Chissà per cosa ricorderemo questa finale. Per le tante occasioni non sfruttate da Fognini? Per l'inusuale alterco con Nadal a un cambio di campo? O per il crampo che ha colpito Rafa durante la premiazione? Di certo, chi ha preferito seguire la finale dell'ATP 500 di Amburgo piuttosto che andare al mare è stato ripagato da un buon match. Alla fine ha vinto Nadal, vincitore con un doppio 7-5 in oltre 2 ore e mezzo di battaglia. Per lui è il 67esimo titolo in carriera, il terzo in stagione, e gli consente di vincere almeno un torneo sulla terra europea per il 12esimo anno di fila. Ce l'ha fatta all'ultimo respiro, grazie a una wild card che non avrebbe mai accettato se avesse giocato bene a Wimbledon. Ma tant'è. E la sua passione, il suo spirito immutato, sono davvero ammirevoli. I 500 punti intascati al Rothenbaum gli consentiranno di salire al nono posto del ranking ATP, lontanissimo dai suoi standard. Ma era un Rafa sinceramente contento. Non tornerà quello di prima, ma è ancora competitivo. Tornare tra i primi cinque? Vedremo. Il cemento americano, ostico ma non troppo, ci darà le prime risposte. Ma oggi, almeno per Fognini, è tempo di recriminare. Ha giocato una buona partita, a sprazzi ottima, ma non è stato capace di sfruttare le mille occasioni avute, soprattutto nel secondo set. I numeri parlano di un Fabio con in mano il pallino del gioco. 39 vincenti a 18, ma un numero eccessivo di errori. Alla fine ne commetterà 60 contro i 27 di Nadal. Tuttavia, non crediamo che l'abbia persa lì. A voler razionalizzare a tutti i costi, gli è stata fatale la modesta percentuale di trasformazione con la seconda palla. Il 33% è troppo poco. Un 10-15% in più non avrebbe permesso a Nadal di scippargli il servizio per sette volte. Tenendo conto che Fabio ha estirpato cinque break, beh…i conti sono presto fatti.
I PUNTI PIU' BELLI, I PUNTI PIU' IMPORTANTI
E' stata una battaglia. Sin dai primi scambi si è capito che Rafa soffre il tennis di Fognini molto più di quello di Seppi. La sorprendente profondità di sabato è subito scomparsa. E Fabio non soffriva più di tanto nelle schermaglie da fondocampo. Anche quando Nadal uncinava con il dritto incrociato, lui teneva bene con il rovescio. Non è Djokovic, ci mancherebbe, ma le armi per vincere la partita non gli mancavano. Si era già visto, tra l'altro, sia a Rio che a Barcellona. Il problema – contro Nadal – è che lo spagnolo è uno dei più forti di sempre sul piano mentale. Ed è proprio lì che Fabio è ancora indietro. Si è visto sul 5-5 del primo set, quando Nadal ha tenuto un combattuto game di servizio e ha costretto Fognini a servire sul 5-6. Risultato? Sul 15-30, Fabio ha giocato un pessimo schiaffo al volo in corridoio. Ok, ha annullato il primo setpoint con una morbida demi-volèe. Il secondo con un fulminante dritto a uscire. Persino un terzo, con un altro vincente di dritto. Ma ha ugualmente perso il game e il set, suggellato da una rispostona di Nadal. In altre parole: i punti più belli li incamerava Fognini, specie in situazione di svantaggio. Ma i più importanti li vinceva Rafa. Il secondo doveva essere una formalità per il maiorchino, specie quando è volato 3-1 e Mauro Ricevuti, in telecronaca, ha definito “scoraggiante” il suo rendimento in quello scorcio di partita. In effetti, non stava sbagliando nulla.
RAFA TROVA TUTTE LE RISPOSTE
Ma senza più nulla da perdere, ecco che (ri)compare un super Fognini. Riprende a tirare vincenti a occhi chiusi, sembra quasi che giochi con uno spirito da esibizione, a braccio sciolto. Una splendida smorzata (colpo che gli sarà fatale negli ultimi game) gli offre una palla break, sfruttata grazie a un dritto lungo di Nadal, uno dei pochi errori gravi dello spagnolo. Sul 3-2, Fabio si scatena e opera addirittura il sorpasso (4-3 e servizio). A quel punto si è ricordato di essere sul Centrale di Amburgo, contro Rafael Nadal, e ha ripreso a pensare. Troppo. E così ha sciupato due fondamentali palle del 5-3. Eppure, sul 4-4 ha trovato un altro break che lo ha portato a servire sul 5-4. Non prima, al cambio di campo, di essersi concesso un vivace scambio di vedute con Nadal. Il taggiasco si lamentava per i rumori provenienti dal clan Nadal. A suo dire, gli davano fastidio e non tollerava che Nadal lo riprendesse. “Accade sempre lo stesso” ha ripetuto più volte, peraltro dopo essersi alzato dalla sua panchina. A quel punto era chiaro che il match fosse a un bivio: crollo o trance agonistica. Quando Fabio è salito 40-15, con due setpoint consecutivi, c'era già chi pregustava un terzo set di fuoco. Ma lì è venuta fuori l'immensità del campione. Nel momento del bisogno, Nadal ha tirato due vincenti di rovescio (il primo, eccezionale, direttamente in risposta) che hanno disunito Fognini. A quel punto, Fabio ha esagerato nel cercare la palla corta. Ne ha sbagliate un paio, e così Nadal è tornato in partita. Anche negli ultimi due game si è trovato avanti 40-15, ma li ha persi entrambi. La risposta a tanti interrogativi, in fondo, era proprio tutta lì. In tre game abbiamo capito perchè Rafa ha vinto 67 tornei e Fognini 3. Perchè Rafa è stato numero 1 per 154 settimane e Fabio ha solo avvicinato i top-10. Nadal sta perdendo per strada certe qualità fisiche, ma quelle mentali restano. Anzi, si affinano. E quando la partita è decisa da quelle, difficilmente esce sconfitto.
ATP 500 AMBURGO – Finale
Rafael Nadal (SPA) b. Fabio Fognini (ITA) 7-5 7-5