Tempi di cambiamento in seno all'ITF. Dopo 16 anni di presidenza di Francesco Ricci Bitti, l'ingegnere faentino (salito al vertice dopo una lunga carriera in FIT, prima come braccio destro di Paolo Galgani, poi come oppositore, infine come presidente) non si ricandiderà. La sua presidenza si è basata su un forte tradizionalismo, soprattutto in merito alla Coppa Davis e alcuni principi base che non devono essere modificati. L'attuale formula, sostanzialmente invariata da oltre un secolo, è molto affascinante ma non garantisce la presenza di tutti i migliori. Ed è oggetto di dibattito da diversi anni. Sarà uno dei temi caldi per il nuovo presidente, che uscirà da un quartetto piuttosto eterogeneo: i candidati sono Dave Haggerty (americano), Juan Margets (spagnolo, attuale vicepresidente esecutivo), Rene Stammbach (svizzero) e Anil Khanna (indiano). Ciascuno di loro ha visioni piuttosto diverse per rinnovare Davis e Fed Cup, gli unici eventi davvero importanti rimasti sotto l'egida ITF. Da diversi anni, ormai, i tornei del Grande Slam hanno creato un loro comitato e hanno una forte indipendenza, soprattutto economica. La Coppa Davis, dunque, è sempre più importante per il prestigio dell'ITF. Per questo, alcune caratteristiche che sembravano intoccabili potrebbero essere messe in discussione:
La cadenza annuale
Gli incontri al meglio dei cinque set
La formula dei match casa-trasferta
L'obiettivo principale, a quanto pare, è aumentare gli introiti ITF. Lo ha detto chiaro e tondo Stammbach, parlando con il New York Times, dal cui articolo sono tratti gli spunti del nostro. “Abbiamo bisogno di più soldi”. Tra le varie organizzazioni tennistiche, l'ITF sembra quella più in ritardo. Gli Slam fanno affari d'oro e possono permettersi grandi investimenti, e anche ATP e WTA non se la passano male. I rispettivi Masters sono miniere d'oro. Ciascun candidato ha svelato i progetti che dovrebbero incrementare gli utili dai 20 ai 30 milioni di dollari, con una crescita del 50%.
STAMMBACH: "SPALMIAMO LA DAVIS IN DUE ANNI"
Il più “rivoluzionario” è Stammbach, attuale presidente di Swiss Tennis. E' un tipo simpatico, poliglotta. Lo scorso anno, durante Svizzera-Italia di Coppa Davis, si presentò così ai giornalisti italiani: “Io sono il Binaghi svizzero”. Già responsabile della Commissione Finanze ITF, ha lanciato una proposta interessante: spalmare la Davis in due anni, con i primi due turni in un anno e semifinali e finale nel successivo, in modo da non congestionare il calendario pur senza togliere la Davis. A suo dire, le finali di Davis e Fed Cup dovrebbero giocarsi insieme, in una sede neutrale: il progetto porterebbe 10 milioni di dollari, i quali compenserebbero la perdita di 5 milioni per la riduzione dei match in una singola stagione. Sempre secondo Stammbach, ci sarebbe un incremento delle sponsorizzazioni di ulteriori 5 milioni. “I giocatori saranno contenti di questa soluzione – ha detto – ho parlato con i più forti, si lamentano perché devono giocare troppo”. Le stime sui possibili guadagni derivano da un confronto con la recente operazione della WTA: spostando il Masters a Singapore, il sindacato giocatrici intascherà 75 milioni in cinque anni. L'ITF potrebbe raggiungere un accordo simile con la città ospitante, anche se la Davis rischia di avere finali con un appeal minore. Per intenderci, Francia-Svizzera dell'anno scorso aveva un valore ben diverso rispetto a Serbia-Repubblica Ceca del 2013, senza scomodare il clamoroso Slovacchia-Croazia di 10 anni fa.
NUOVI EVENTI IN ARRIVO?
E' diverso l'approccio di Dave Haggerty, presidente USTA prima dell'avvento di Katrina Adams. A suo dire, esistono almeno una decina di alternative rispetto a una finale in campo neutro per portare 20 milioni di dollari nei prossimi quattro anni. “Preferisco avere l'accordo e la collaborazione di tutti e avere qualcosa indietro piuttosto che dire: 'Beh, ho deciso così'”. La candidatura di Haggerty si basa sulla sua esperienza come chairman presso lo Us Open, il più grande evento sportivo mondiale su scala annuale. "Ho avuto rapporti con le TV, i circuiti, gli sponsor…credo che possano esserci aumenti significativi”. La posizione più conservativa è quella di Juan Margets, reduce da anni di vicepresidenza al fianco di Ricci Bitti. “Penso che i nostri eventi abbiano un grande successo nel luogo di gara. Ci sono i colori, le emozioni, gli elementi patriottici. Però abbiamo bisogno di un evento più globale”. Tuttavia, non ha spiegato come. C'è poi Khanna, già presidente della federazione asiatica: a suo dire, i fondi dovrebbero essere destinati ai paesi in via di sviluppo. Durante l'ultima assemblea ITF, tenutasi lo scorso anno a Dubai, ha detto che l'ITF dovrebbe organizzare un proprio torneo, con la stessa formula di uno Slam, e chiamarlo “ITF World Championships”. “Dovessero arrivare 50 milioni di dollari, sarebbe un guadagno non solo per una nazione ma per i 201 paesi affiliati all'ITF”. Anche Margets e Stammbach hanno in mente di realizzare un nuovo torneo. Stammbach vorrebbe ricreare la Grand Slam Cup, evento milionario che ebbe un gran successo negli anni 90. Si giocava a Monaco di Baviera, e nelle prime edizioni il vincitore portava a casa 2 milioni di dollari. Vi prendevano parte i 16 giocatori che avevano ottenuto più punti nei quattro Slam. Un'operazione del genere creerebbe una nuova spaccatura con l'ATP, poiché la Grand Slam Cup fu abolita nel 1999 in cambio di alcune regole a favore degli Slam nei criteri di qualificazione al Masters ATP. Al contrario, Margets pensava a una “Continental Cup”, un sfida tra le varie regioni.
TEMPO DI CAMPAGNA ELETTORALE
E' molto acceso il dibattito su come dovranno essere spesi i soldi. Sembra esserci un generale accordo su una maggiore distribuzione alle varie federazioni per l'organizzazione dei match di Davis e Fed Cup, oltre a un programma di sviluppo che in questo momento è finanziato soprattutto dagli Slam. Si parla anche di un incremento per le attività promozionali, finanziamenti per aiutare i giocatori nella transizione da junior a pro, e incentivi economici per giocare Davis e Fed Cup. Margets vorrebbe creare una commissione per verificare la posizione della donna: a suo dire, ci sono poche donne in ruoli dirigenziali e posizioni di rilievo. Questi e altri argomenti si affronteranno nell'assemblea che si terrà dal 23 al 25 settembre in Cile, cui prenderanno parte 147 federazioni con diritto di voto (più 63 senza). In questo periodo, i candidati stanno facendo una viva campagna elettorale. Si dice che Stammbach abbia viaggiato in 40 paesi e Haggerty volesse parlare con tutti i 200 rappresentanti. Secondo lo statuto ITF, ogni cambiamento deve essere votato dai membri. Insomma, il processo può essere più lungo del previsto. Al di là di chi sarà il nuovo presidente.