Dopo l'ultimo ace, Federico Delbonis si è sdraiato per terra, pancia per aria, e ha chiuso gli occhi. Forse pensava che i compagni sarebbero corsi ad abbracciarlo. Invece no, si sono limitati ad aspettarlo dopo le varie strette di mano. Ha fatto lo stesso il capitano Daniel Orsanic, l'uomo che ha “normalizzato” il tennis argentino con i suoi modi morbidi, i toni bassi e le indubbie capacità tecniche. Giusto per chiarire, da coach ha saputo portare Josè Acasuso tra i top-20. E tanto basta. L'1-1 dopo la prima giornata di Argentina-Serbia sembrava scritto, invece siamo 2-0 per l'albiceleste e si apre uno scenario incredibile, impensabile alla vigilia. Salvo imprevisti, gli argentini batteranno la Serbia priva di Djokovic e giocheranno la semifinale contro il Belgio. Sarà una trasferta delicata, ci mancherebbe. Ma ci avrebbero messo mille firme. Ci sarà tempo per pensarci, anche perché Orsanic è troppo intelligente e fa il pompiere. Gli hanno riferito che Krajinovic era distrutto dopo la sconfitta contro Leonardo Mayer, definita la “peggiore” della sua carriera. Allo stesso tempo, Troicki era stanco morto e pensava con preoccupazione all'eventuale quarto match contro un Mayer indemoniato. “E' normale che i serbi siano demoralizzati, si aspettavano almeno l'1-1. Quando giochi una partita di cinque set, molto dura, ti senti meglio dopo averla vinta. E loro hanno perso. Ma dobbiamo tenere la mente fredda. Ci aspettano partite molto equilibrate, che possiamo vincere ma anche perdere”. Ma l'eroe di giornata, come a marzo, resta Federico Delbonis. Al secondo match in carriera in Davis è di nuovo decisivo, di nuovo guerriero. Nei primi due set ha lasciato che Troicki (n. 20 ATP) si sfogasse e fosse super con la combinazione servizio-risposta. “La gente non ha mai smesso di crederci, mi hanno dato la forza per continuare a lottare – ha detto – nei primi due set avrei voluto comandare, ma lui non me ne dava l'opportunità. Non potevo aprirmi il campo, scendere a rete…niente”.
ARGENTINA, QUANDO MENO TE L'ASPETTI…
Ma poi è successo quello che può accadere solo in Coppa Davis. Sotto gli occhi di Juan Martin Del Potro (alla vigilia aveva salutato il team addirittura la presidentessa Cristina Kirchner), Delbonis ha abbandonato il campo, ha fatto un bel respiro, e ha detto: “Ok, magari mi batti in tre set, ma dovrai lottare fino all'ultimo punto'. Il suo livello è cresciuto, il messaggio è arrivato dall'altra parte del campo e il match è girato, lentamente ma inesorabilmente. Un rovescio lungolinea gli ha dato il break del 2-1 nel quinto e il match è diventato una passerella, mentre il pubblico della Tecnopolis di Buenos Aires ruggiva i cori che tante volte abbiamo sentito negli ultimi 15 anni di Davis, una cantilena ormai familiare. “Non so se ho giocato al top delle mie possibilità – ha chiuso Delbonis – io cerco di crescere giorno dopo giorno, credo che il mio atteggiamento sia stato premiato”. E l'Argentina gode da pazzi, giacché il 2015 sembrava un anno di transizione, soprattutto quando Del Potro ha alzato bandiera bianca. E invece una serie di combinazioni hanno aperto il tabellone, con gli argentini assolutamente in lizza per un posto in finale. Sarebbe la quinta della loro storia dopo quelle del 1981, 2006, 2008 e 2011. L'Argentina è la squadra ad aver giocato più finali senza aver mai vinto. Un'onta che pesa tantissimo. E chissà che l'anno con la squadra meno forte non sia quello buono. Non ce ne vogliano i due nuovi piccoli eroi Mayer e Delbonis, ma con Gaudio, Coria, Puerta, (soprattutto) Nalbandian e gli altri “Legionarios”, oltre al primo Del Potro, era un'altra cosa. Ma lo sport non è una scienza esatta…e il sogno va avanti. Ma proprio per questo non dovranno abbassare l'attenzione. I serbi sono gente orgogliosa e hanno le armi per il clamoroso ribaltone.
IL VENTO SPAZZA VIA IL CANADA
Sembra non averne il Canada, sotto 2-0 nella sfida di Middelkerke contro il Belgio. Nonostante Frank Dancevic abbia intascato il primo set contro Darcis, il resto del pomeriggio è stato un disastro. Sei set di fila e Belgio a un passo dalla semifinale. Se l'Argentina sogna la finale, figurarsi il Belgio, forte di un top-player come Goffin e della possibilità di giocarsela in casa. Il leader del team, seguito in tribuna da famiglia e amici, ha avuto vita abbastanza facile contro Filip Peliwo, ex numero 1 junior che però oggi è fuori dai top-400 ATP. “Sapevo che non sarebbe stato facile per via del vento che proveniva dalla costa – ha detto Goffin – non ho giocato la mia miglior partita, ma ho fatto il mio dovere nei momenti importanti. C'era grande pressione, ma era una pressione positiva. Semifinale? Non ci pensiamo, siamo concentrati solo sul doppio”. In precedenza, Steve Darcis aveva avuto la meglio su Frank Dancevic. I due si conoscono benissimo, sin dai tempi dei tornei Under 12, e tanti anni fa condivisero addirittura una stanza. Ma nel circuito si erano affrontati solo una volta: per questo, il tennis aggressivo di Dancevic ha sorpreso il belga nella prima mezz'ora, ma poi è venuto fuori bene. Il canadese ha fatto il possibile, ma un break all'undicesimo game del terzo set ha spezzato l'equilibrio. E così anche il Belgio gode. Gode e spera. La Davis 2015 è diventata una lotteria. E non ci dispiace neanche un po'.
COPPA DAVIS 2015 – QUARTI DI FINALE
Argentina – Serbia 2-0
Leonardo Mayer (ARG) b. Filip Krajinovic (SRB) 6-4 6-2 6-1
Federico Delbonis (ARG) b. Viktor Troicki (SRB) 2-6 2-6 6-4 6-4 6-2
Belgio- Canada 2-0
Steve Darcis (BEL) b. Frank Dancevic (CAN) 3-6 6-1 7-5 6-3
David Goffin (BEL) b. Filip Peliwo (CAN) 6-4 6-4 6-2