L’INTERVISTA – Francisco Bahamonde è il nome nuovo del tennis italiano. Classe ’96, numero 623 ATP, il tennista di Mendoza giocherà per l’Italia grazie al doppio passaporto, dovuto al nonno italiano. Una vicenda che ha sollevato più di un malcontento.– La vicenda sta facendo discutere. Da qualche settimana l’Italia ha trovato un nuovo giocatore: Francisco Bahamonde, "Panchito" per gli amici, 19 anni a novembre, numero 623 del ranking ATP. Nato a Godoy Cruz e cresciuto a Mendoza (Argentina), ha scelto il tricolore approfittando di un nonno italiano per ottenere il doppio passaporto, e accettare così l’offerta della Federazione Italiana Tennis. Una scelta che ha i suoi lati positivi sia per il ragazzo, che trova qualche chance in più per costruirsi un futuro nel circuito, sia per l’Italia, che guadagna un giocatore di discreto interesse (ex numero 19 ITF da under 18, diventa il secondo miglior ’96 azzurro dopo Quinzi), ma non è piaciuta a più di un collega, tanto da crearci un dibattito sui social network. Il motivo è un concetto, espresso un paio di mesi fa (prima dell’arrivo in Italia) in un’intervista col portale argentino Mdz Online, e tornato d'attualità quando Bahamonde ha giocato il Challenger di Cortina d'Ampezzo. La frase originale, riportata dall’intervistatore Juan Pablo Borsani, recita: “porque por más de que me vaya a Italia me voy a sentir argentino toda la vida”. Tradotto significa “anche se giocherò per l’Italia, mi sentirò argentino tutta la vita”. Un concetto che Bahamonde non ha confermato nella nostra intervista, svolta con domande in italiano e risposte in spagnolo, ed effettuata circa 24 ore dopo la riproposizione in Italia della "famosa" intervista argentina. Una coincidenza temporale che ha creato un piccolo malinteso con lo staff del giocatore: ovviamente non potevano sapere che le nostre domande erano pronte già da una settimana, e che dunque non avevamo alcuna intenzione di alimentare la polemica, ma soltanto conoscere meglio il ragazzo e comprendere la sua scelta. Parlando, il malinteso si è chiarito. A sensazione, l’amarezza dei colleghi azzurri non è tanto nei confronti di un giovane che ha scelto la soluzione migliore per il proprio futuro (come avrebbe fatto il 99% dei giocatori), quanto per la decisione della FIT di investire soldi e wild card (tre nelle ultime tre settimane) su un ragazzo che, per quanto promettente, fino a qualche tempo prima non aveva alcun rapporto col tricolore, tanto da giocare pure la Junior Davis Cup per l'Argentina.

Come è nata l’idea di giocare per l’Italia?
Il primo contatto l’ho avuto con Eduardo Infantino. Lo scorso anno mi ha visto giocare allo Us Open under 18 e ha parlato con mio padre, dicendo che la porta verso l’Italia era aperta. Io non avevo un grande rapporto con l’AAT (la Federazione argentina, ndr), così ho approfittato di questa possibilità e ne sono felice. È un onore, mi piace molto.
 
La naturalizzazione a cosa è dovuta?
Io ho il doppio passaporto, mio nonno era italiano.
 
Di dove era originario?
Non lo so.
 
Sappiamo che avevi già avuto qualche piccolo contatto coi giocatori italiani, durante la preparazione invernale di qualche anno fa…
Sì, quattro anni fa mi ero allenato a Tandil con tutto il gruppo della Federazione: Gaio, Giannessi, Bolelli, Quinzi… Lì ho conosciuto Infantino.
 
Fino a qualche settimana fa giocavi per l’Argentina, mentre qui hai giocato il tuo primo torneo da italiano, vincendo pure il tuo primo match a livello Challenger. Ti senti argentino o italiano?
Gioco per l’Italia, vivo in Italia. Mi sento italiano.
 
Credi di giocare per l’Italia tutta la carriera o pensi un giorno di poter tornare a rappresentare l’Argentina?
Non lo so. Ora gioco per l’Italia e ho in mente solo questo. Non penso al futuro.
 
Ma non senti di aver in parte tradito l’Argentina?
Ho giocato tutta la vita per l’Argentina, ma ora sono in Italia e sono tranquillo così. Mi sento bene.
 
Qual è stata l’offerta della Federazione Italiana Tennis?
È un’ottima offerta, che mi permette di avere una base in Europa, dove ci sono molti più tornei rispetto al Sudamerica. Una situazione molto più comoda.
 
Ricevi il prestito d’onore come gli altri giovani?
Esatto (si parla di 30mila euro all'anno, ndr).
 
Hai accettato subito l’offerta o all’inizio sei stato un po’ titubante?
Qualche dubbio c’è stato, perché si tratta anche di una scelta di vita. Cambiare completamente tutto ciò a cui ero abituato. Ma dopo un mese e mezzo che sono in Italia sono felice di averlo fatto. All’inizio è stato difficile, qui sono da solo, mentre in Argentina ho la mia famiglia e tutti i miei amici. Ma ora sono tranquillo, sto vincendo partite, sto giocando bene.
 
In passato Andrea Collarini cambiò nazionalità, da argentino a statunitense, salvo poi tornare sui propri passi. In Argentina la questione sollevò parecchie polemiche. Sul tuo caso cosa si dice?
Non erano molto contenti con Collarini, come non lo sono con me e Ciurletti (Andres Gabriel Ciurletti, l’altro argentino, classe 1998, recentemente naturalizzato italiano, ndr). Diciamo che se la sono un po' presa, ma non importa. Per me ormai è acqua passata. Ora devo pensare a quello che viene, e per il mio futuro rappresentare l’Italia è la cosa migliore.
 
Hai avuto dei contatti con la AAT dopo il trasferimento?
Sì, erano abbastanza sorpresi della mia scelta e hanno chiesto a me e mio padre i motivi. Glieli abbiamo spiegati, credo l’abbiano capito.

 
E della Federtennis hai parlato solo con Infantino?
Lui è stato il mio primo contatto, poi appena arrivato in Italia ho parlato col presidente Binaghi. Una persona molto cordiale, che mi ha subito messo a mio agio. Lo ringrazio.
 
La tua base è a Tirrenia?
Sì, mi alleno con Infantino, Tomas Tenconi e Gabrio Castrichella. All’inizio è stato un po’ difficile perché la mia vita è cambiata da un giorno all’altro, ma ora l’ho metabolizzato. Sono contento di essere qui. I tornei in Italia sono migliori rispetto al Sudamerica. Mentre nella vita di tutti i giorni non trovo grandi differenze.
 
Vivi da solo?
No, divido l’appartamento con Ciurletti.
 
Lui ha compiuto il tuo stesso percorso, ma qualche mese prima. Ci hai parlato prima di decidere?
No, non lo conoscevo. L’ho conosciuto a Tirrenia.
 
Nei giorni scorsi alcuni giocatori italiani hanno sollevato delle polemiche sul tuo caso. Non sembrano molto contenti della tua naturalizzazione…
Credo sia una cosa normale, anche io avrei pensato la stessa cosa se un giocatore fosse arrivato dalle mie parti e avesse subito vinto delle partite. Credo non ci sia nulla di strano. Siamo solo all’inizio, col tempo la situazione migliorerà.
 
Qualche giocatore è venuto anche a discuterne con te?
No, al contrario. Mi trovo molto bene con tutti. Mi han dato una mano, va tutto bene.
 
Quanto sai dell’Italia?
Poco, molto poco.
 
Un piccolo quiz: i migliori cinque giocatori italiani?
Attuali?
 
Sì.
Fognini, Bolelli, Lorenzi…….
 
Ne hai dimenticato uno forte…
Seppi!
 
E cinque città italiane?
Roma, Pisa, Livorno, Venezia e… Cortina.
 
I primi tre italiani famosi che ti vengono in mente?
Andrea Pirlo, Fabio Fognini e Silvio Berlusconi.
 
Perché Berlusconi? Che si dice in Argentina di Berlusconi?
Che è matto. Completamente matto.