Arriva il tetto sull'Arthur Ashe: entrerà in funzione nel 2016, ma quest'anno avrà già alcune funzionalità importanti: nuovo impianto audio, illuminazione e quattro maxi-schermi. L'anno prossimo arriva il nuovo Grandstand, nel 2018 crescerà il Louis Armstrong. 

Alzando gli occhi al cielo, gli spettatori dello Us Open avranno una sorpresa. Chiunque si troverà sull'Arthur Ashe Stadium, lo stadio tennistico più grande del mondo, avrà un tetto sulla testa. Non ancora retrattile, non ancora sufficiente per continuare a giocare in caso di pioggia. Per la piena funzionalità dovremo aspettare ancora 12 mesi, ma l'impatto visivo è già impressionante. Pressati dall'opinione pubblica, specie dopo cinque finali consecutive rinviate al lunedì, gli americani hanno trovato il modo di coprire un impianto. La missione sembrava impossibile: non solo per la sua particolare conformazione, ma perché è stato costruito su una vecchia discarica. Significa che il terreno infame su cui poggia l'Arthur Ashe ha reso la copertura un vero e proprio enigma di ingegneria. Un enigma risolto da un tetto in scintillante acciaio bianco, supportati da alcuni pali esterni all'impianto. Le prime novità si vedranno già nel torneo al via in questi giorni: ci sarà un nuovo impianto di illuminazione, un nuovo sistema audio e quattro nuovi schermi, ormai imprescindibili sui grandi stadi. Il nuovo tetto sarà parte integrante di uno spettacolo di luci che avrà luogo tra i due match notturni. “Non c'è dubbio che sarà un'esperienza diversa, l'acciaio appare perfetto” ha detto Danny Zausner, responsabile del Billie Jean King National Tennis Center, sede dello Us Open. La costruzione del tetto è stata rinviata per anni. Anzi, l'iniziale progetto di espansione di Flushing Meadows (del costo di 500 milioni di dollari) non prevedeva la copertura. I problemi erano enormi: sia economici che ingegneristici. Come detto, lo stadio è costruito su una ex discarica di ceneri e l'aggiunta di pesi era semplicemente impossibile.


NOVITA' ANCHE PER GLI ALTRI DUE STADI

La soluzione è stata trovata dallo studio Rossetto & WSP, tanto semplice quanto geniale. Le 5.000 tonnellate d'acciaio, spalmate su 1.700 travi strutturali, non toccheranno l'impianto attuale. Il supporto arriva dall'esterno, da 24 colonne in acciaio. Le ultime file dell'impianto non saranno “chiuse” dal tetto, il che permetterà agli spettatori di affacciarsi fuori e ammirare Manhattan. Tuttavia, quando il tetto si chiuderà, 32 porte potranno rendere l'impianto assolutamente indoor. La chiusura, tuttavia, avverrà unicamente in caso di pioggia e non di eccessivo calore (come avviene, ad esempio, in Australia). L'idea è mantenere lo Us Open un torneo all'aperto. La fase finale dei lavori scatterà dopo il torneo del 2015: verranno inserite 800 tonnellate di tessuto retrattile che permetteranno di aprire e chiudere il tetto in 5-7 minuti, oltre a un sistema di climatizzazione. Come detto, il tetto non è l'unica novità dello Us Open. In tempo per la prossima edizione, il pubblico avrà a disposizione un nuovo Grandstand che prenderà il posto dell'attuale, situato accanto al Louis Armstrong Stadium. L'impianto sarà demolito, mentre il nuovo stadio sorgerà nella parte sud-ovest del site. La capienza sarà di 8.000 spettatori contro gli attuali 6.000. Il riposizionamento renderà più importante la zona sud del Centro, snellendo il traffico pedonale. Previsti anche nuovi servizi per rendere più confortevole l'esperienza degli spettatori. Come se non bastasse, è previsto un incremento del Louis Armstrong, già campo centrale dal 1978 al 1996. Conteneva circa 19.000 spettatori, poi ridotti a 10.000 dopo la nascita dell'Arthur Ashe. I lavori di ristrutturazione aumenteranno la capienza a 14.000 persone, ma i lavori saranno ultimati per il 2018. Insomma: se lo Us Open è il più grande evento sportivo al mondo su scala annuale, beh, ci sarà un motivo. Anzi, 200 milioni (l'utile annuo che riescono a realizzare). Chapeau.