Fabio cancella i cattivi ricordi del Campo 17 e batte Steve Johnson, numero 4 americano. Ha giocato match migliori, ma non è mai uscito dalla partita. E il tie-break finale è stato  da urlo. Adesso c'è Pablo Cuevas: incontro con vista su Nadal… 

Non sappiamo se Fabio Fognini sia superstizioso. Un po' si, a giudicare da alcune sue abitudini. E' una caratteristica di famiglia, visto che il nome di battesimo di quasi tutti i suoi familiari inizia con la “F”. Per questo, sarà stato certamente preoccupato prima di affrontare Steve Johnson al primo turno dello Us Open. Per il valore dell'avversario, numero 47 ATP e quarto giocatore americano, ma anche perché si è giocato sullo stesso campo 17 dove un paio d'anni fa mostrò una delle sue peggiori versioni, perdendo nettamente contro Rajeev Ram, copia (molto) sbiadita di Pete Sampras. Stavolta Fabio si è preso un bel successo, in rimonta, contro un giocatore in forma perché reduce dalla semifinale a Winston Salem. Intendiamoci: non è la vittoria più bella, e nemmeno la più importante. Ma visto che la trasferta americana non gli aveva dato gioie, artigliare il secondo turno è una buona notizia. Per il portafoglio, ma anche per il morale e per complicare le cose a Corrado Barazzutti in vista del match di Davis contro la Russia. Ad Astana, in condizioni simili, l'aveva tenuto fuori dai singolari della prima giornata (anche se arrivava dalla terra sudamericana). Ad Irkutsk l'unico certo di giocare sembra Andreas Seppi, mentre per il ruolo di secondo singolarista dovrebbe esserci un ballottaggio Fognini-Bolelli. Il bolognese si adatta meglio al sintetico indoor, ma non sta vivendo un buon periodo. Dopo Wimbledon, tra ginocchia e addominali, ha perso la condizione. Non sarà semplice ritrovarla in 20 giorni. Fognini sembra più avanti, e lo ha mostrato soprattutto nel tie-break del quarto set, vinto con un convincente 7-2 che ha sigillato il risultato finale di 2-6 6-3 6-4 7-6. Battere Johnson, a casa sua, in rimonta, in condizioni tecniche sfavorevoli, non è un risultato da buttare.


UN TIE-BREAK DA URLO

Anzi, c'è qualcosa da conservare. Ad esempio, l'impressionante autorità con cui si è preso il tie-break. E' volato 5-0 infilando almeno tre punti di pura classe. Ha fatto rivedere lo splendido dritto incrociato in corsa, il suo colpo più spettacolare, artigliando un incrociato di Johnson e fulminandolo con un missile a velocità siderale. Non lo giocava da parecchio. Poi ha giocato uno splendido punto in progressione, chiuso da una sicura volèe in avanzamento (benedetto doppio…), infine un dritto lungolinea dal lato sinistro che ha lasciato fermo – e attonito – il californiano. Questo Fognini esalta e diverte, anche se il match non è stato tutto in discesa. Anzi, un inizio lento e un pizzico di nervosismo mandavano Johnson avanti di un set. Curiosamente, l'americano prendeva un break di vantaggio in tutti i restanti set, ma Fognini non è mai uscito dal match. Mai tranquillo però vivo, con impulsi e vibrazioni positive. Il match non era spettacolare: campi veloci e palle dure rendono difficile la gestione del palleggio e si sono visti tanti errori di misura, da entrambe le parti. Johnson ha avuto mille occasioni ma non è mai stato capace di creare un solco. Va detto: Steve è uno dei giocatori più disordinati del tour, con una lucidità tattica prossima allo zero. Lo aveva mostrato tre giorni fa a Winston Salem, quando ha combinato disastri inenarrabili nella semifinale (persa) contro Pierre Hugues Herbert. Eppure non si tratta di uno stupido, anzi. Ha frequentato il college, l'Università della California del Sud, dove ha battuto un record dopo l'altro. Studiava con discreto profitto, ma nel 2012 ha deciso di provarci col tennis. Per la laurea ci sarà tempo. Più urgente trovare un pizzico di lucidità e non sparare tanti colpi a casaccio come gli è capitato con Fognini, affidandosi alla tipica combinazione servizio-dritto anche quando non era il caso.


ARRIVARE A SFIDARE NADAL

Fabio ha avvertito che questo match poteva rilanciare una stagione ad oggi sufficiente grazie a 2-3 exploit. Adesso arrivano i campi duri: non li ama ma li sa domare, e in fondo il tabellone non è così malvagio: adesso sfiderà Pablo Cuevas, ottimo giocatore ma ancora più terraiolo di lui. In vista di un terzo turno che profumerebbe di spettacolo contro Rafael Nadal (abravo a superare Coric in quattro set nel match notturno). Ci ha vinto a Rio de Janeiro e Barcellona, ci ha perso ad Amburgo (con annesse polemiche) e per poco non lo batteva a Pechino, due anni fa, in condizioni tecniche simili. Ma adesso c'è da pensare a Cuevas, battuto due volte su tre ma sempre sulla terra battuta. Fabio ha più mano, qualche soluzione tattica in più, e l'uruguagio non sembra il toro scatenato della scorsa estate. Insomma, il progetto Nadal è fattibile. Se poi dovesse togliere estemporaneità ai capolavori tecnici che è in grado di sciorinare, Fognini potrebbe essere molto competitivo anche sul cemento. A 28 anni, deve iniziare a crederci. Il tempo non è più così tanto.

 

US OPEN UOMINI – Primo Turno

Fabio Fognini (ITA) b. Steve Johnson (USA) 2-6 6-3 6-4 7-6