A 33 anni e mezzo, Daniel Munoz de la Nava ha ormai raggiunto l'agognato traguardo dei top-100 ATP. E' il giusto premio per un giocatore vittima di un grave incidente stradale, in cui è rimasto vivo per miracolo. “Ma oggi ho il sostegno della mia famiglia e di uno splendido team”.  

MANERBIO – Un sogno di carriera, ma anche di vita, può coronarsi al Trofeo Dimmidisì di Manerbio. A 33 anni e mezzo, lo spagnolo Daniel Munoz de la Nava può raggiungere l'obiettivo di chiunque prenda in mano una racchetta: entrare tra i primi 100 del mondo. Numeri (complicati) alla mano, i quarti di finale ottenuti nella bassa bresciana dovrebbero bastare, ma lui preferisce non pensarci. Già vincitore ai Challenger di Napoli e Mosca, Daniel è in gran forma e lo ha dimostrato battendo il bombardiere Daniel Brands, ex top-50 ATP che un paio d'anni fa batté nientemeno che Roger Federer a Gstaad. In una partita dominata dai servizi, Munoz è stato bravo a cancellare due setpoint nel tie-break del primo set prima di imporsi 7-6 6-4. “Contro un avversario come Brands, la chiave è restare molto concentrato nei propri turni di servizio. Se abbassi l'intensità mentale hai perso la partita – spiega il madrileno, nonché madridista – lui risponde molto bene e se cali un po' ti punisce subito”. Daniel non ha avuto alcun calo e ormai la classifica sta per diventare a due cifre. “Non conosco esattamente la situazione, so che sono vicinissimo ma non so se con questa vittoria ce l'ho fatta. Non deve diventare un'ossessione. Se lo diventa, è sicuro che non ce la fai. Io vado avanti con grande fiducia, a prescindere dal ranking. Sto molto bene, il ginocchio risponde bene e sono in ottima forma”. Già, il ginocchio. I sogni di gloria si sono interrotti una quindicina d'anni fa, quando era tra i top-20 junior. “Mi trovavo in macchina, a Madrid, avevo preso da poco la patente e stavo andando piuttosto veloce. Pioveva, la strada era bagnata, ho perso il controllo e l'auto ha fatto diversi giri su se stessa. Ho avuto la grande fortuna di restare vivo, ma nella fortuna mi sono spaccato il ginocchio”. E' stato il primo, nonché il più grave, di una lunga serie di infortuni che ne hanno rallentato la crescita. Vien da domandarsi che tipo di carriera avrebbe avuto senza l'incidente. “Non lo so, davvero. Per il mio modo di essere, ordinato e professionale, potevo diventare un giocatore regolare. Non sono uno da grandissimi risultati, però sono abbastanza costante. Tipo Granollers? Non so, ma di sicuro sarebbe stato diverso. Avevo già punti ATP, le cose stavano andando bene. Magari non sarei diventato un fenomeno, però….”.


UNA MINACCIA DOPO L'ALTRA VIA FACEBOOK

Nell'epoca di internet, anche Munoz utilizza i social network. Niente di particolare: né Twitter né Instagram, ma un semplice profilo Facebook. Ma tanto basta per farlo prendere di mira dagli scommettitori delusi. “E' una cosa incredibile: mi scrivono ogni settimana con insulti e minacce, non importa il risultato. Due settimane fa ero a Praga, giocavo contro il francese Michon e se avessi vinto sarei entrato tra i top-100 ATP. Era impensabile che potessi mollare la partita, invece mi hanno scritto 10-12 persone con minacce di vario tipo, hanno insultato anche ma madre. So bene che si tratta di scommettitori delusi. E' sempre la stessa storia, sono persone giovani, magari perdono qualche soldo e non hanno idea di quello che fanno. Chi conosce un minimo il tennis sa che in quella partita io ho dato il 200% per vincere, come sempre. Internet consente a tutti di dire la loro e queste persone si sentono in diritto di scriverti”. Daniel ha poi spiegato che i suoi problemi si limitano alle minacce: non ha mai ricevuto offerte di denaro per perdere una partita. Non ha certo bisogno di fastidi dopo essere stato vittima di 6-7 infortuni piuttosto gravi. “E' dura tornare competitivo dopo che hai lavorato duro per tornare sano. Io l'ho dovuto fare spesso. A volte è stato facile, altre più complicato. E' una questione di determinazione, di aver un obiettivo. Se non ce l'hai, non ce la fai. Io ho sempre avuto la speranza di entrare tra i top-100 e ho lottato in nome di questo traguardo”.


IL PROBLEMA DEL RIPOSO

Insieme a lui, una bella famiglia. Munoz De La Nava ha una moglie e due figlie, l'ultima nata appena un mese e mezzo fa. Gestire la vita da professionista e la famiglia non è semplice: “La cosa più difficile è la gestione del riposo. A Manerbio sono da solo, ma la famiglia ha viaggiato con me per un mese. Col sonno è andata abbastanza bene, ma dopo una partita hai bisogno del tuo tempo, un'ora o due ore per riposare, invece devi stare con la famiglia”. Ovviamente la cosa ha dei lati positivi. “Non c'è dubbio. Mia moglie mi sostiene moltissimo ed è bello condividere tutto con loro. Ma devi essere pronto a fare tanti sacrifici”. A quasi 34 anni (li compirà a gennaio), quanto può durare la carriera di Daniel Munoz de la Nava? Facile: dipende da 'sto benedetto ginocchio sinistro. “Stiamo facendo un grande lavoro: oltre al mio coach Ignacio Truyol, il mio team è composto dal preparatore atletico David Antona (ex atleta di salto in alto, è stato anche campione di Spagna) e il fisioterapista Sergio Gomez, che opera presso il centro SG Elite di Jarama, nei pressi di Madrid. Il mio ginocchio non è in buone condizioni, non c'è la cartilagine, ma lo stiamo seguendo con grande attenzione e credo che sia stato fatto un buon lavoro. Per questo, spero di giocare ancora a lungo”. E con il traguardo dei top-100 finalmente raggiunto, beh, sarà ancora più facile.