Da sempre, l’erba è la superficie meno amata dai nostri portacolori. Eppure, in molti hanno le caratteristiche per far bene anche sui prati. Cosa attenderci dalle prossime cinque settimane? Occhio a Camila Giorgi e Simone Bolelli, sperando in Fabio Fognini.Arriva l’erba e la domanda, in casa Italia, è sempre la solita: quale destino per i nostri portacolori? Vuoi perché breve, vuoi perché gli azzurri preferiscono altre superfici, sono anni che nello Stivale la stagione verde è sinonimo di carenza di risultati. Fatta eccezione per il titolo di Andreas Seppi nel piccolo (e rimpiazzato da Nottingham) torneo di Eastbourne, bisogna riavvolgere il nastro di una quindicina d’anni per trovare qualche bel risultato dei maschietti azzurri sull’erba. Nel 2000, la seconda giovinezza di Gianluca Pozzi valse al barese una semifinale al Queen’s nella settimana dei 35 anni, con gli scalpi di Marat Safin e pure di Andre Agassi, che si ritirò sul 6-4 2-3 in suo favore, regalandogli il record (tutt’ora suo) di tennista più anziano ad aver superato il numero uno del mondo. Da allora solo qualche ottavo e poco altro, in attesa di un nuovo Davide Sanguinetti, rimasto l’ultimo italiano a entrare fra i migliori otto sui prati di Church Road (nel 1998). O anche di un Laurence Tieleman qualsiasi, belga di madre romana che nello stesso anno si arrampicò fino alla finale del Queen’s da anonimo qualificato numero 253 del mondo, conquistandosi la più inattesa delle settimane di gloria. Non è più capitato a nessuno, anche se i nostri il tennis per far bene sull’erba ce l’avrebbero eccome. Il migliore per caratteristiche è sicuramente Simone Bolelli, che a Wimbledon qualche soddisfazione se l’è presa, battendo prima Gonzalez, poi Wawrinka e sfiorando dodici mesi fa l’impresa contro Kei Nishikori. Ora che il bolognese è tornato competitivo ad alti livelli, la fetta più importante del compito spetta proprio a lui, che si è preso un ulteriore settimana di pausa dopo il Roland Garros, e si sta allenando duramente a Monte Carlo con coach Federico Torresi per presentarsi al 100% sui prati. Col suo tennis potente e ordinato può far paura a tanti, big compresi.
FOGNINI DEVE CONVINCERSI
Discorso simile per Andreas Seppi, che ha un tennis diverso ma ha sempre mostrato buona dimestichezza con l’erba. Ha bagnato il suo esordio nella veste 2.0 della Mercedes Cup di Stoccarda stendendo in due facili set Benjamin Becker, uno che sui prati ci va a nozze, occasione ideale per mostrare di aver finalmente recuperato dall’infortunio all’anca accusato a Monte Carlo. Il rientro anticipato da Parigi gli ha permesso un paio di giorni di allenamento fisico extra, per recuperare quella condizione che a inizio anno gli aveva regalato la vittoria della vita su Roger Federer, e sembrava poterlo riportare fra i top 20. Poi si è inceppato qualcosa, ma con le motivazioni di chi deve recuperare terreno in una stagione fondamentale per il suo futuro, l’altoatesino può regalarsi qualche bel risultato. Da non sottovalutare anche Fognini. E' quello che guarda con maggiore insofferenza al mese sui prati, ma col suo talento può far bene dappertutto, pure sull’erba. Qualche anno fa l’aveva anche dimostrato, deve solo convincersi di avere tutte le carte in regola per brillare come sulla terra battuta. Dopo i progressi mentali e tennistici delle ultime settimane, sarà molto curioso seguirlo: la sua rinascita passa anche dalle altre superfici, e ora che l’erba ha acquisito maggiore importanza con l’aggiunta di una settimana in più fra Parigi e Wimbledon, va sfruttata il più possibile. Completano il quadro dei top 100 azzurri Paolo Lorenzi e Luca Vanni. “Ogni anno mi sembra di giocare bene sull’erba ma non vinco mai una partita, evidentemente la mia idea di giocare bene sull’erba è sbagliata”, ha scherzato qualche tempo fa il simpatico senese, che effettivamente col suo serve&volley può dare fastidio, ma non gli si può chiedere chissà quali exploit. Vanni invece può sfruttare il gran servizio, ma è alle prime armi sui campi verdi, dove bisogna anche sapersi muovere in un certo modo.
INCOGNITA ERRANI, OCCHIO ALLA GIORGI
“Mi piace il tennis sull’erba perché mi permette di giocare in maniera più istintiva, senza pensare troppo”, disse Seppi qualche anno fa. Una considerazione intelligente che calza a pennello per il gioco di Camila Giorgi, l’azzurra che potrebbe guadagnare di più dalla fetta di stagione sui prati, dopo aver vinto un solo incontro nelle quattro uscite sulla terra battuta. Il servizio fa più male, gli scambi si accorciano e chi rischia è spesso premiato: ecco spiegato come mai il primo ottavo Slam nella carriera della maceratese è arrivato proprio a Wimbledon, tre anni fa. Sembrava l’inizio della sua esplosione di altissimi livelli, invece è rimasto un episodio quasi isolato, ma non è ancora troppo tardi. In attesa di scoprire se riuscirà a replicare quel risultato, Camila ha già superato il primo turno a ‘s-Hertogenbosch, dove ha concrete chance di fare bene. Al secondo turno trova Michaella Krajicek, che su quei campi ci ha vinto nel 2006 e ricevuto una proposta (accolta) di matrimonio dodici mesi fa, ma è tutt’altro che irresistibile, anche se nei quarti ci potrebbe essere lo spauracchio Shvedova, una che quando sente il profumo dell’erba si trasforma. In Olanda ha vinto un titolo pure Roberta Vinci, l’altra azzurra il cui tennis brilla ancor di più quando lo sfondo diventa verde. Nelle ultime settimane è cresciuta dopo un avvio difficile, chissà che l’erba non possa aiutarla a compiere quell’ulteriore passettino verso il suo miglior tennis, sparito quando l’ingresso fra le top ten pareva ormai una formalità. E Le altre? Quella che soffre di più la superficie è Sara Errani, il cui tennis sull’erba non ne vuole sapere di funzionare, tanto da renderla una testa di serie ‘da prendere’ a Church Road. Se la cavano meglio Pennetta e Knapp, ancor di più la Schiavone, che a Wimbledon ci ha giocato pure un quarto di finale (l’ultimo a tinte azzurre), e a Parigi ha mostrato di avere ancora tanta voglia di lottare. Le mancheranno le motivazioni che solo il Roland Garros le sa regalare, ma la sua varietà può ancora essere vincente.
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