Nel terzo set, la Kuznetsova è salita sul 4-2 e poi ha servito per il match sul 5-4, sul 6-5, sul 7-6 e sull'8-7. Niente da fare. Francesca è rimasta attaccata al match come si fa con la vita, quando senti di aver ancora qualcosa da dire, da dare, da fare. Ringhiava con il suo “a-hiiii”, giocava un tennis a tratti disordinato ma coraggioso, di quelli che fanno “saltare in piedi sul divano”. Nel circuito WTA, nessuna gioca come lei. Magari raccoglie decine di sconfitte, ma quando vince lo fa con libidine. E un suo successo ne vale dieci, cento, mille. Chissà se Francesca ha dato un'occhiata agli “hot-shot” del giorno prima, pubblicati su Youtube dal sito del torneo. Il serbo Dusan Lajovic aveva tirato un terrificante rovescio a una mano in salto a bucare Wawrinka. Sul 6-5 nel terzo, sul matchpoint per la russa, Francesca si è inventata un colpo simile. Perchè puoi vincere dopo aver annullato decine di matchpoint, ma se ne cancelli uno in quel modo, con un rovescio lungolinea ad alto tasso di rischio, torna in mente una vecchia provocazione: “certi punti dovrebbero valere doppio, o triplo”. Un altro “Schiavone Moment” (li chiamiamo così, siamo certi che né Roger Federer né David Foster Wallace dall'aldilà di scandalizzeranno) si è visto nel penultimo punto della partita. Servizio della Kuznetsova da sinistra, risposta corta e angolata, approccio in slice della russa. Francesca si trova a metà tra la linea di fondo e la linea del servizio, in quella che tutti conoscono come “terra di nessuno”. In una frazione di secondo, è diventata la “terra di Francesca”. Ha tirato una volèe in allungo, di dritto, di quelle che riescono una volta nella vita. Un capolavoro che le ha fatto alzare le braccia al cielo. Il clamoroso errore della Kuznetsova nel punto finale era figlio di una prodezza che andava oltre la logica, il senso, la razionalità.


FRANCESCA NON CI BASTA MAI

Il Roland Garros 2015 di Francesca non è ancora terminato. E potrebbe riservare ancora sorprese. Adesso avrà 48 ore di tempo per rimettere in sesto i muscoli prima di affrontare Andreea Mitu, la rumena che non si aspetti. Si attendevano la Halep, magari la Dulgheru, invece arriva questa ragazzina del 1991, numero 99 WTA. Francesca sogna la seconda settimana e se dovesse farcela, metterebbe questo Roland Garros al terzo posto nella sua personale classifica di esperienze parigine dopo la vittoria del 2010 e la finale del 2011, davanti anche ai quarti del 2001. Perchè allora era una 20enne che stava esplodendo, oggi è una 35enne che sembrava essersi spenta, invece ha ancora una fiamma che arde dentro di sé. E ci fa emozionare come non mai, come accaduto nei 306 punti contro la Kuznetsova. Il bello è che Francesca trae linfa, forza e godimento da questi sforzi. E quindi può sorprenderci ancora. Noi non aspettiamo altro.