Un coach pittoresco (il canadese Rob Steckley) è il segreto dell'impressionante Lucie Safarova, splendida finalista a Parigi. A parte un pizzico di paura nel finale, ha messo a nudo le lacune di Ana Ivanovic. A 28 anni, vive una favola simile a quella della Errani nel 2012. 

Si dice che certi treni passino soltanto una volta. Lucie Safarova è stata fortunata: un anno e mezzo fa, si è presentata alla stazione con un attimo di ritardo, quel ritardo simboleggiato da un passante fuori di pochi centimetri nel matchpoint contro Na Li all'Australian Open. La cinese, diventata mamma proprio in questi giorni, avrebbe vinto il torneo. E Lucie era rimasta lì, nel limbo del “vorrei ma non posso”, fenomeno soltanto in Fed Cup, dove è stata spesso decisiva. Certo, lo scorso anno era arrivata in semifinale a Wimbledon, ma non era pronta a rovinare la festa alla sua amica Kvitova. O semplicemente non era abbastanza forte. Invece oggi è salita sul vagone giusto, protagonista di una favola, simile a quella vissuta tre anni fa da Sara Errani. Simile sul piano cromatico e iconografico: dopo aver centrato una clamorosa finale al Roland Garros si è sdraiata a pancia in su sulla terra del campo Chatrier, con un abito Nike dalle tonalità non troppo diverse da quello di Sarita nel 2012. Allora l'azzurra vestiva di fucsia, oggi Lucie indossa tonalità rosa e arancio. Sono state lo sfondo al meritato 7-5 7-5 con cui ha battuto Ana Ivanovic. Oddio, nel finale il braccio ha tremato. Eccome, se ha tremato. Ma ha saputo restare lucida e ha approfittato delle lacune della bella serba, nascoste nei turni precedenti ma ben visibili in un paio d'ore di battaglia. La Ivanovic è partita meglio, approfittando della tensione della Safarova. I bookmakers la davano favorita, le due sono coetanee, eppure Lucie è meno esperta, meno “big” della Ivanovic. La serba è salita sul 4-1, poi si è giocato un game molto lungo sul servizio della Safarova, in cui ha avuto la chance per salire 5-1. La ceca è rimasta attaccata al game, al set e alla partita. Col senno di poi, quel piccolo game del 2-4 è stato decisivo.


LE GAMBE DELLA IVANOVIC

Sotto 5-2, Lucie si è scrollata di dosso i fantasmi e ha iniziato a giocare benissimo. Uno spettacolo: puntuale con il servizio, letale con il dritto (ma quello è sempre stato una fiammata), regolare con il rovescio e molto reattiva sul piano atletico. Ok, la Ivanovic si disunisce facilmente, è molto emotiva, però Lucie non le ha dato chance. O tirava il vincente, soprattutto con il dritto, oppure la costringeva a prendere rischi esagerati che la portavano all'errore. Risultato? Cinque giochi consecutivi per la Safarova e, ancor peggio, una viva sensazione di impotenza. Nessuno si è sorpreso, infatti, quando la ceca è andata avanti di un break anche nel secondo set (2-1 e servizio). A quel punto, la Ivanovic si è scrollata di dosso un po' di tensione e ha cercato di giocare più in sicurezza, picchiando solo quando ne valeva veramente la pena. Certo, Ana avrà due gambe bellissime da guardare, ma non così reattive al momento di correre lateralmente, o magari fronteggiare un cambio di direzione. La Safarova è stata chirurgica in questo senso, almeno fino al 5-4 e servizio. Al momento di servire per il match, ha vissuto un piccolo dramma: tre doppi falli, compreso uno sul primo matchpoint. Dai e dai, senza particolari meriti, la serba si è trovata sul 5-5. Poteva iniziare una nuova partita, ma Ana non la meritava. Ha commesso troppi errori gratuiti nell'undicesimo game, avventurandosi in rischi eccessivi quando la situazione non era ancora matura. Lucie è piombata sul 6-5 e nell'ultimo game, stavolta, non ha tremato. Anzi, ha chiuso con uno splendido colpo vincente.


IL COACH CANADESE

E' la rivincita di una ragazza che quattro anni fa aveva sofferto molto per la separazione da Tomas Berdych. La prima a scoprirlo, casualmente, fu la tennista svedese Sofia Arvidsson durante il torneo di Bastad, “combined” di mezza estate. “Ma come, non resti ad aspettare Tomas?” le chiese dopo una sconfitta. E scoprì che era finita dopo 9 anni intensi, vissuti tra Prostejov e Melbourne, tra Roma e New York. Per lei non fu facile tirarsi su, ma le hanno dato una mano le compagne (che poi ci sguazzano, in certe cose: le vicende sentimentali del tennis ceco sono degne di Beautiful), su tutte l'amica Andrea Hlavackova. Poi si è risollevata con il nuovo fidanzato americano, il coach Troy Hahn che però ha avuto il buon senso di non proporsi come allenatore. I progressi tecnici di Lucie sono emersi grazie al canadese Rob Steckley, un tipo curioso con barba vistosa ma le idee chiare. Ad esempio, le fa giocare con regolarità anche il doppio insieme a Bethanie Mattek Sands. Tra l'altro, le due sono in semifinale e se la vedranno contro le ceche Hradecka-Hlavackova, compagne di Fed Cup, nonché amiche di Lucie. Ma lei non mollerà niente, perchè quando i pezzi si mettono insieme, beh, è troppo bello vedere il puzzle finalmente completo. Lucie dagli occhi blu è a un passo dal farcela.

 

ROLAND GARROS DONNE – Semifinali

Lucie Safarova (CZE) b. Ana Ivanovic (SRB) 7-5 7-5

Serena Williams (USA) b. Timea Bacsinszky (SUI) 4-6 6-3 6-0