WIMBLEDON – Contro un Gasquet che si era autodefinito il “peggiore” dei quattro semifinalisti, il serbo lotta nel primo set e poi vince agevolmente. La notizia migliore? Ha preservato tante energie in vista della finale. “La spalla sinistra non mi preoccupa”. 

Terza finale consecutiva per Novak Djokovic, la quarta in assoluto. Nole l'ha conquistata sotto un bel sole, specchio fedele di un torneo tra i meno piovosi di sempre. Non siamo ai livelli del 1993, quando non cadde neanche una goccia di pioggia, ma questa edizione non avrebbe avuto intoppi anche senza il tetto sul Centre Court, chiuso soltanto in 2-3 occasioni, una solo per consentire la conclusione di Monfils-Simon. Con l'erba che assomiglia a un campo in cemento, il numero 1 è ancora più forte. Djokovic ha avuto pochi, pochissimi problemi per battere Richard Gasquet, splendido e inatteso protagonista. Ci aveva vinto 11 volte su 12, si è ripetuto imponendosi con il punteggio di 7-6 6-4 6-4. C'è stata bagarre solo nel primo set, quando Gasquet ha trovato l'immediato controbreak dopo una partenza-sprint di Nole che aveva fatto pensare in un match a senso unico. Il francese ha artigliato il 2-2 ed è rimasto attaccato al match fino al tie-break, dove però è stato sorpreso da cinque punti consecutivi del serbo. Le speranze di Riccardino sono terminate lì. Onestamente, nessuno pensava che potesse vincere. Il primo a non crederci era lui: troppo educato, troppo privo di autostima, troppo morbido per ribellarsi ai cannibali. Se almeno avesse creato un po' di attesa in conferenza stampa…invece ha detto di essere il peggiore dei quattro. Con un handicap del genere, avrebbe dovuto tassativamente vincere il primo set. Perso quello, il match è scivolato via senza sussulti. Nonostante fosse una semifinale di Wimbledon, a tratti è parso di assistere a un'esibizione. Una bella partita, con interessanti soluzioni vincenti da entrambe le parti, ma senza l'incertezza del punteggio.


OTTIMA PERCENTUALE DI PRIME PALLE

Il secondo set era deciso da un break al primo game. Per Djokovic è stata la soluzione migliore: fare gara di testa, come uno Schumacher vecchia maniera, o semplicemente come un Federer d'antan, è il modo migliore per giocare tranquilli e non sprecare troppe energie. L'impressione è che il serbo non abbia spinto al 100%, come se non ne avesse bisogno. L'unico brivido è arrivato durante alcuni cambi campo, quando Nole si è fatto massaggiare alla spalla sinistra. Ma niente paura: non ha mostrato segni di fastidio e nell'intervista post-match con la BBC ha tagliato corto: “Non è niente che mi preoccupa in vista del prossimo match”. Il serbo è stato molto bravo in avvio di terzo, quando avrebbe potuto innervosirsi nel terzo game: sulla palla break, un winner di Gasquet è stato chiamato out e i due erano già al cambio campo. Il “challenge” chiamato dal francese, tuttavia, ha evidenziato che la palla era buona e li ha rispediti in campo. Il serbo ha detto qualche parolina di troppo nella sua lingua, eppure ha giocato un ottimo punto e si è costruito la base per un break che poi è risultato decisivo. Dopo due ore e ventuno minuti ha potuto esultare, per il sollievo di Boris Becker. Il vecchio “Bum Bum” aveva un gran servizio, e Nole sembra proprio volerlo imitare. Magari non tirerà valanghe di ace (anche se 12 sono un buon bottino), ma tiene un'ottima percentuale di prime palle (intorno al 75%, superiore a quella tenuta in carriera), e nel terzo set ha lasciato appena cinque punti a Gasquet in risposta. “Sto vivendo un sogno, gioco sul campo più famoso del mondo ed è una grande responsabilità. La finale di Wimbledon è l'incontro di tennis più guardato del mondo: ci sarà molto in palio e ho intenzione di essere pronto”. Per Nole, la buona notizia è che ci arriverà fresco e riposato. Chiunque emergerà da Murray-Federer, beh, avrà certamente speso di più. Un piccolo vantaggio che cercherà di sfruttare.

 

WIMBLEDON UOMINI – Semifinali

Novak Djokovic (SRB) b. Richard Gasquet (FRA) 7-6 6-4 6-4