Interessanti opinioni del numero 1 ATP, campione in carica a Wimbledon: “Sarebbe bello parlare sempre apertamente, ma se i media ci ricamano sopra è meglio tenersi qualcosa per sé. Sto tenendo un diario: sarà la base per la mia autobiografia”. 

Uscire di scena per un po' gli starà facendo bene. Dopo le tremende pressioni parigine, franategli addosso nella finale contro Stan Wawrinka, Novak Djokovic non si è più fatto vedere e si presenterà a Wimbledon con la preparazione più soft possibile: prima dei Championships giocherà soltanto l'esibizione di Stoke Park, peraltro per la decima volta di fila. Il numero 1 è a un bivio: entrare in crisi perchè non ha ottenuto la vittoria più attesa, oppure rilanciarsi alla grande. Chi lo conosce opta per la seconda opzione. Nole ha davanti a sé ancora 4-5 tentativi per vincere a Parigi. Adesso è tempo di erba, ma anche il momento di fare un punto della situazione. Durante il Roland Garros, ha rilasciato dichiarazioni molto interessanti al sito serbo B92, da cui emerge la maturità e la consapevolezza del grande campione, qualche chicca sul futuro e una rivelazione sul suo rapporto con la stampa. Riportiamo i passaggi più interessanti.

 



“Amo molto essere un esempio per i giovani. E' anche una grande responsabilità, sono consapevole del fatto che in Serbia tutti mi guardano, tengono traccia di ogni mio movimento. Fa parte del mio lavoro, però lo vedo anche come un privilegio: posso fare quello che ho sempre sognato, sia durante che dopo la carriera. Ad esempio, voglio trasmettere la mia esperienza agli altri, sotto tutti i punti di vista. Lo farò tramite la mia fondazione, ma anche con altri progetti che ho già in mente”.

 

“Non ho una formazione universitaria e ogni tanto mi manca quella parte della vita: andare a scuola tutti i giorni, fare parte del sistema, avere amici e ricordi di quel periodo. Ma so di essere fortunato ad aver giocato a tennis. Allo stesso tempo so di dover lavorare sulla mia formazione, anche se i miei genitori e i miei amici mi hanno aiutato molto in questo senso”.

 

“Credo che ogni nostra azione sia una scelta di vita, comprese le cose più semplici: anche il modo con cui ti comporti con gli altri. Dipende sempre da noi. Io ho sempre cercato di esplorare ogni campo della conoscenza. Ad esempio, la musica: di recente ho imparato a suonare il sassofono, l'ho sempre desiderato. Me l'hanno regalato per il compleanno ed è stata una buona occasione per iniziare”.

 

“Non sarei stato capace di arrivare dove sono senza l'aiuto di chi mi sta vicino. Io vado in campo, ma non è giusto che mi prenda tutto il merito. Accanto a me ci sono molte persone importanti, sia i professionisti che la famiglia. Tutti sacrificano il loro tempo per rendermi una persona migliore”.

 

“La mia infanzia è stata certamente diversa da quella di tanti miei colleghi. E' stata importante perchè mi ha aiutato a mantenere un senso di normalità e umiltà. Non mi piace parlare di me, mi sembra pretenzioso. Ho vissuto i bombardamenti della NATO e difficoltà economiche, ma ho anche avuto la fortuna di crescere in montagna. L'esistenza ordinaria mi ha offerto una base che mi consente di apprezzare di più il mio attuale stile di vita”.

 

“Scrivere un'autobiografia? Non lo faccio regolarmente, ma tengo un diario. Lo faccio da diversi anni, da quando ero un ragazzino, però c'è stato un buco di 5-6 anni. Ho ripreso di recente, devo ringraziare mia moglie perchè è lei che se ne occupa. Sarà materiale molto prezioso per un'eventuale autobiografia. Abbiamo già parlato su quando e come la faremo: di sicuro arriverà, ma oggi non abbiamo molto tempo. Non sarà la tipica autobiografia dell'atleta di successo, dove si parla dei risultati e delle emozioni vissute in campo. Vorrei che fosse più approfondita, con tante cose che il pubblico non conosce. In questo momento la cosa non mi è ancora ben chiara, ma con questo libro potrò condividere segmenti della mia carriera che mi hanno permesso di avere successo e svilupparmi come persona. Poi scriverò delle difficoltà, degli ostacoli e dei momenti di crisi. Quelli li affrontiamo tutti. Cercherò di fare come per il libro sulla nutrizione: non volevo imporre il mio punto di vista, magari quello che va bene a me non è lo stesso per gli altri. Però, forse, si può trovare qualcosa di utile”.

 

“Vivere sotto l'occhio dei riflettori? Ok, ma non tutto deve apparire. C'è una cosa che si chiama intimità, ma anche altre cose. A me piace condividere, essere sincero, onesto e dignitoso. Tuttavia, in tanti anni di tennis e conferenze stampa ha capito che alcune cose che diciamo possono ritorcersi su di noi come un boomerang. Per questo tengo per me un po' di cose: non significa che io abbia qualcosa da nascondere, ma capita spesso che i media amplifichino gli aspetti negativi delle rivalità, giusto per creare un'atmosfera di ostilità. Per me è sbagliato. Insomma, non voglio dare ai media le “munizioni” per sparare, creando storie estrapolando le frasi dal contesto. In un mondo ideale sarebbe bello dire tutto quel che si pensa, ma poi capita che i media manipolino la cosa nel modo che li soddisfa”.

 

“Prima di dormire ripenso a quello che mi è successo durante il giorno, perchè a causa del mio tipo di vita tendo a dimenticare molto in fretta. Questo non significa che abbia dimenticato le vittorie più belle, come la prima Coppa Davis e i due successi a Wimbledon. Ieri, per caso, ho rivisto uno speciale sulla vittoria in Davis. Mi è venuta la pelle d'oca e una grande motivazione. Poi ho letto un'intervista a Vladimir Grbic: credo sia un genio, sia come uomo che come atleta. Dopo una carriera di grande successo si occupa degli atleti disabili. Va lodato, sono in pochi a farlo. Questi due episodi sono perfetti per spiegare quello che cerco: vento in poppa, ispirazioni. Non succese solo nello sport, ma da persone di ogni ceto sociale”.

 

“Le Olimpiadi? Mi piacerebbe molto vincere, ma non sono l'unico. Tutti sognano l'impresa olimpica, sono consapevole di quello che mi aspetta e spero che la Serbia si presenti ben competitiva. Spero che arrivi una medaglia, perchè a Londra non ce l'abbiamo fatta ed è stata una grande delusione. Ero molto arrabbiato. Ma adesso c'è una nuova chance, peraltro sulla mia superficie preferita: il cemento. Voglio migliorare il bronzo vinto a Pechino nel 2008. Ogni medaglia è un grande passo per lo sport serbo”.