Oh, il paragone è volutamente forzato. In fondo, non siamo stati noi a inventarlo. Fu proprio John McEnroe, parlando di Fabio Fognini, a trovare qualche analogia con il ligure. Lo scorso anno, alla vigilia de "La Grande Sfida", disse addirittura che avrebbe potuto allenarlo. In effetti Mac è passato alla storia per le sue vittorie, ma anche per il suo comportamento ai limiti (spesso oltre). Proteste, racchette in frantumi, qualche parola di troppo….”Però Fabio si fa distrarre, mentre io trovavo forza da quei momenti”. Con questa qualità, Fognini non avrebbe vinto 7 Slam e non sarebbe neanche diventato numero 1, ma di certo avrebbe vinto qualche partita in più. Oggi, a 28 anni, preso atto che la sua natura (almeno sul campo, perché fuori è un ragazzo tranquillissimo, 'giocherellone' come si autodefinisce) non cambierà mai, deve diventare un po' come McEnroe. Negli anni sono stati fatti decine di tentativi per renderlo più tranquillo, per evitare i passaggi a vuoto che tanti problemi gli hanno creato. Il più vicino a riuscirci è stato Josè Perlas, non a caso ancora al suo angolo. Ma Fabio, come ogni cavallo di razza (e lui lo è, eccome) non è sempre facilissimo da gestire. E allora, forse, accettare le sue bizze sul campo può essere la chiave per fare un salto di qualità. In fondo, dopo ogni smoccolamento contro l'arbitro, John McEnroe azzeccava un ace o un servizio vincente. E portava a casa la partita. Fabio, nel suo piccolo, ha dato questa sensazione al secondo turno dell'ATP 500 di Amburgo, contro Albert Ramos Vinolas (anche se ormai lo chiamano solo Ramos). Si conoscono da tempo e non ci aveva mai perso, quindi aveva un certo vantaggio psicologico. Però, nel 6-2 3-6 6-3 che gli ha regalato i quarti, abbiamo visto una minima traccia di quello che Fabio dovrà essere negli ultimi anni di carriera: sempre vivace, sempre “Brontolo” come il nano inciso sulla pelle con un tatuaggio. Ma anche concreto, capace di trovare la giocata risolutiva in ogni momento, a prescindere dallo stato d'animo.
PALLE BREAK ANNULLATE DA CAMPIONE
Fabio è partito fortissimo, intascando il break in avvio con un pallonetto millimetrico. Avrebbe potuto prendersi il 3-0 pesante, ma non è stato attento in risposta nelle tre palle break consecutive: 2-1. Ma il divario era talmente netto che il parziale si chiudeva in un attimo, con un netto 6-2. Come era prevedibile, Ramos alzava il livello nel secondo e trovava il vantaggio al sesto game. Lì Fognini trovava l'immediata replica, peraltro in un game giocato benissimo, ma nel successivo rovinava tutto. 6-3 e palla al centro. Ecco, nel terzo set abbiamo visto un'interessante versione del Mac-Fabio che tutti vorremmo: si è innervosito, come gli capita in quasi tutti i match, prendendosela con l'arbitro per alcune decisioni a suo dire sbagliate, apostrofandolo più volte: “sei ridicolo”. In altri tempi, “Fogna” si sarebbe fatto prendere dalle emozioni negative e avrebbe perso. Stavolta il nervosismo lo ha caricato e nel cuore del set ha tirato fuori il suo miglior tennis. Il break decisivo arrivava al sesto game, ma il Fabio che vogliamo si è visto sul 4-2, quando si è trovato 0-40 e ha corso il rischio di rovinare tutto. E invece ha giocato alla grande le tre palle break, sigillando una partita che gli regala 90 punti ATP e l'interessante prospettiva di affrontare Aljaz Bedene nei quarti. Il britannico (gli hanno consegnato da qualche mese il nuovo passaporto) ha colto una bella vittoria contro Roberto Bautista Agut, e per Fabio è meglio così. Contro Bedene ha vinto quattro volte su quattro. Stavolta sarebbe ancora più importante perché una semifinale al Rothenbaum garantisce 180 punti ATP ed è decisiva nella scalata-rincorsa ai top-20 ATP, obiettivo che per Fognini dovrebbe essere la normalità. Quest'anno non tutto è andato per il verso giusto, ma il traguardo è ancora possibile. Se poi arriva il Mac-Fogna…
ATP 500 AMBURGO – Ottavi di Finale
Fabio Fognini (ITA) b. Albert Ramos (SPA) 6-2 3-6 6-3