ROMA – Il 10 settembre 2015 è stata una data storica. La sarebbe stata, certamente, per la doppia semifinale dello Us Open con protagoniste Roberta Vinci e Flavia Pennetta. Caso ha voluto che la pioggia rinviasse gli incontri e che l'attenzione si spostasse tutta sull'Italia, dove si giocava una partita diversa ma altrettanto delicata. Gli uffici romani della FIT, nella pancia della Curva Nord dello Stadio Olimpico, hanno vissuto una giornata storica e siamo felici – e anche un po' orgogliosi – di averne fatto parte. Per la prima volta, un procedimento di Giustizia Sportiva è stato aperto alla stampa in virtù dell'istanza presentata da TennisBest per assistere al Processo di Appello proposto da Daniele Bracciali e Potito Starace a seguito della sentenza dello scorso 6 agosto, che li ha condannati alla radiazione e a una sanzione pecuniaria (40.000 euro per l'aretino, 20.000 euro per il campano). L'istanza è stata accolta dal Collegio Giudicante composto dal Presidente Alfredo Biagini e i componenti Mario Procaccini e Luigi Supino: la loro decisione, avvenuta collegialmente nei minuti precedenti all'inizio dei lavori, ha un valore impressionante. Senza scomodare concetti astratti come la libertà di stampa o il diritto di cronaca, la Giustizia Sportiva ha riconosciuto la rilevanza pubblica di questo caso e ha effettuato una fondamentale operazione di trasparenza. Detto che gli Organi di Giustizia sono indipendenti dalla FIT (per quanto nominati dallo stesso Consiglio), è inevitabile pensare al processo di trasparenza che la stessa federazione porta avanti da qualche anno e compirà un'ulteriore passo proprio sabato pomeriggio, quando il Presidente Angelo Binaghi (visto fuori dallo Stadio Olimpico, impegnatissimo a parlare al telefono) presenterà alla stampa il bilancio sociale FIT in occasione dell'AON Open Challenger di Genova. Anche in questo, la Federazione Italiana Tennis è apripista rispetto alle altre. La premessa è lunga e forse noiosa, ma la riteniamo importante perché TennisBest si è sempre battuto, con sacrifici e vigore, per un'informazione corretta e trasparente. La nostra presenza dentro la Sala Riunioni FIT è stata una vittoria del giornalismo inteso in un certo modo, e quindi anche di civiltà.
RICHIESTE PRELIMINARI
Come detto, a presiedere il processo c'è Alfredo Biagini, 56 anni, Presidente dell'organo dal 2002 dopo un paio d'anni come Giudice Sportivo. Ex rugbista, il suo curriculum è impressionante: Avvocato Cassazionista, ha tenuto decine di convegni, è docente universitario ed è l'autore di diverse pubblicazioni in materia giuridica. A parte questo, ci è parso dotato di grande buon senso e assolutamente capace di gestire un processo di importanza capitale, sia per l'immagine del tennis italiano che per il futuro dei due incolpati. Prima della cronaca, la notizia: l'udienza si è esaurita sostanzialmente in fase preliminare, giacché il Collegio ha accolto tutte le richieste della difesa per ascoltare alcuni testimoni. Di fatto, salvo qualche allusione, non si è quasi per nulla entrati nel merito. Si ripartirà sabato 26 settembre, alle ore 11, prima con le audizioni dei quattro testimoni e poi con l'udienza vera e propria. I fatti: in una sala composta da 18 persone tra giudici, accusa, difesa, segretari e avvocati (come nelle udienze precedenti, c'era l'avvocato Massimo Proto in rappresentanza della FIT, interessata al procedimento come parte in causa), il dibattimento è iniziato alle ore 15 con la richiesta della Procura di mettere agli atti la sentenza dell'organismo anti-corruzione dell'ATP, risalente al 21 dicembre 2007: si tratta della vecchia condanna di alcuni giocatori italiani (Bracciali e Starace, ma anche Di Mauro, Galimberti e il compianto Federico Luzzi) per aver scommesso su partite di tennis. Nessuno di loro fu accusato di aver provato ad alterare l'esito degli incontri e se la cavarono con pene piuttosto lievi e qualche multa. La documentazione è stata acquisita con l'assenso della difesa: riteniamo che la Procura la consideri importante perché i fatti di cui si parla in questo processo potrebbero rappresentare una recidiva (non concessa nella sentenza del Tribunale Federale). A seguire, la FIT ha presentato una Memoria di Costituzione del Procedimento: immediatamente Filippo Cocco (uno dei due avvocati di Bracciali) ha chiesto di poterla visionare. Permesso accordato, con Massimo Proto che ha a sua volta richiesto la possibilità di un po' di tempo per eventuali controdeduzioni.
TEMPO DI TESTIMONI
Il dibattimento è entrato nel vivo quando ha preso la parola Luigi Chiappero, uno degli avvocati di Starace (per l'occasione accompagnato dall'avvocato Simone Maina, che ha sostituito l'altro difensore Luigi Giuliano). Chiappero ha chiesto che vengano ascoltati due testimoni a suo dire molto importanti: Umberto Rianna e Matteo Veneri. Il primo era il coach di Starace nel 2011 ed era a Barcellona il giorno del famigerato match contro Daniel Gimeno Traver. Chiappero ha ricordato che già in primo grado era stata concessa un'audizione di Rianna, ma non è stato possibile ascoltarlo perché i tentativi di rintracciarlo non hanno avuto riscontro (anche per questo ha chiesto che l'eventuale nuova convocazione sia a carico della Corte). E' ritenuta altrettanto importante la figura di Matteo Veneri, giovane giornalista che nell'aprile 2011 scriveva per il sito www.tennisteen.it e si trovava a Barcellona, dove ha assistito a Starace-Gimeno Traver. Chiappero ha sottolineato che la Procura ha contestato a Starace proprio un articolo di Veneri in cui raccontava che uno scommettitore russo aveva abbandonato il campo perché avrebbe ritenuto “finito” il match. "Tuttavia – dice Chiappero – lo stesso avrebbe approfondito la questione con gli stessi giocatori italiani e sarebbe emerso che tutto era regolare. Riteniamo che sia molto importante ascoltare dei teste più vicini possibili al campo e presenti quel giorno a Barcellona, perché fino ad oggi il processo si è basato su intercettazioni di persone lontane dal campo, semplici scommettitori”. Sulla sponda dell'avvocato torinese, è intervenuto Filippo Cocco e ha chiesto a sua volta – come avevano già fatto, senza esito, in primo grado – di ascoltare Umberto Rapetto e Davide Tura, consulenti di parte che hanno redatto una perizia sui dispositivi di Bracciali “Anche alla luce del fatto che a Cremona hanno detto che Braccio 2 non è Daniele Bracciali”. La richiesta di ascoltare i teste 'tecnici' era subordinata all'accettazione del materiale da loro già presentato. Prima delle controdeduzioni della Procura, Biagini ha preso la parola e ribadito il principio che sancirà il processo: “Noi abbiamo due esigenze: avere tutto il materiale possibile che possa aiutarci a fare luce sulla vicenda, ma anche rispettare i tempi”. Già, i tempi sono un punto cruciale: il Regolamento di Giustizia prevede che arrivi la sentenza entro 60 giorni dalla proposizione del ricorso. In questo caso, la scadenza è prevista per l'8 ottobre (anche se ha citato la possibilità di avere ulteriori 10 giorni). C'è quindi la necessità di coniugare il tantissimo materiale a disposizione (abnorme, come vedremo) e quella di giungere nei tempi corretti alla conclusione. A seguito di tale osservazione, ha preso la parola la Procura per bocca di Guido Cipriani, opponendosi alle richieste di tre audizioni su quattro: Umberto Rianna, perché agli atti esiste già il verbale di una sua audizione precedente, pertanto tale richiesta è stata ritenuta “ultronea”. Inoltre si sono opposti alla richieste di audizione di Rapetto e Tura perché “la difesa di Bracciali ha già versato agli atti relazioni tecniche già sottoscritte dagli stessi. Per questa ragione, riteniamo superflua una loro audizione”. Al contrario, si sono rimessi al giudizio della corte in merito alla richiesta di audizione per Matteo Veneri.
QUANTITA' ABNORME DI MATERIALE
Intorno alle 15.30, i giudici sono usciti dall'aula per deliberare. La camera di consiglio è durata oltre un'ora. E' giusto sottolineare che l'intera udienza si è svolta in un clima di massima correttezza e sufficiente serenità: nessuno ha alzato la voce e non abbiamo percepito la medesima sensazione di “tensione” avvertita durante le udienze di primo grado (alle quali, però, non avevamo potuto assistere: Roma, 12 giugno – Verona, 17 giugno). Allo stesso tempo, va detto che le vicende di merito – certamente le più delicate – non sono state praticamente toccate se non nella frase di Cocco, il cui potenziale potrebbe essere enorme “A Cremona hanno detto che Braccio 2 non è Bracciali”. Tra l'altro, avevamo intuito da tempo che una parte della vicenda potrebbe giocarsi proprio su questo punto. Nel frattempo, sulle teste dei presenti troneggiavano due belle gigantografie: su una parete, un dritto in recupero di Rafael Nadal. Sull'altra, una panoramica dello Stadio Pietrangeli pieno in una delle due edizioni (2008 e 2009) in cui era tornato ad essere il campo principale degli Internazionali BNL d'Italia. Alle 16.36, Biagini, Procaccini e Supino sono tornati in aula e hanno sancito le prime decisioni: disposta l'audizione per tutti i teste richiesti: Rianna, Veneri, Rapetto e Tura. Si terrà tutto in data 26 settembre 2015: prima le audizioni, poi il secondo atto dell'udienza. Oltre alla data del 26 settembre, il Collegio ha stabilito due ulteriori date (il 18 e il 21 settembre) per la presentazione di eventuali memorie e controdeduzioni. Udienza finita? Si, anzi, no. Visto che a Cremona si sono concluse le indagini del PM Di Martino, e che gli atti sono trasmessi alla difesa di Bracciali, Biagini ha chiesto – per salvaguardare il contradditorio – che gli stessi vengano trasmessi alle parti in causa. Ha incontrato la massima disponibilità della difesa, anche se la ricezione degli stessi si sta rivelando particolarmente difficoltosa. Il materiale, infatti, si divide in tre parti:
IL FASCICOLO DI CREMONA
Sono poi seguite discussioni di tipo tecnico sull'acquisizione dello stesso materiale. Pare che la stessa Procura di Cremona abbia qualche difficoltà a copiarlo sugli hard disk messi a disposizione dalla difesa. Oltre a sollevare la questione, Cocco e Amadio (l'altro difensore di Bracciali) hanno spiegato che l'intera operazione può richiedere molto tempo, anche dei mesi, e che un'ulteriore copia potrebbe anche essere di qualità inferiore. Da parte loro, i procuratori (su questo punto è stato molto attivo Massimo Ciardullo, Procuratore Nazionale dello Sport del CONI) hanno sottolineato che sarebbe opportuno cercare di ottenere l'intera documentazione e non soltanto frammenti. Il concetto è chiaro: se Roberto Di Martino (il PM di Cremona) ha messo tutto agli atti, è evidente che ritiene la documentazione importante nella sua interezza. In altre parole, tutto quello che è stato depositato ha un valore. In merito alle disquisizioni tecniche, la stessa Procura ha chiesto (e ottenuto) la possibilità di richiedere l'ausilio di un consulente tecnico che possa eventualmente ascoltare e controbattere le asserzioni di questo tipo. A chiudere, è stato specificato che le varie convocazioni per i teste richiesti da Luigi Chiappero saranno a cura della Segreteria della Corte d'Appello, “ma se i testimoni non si presenteranno non si potrà reiterare l'invito a comparire”. Su intervento di Biagini, le parti hanno convenuto che la difesa di Bracciali farà pervenire alle parti in causa tutta la documentazione di cui è (o verrà) in possesso: in merito alle intercettazioni non acquisite, sarà comunque a disposizione un indice e – nel caso – saranno richieste anche quelle. Tra l'altro, Biagini ha puntualizzato quanto evidenziato nell'appello: le indagini e la sentenza di primo grado si sono basate solo su una parte del materiale proveniente da Cremona, e non su tutto. "Abbiamo lavorato su quello che abbiamo ricevuto" hanno puntualizzato i procuratori. Intorno alle 17.30, dopo un'ora e mezzo effettiva di udienza, c'è stato il liberi tutti con l'appuntamento al prossimo 26 settembre.
L'ATTEGGIAMENTO DEGLI IMPUTATI
Impressioni? E' troppo presto. Ci siamo dilungati sulla descrizione dell'udienza per far capire al lettore quanto spazio sia dedicato a questioni preliminari, nonché aspetti tecnici e procedurali, forse non così interessanti ma altrettanto importanti e meritevoli di attenzione. Di certo, in questa udienza, non è stata spesa una sola parola sul merito delle accuse e non sono emersi elementi nuovi rispetto a quelli già noti. I giocatori non sono stati praticamente interpellati ma si sono espressi esclusivamente con il linguaggio del corpo, che peraltro ha confermato quanto visto nelle precedenti udienze: Bracciali esprime un maggiore coinvolgimento emotivo e non ha mai nascosto la sua preoccupazione per le possibili conseguenze del processo. A una ventina di minuti dall'inizio si è concesso una battuta: “Come va? Per ora male, poi vediamo….”. Al contrario, Starace esprime la sua preoccupazione in modo diverso. Sembra più distaccato ma è certamente in apprensione, come peraltro ha espresso nell'intervista con la Gazzetta dello Sport di qualche settimana fa, dove anche lui ha detto di non voler nemmeno pensare agli esiti di una radiazione e ha espresso la sua rabbia per essersi trovato in messo a una vicenda "di cui non sapevo assolutamente nulla". La velocità della Giustizia Sportiva non renderà questa vicenda troppo lunga, ma non c'è dubbio che ci saranno altri passaggi molto importanti, già a partire dalla prossima seduta.
NOTA: All'interno di questo articolo ci sono alcuni virgolettati: non avendo utilizzato registratori (in assenza di specifica autorizzazione, peraltro non richiesta), le dichiarazioni sono basate unicamente sui nostri appunti e quindi possono differire leggermente dalle esatte parole pronunciate, ma il senso delle affermazioni è stato riportato con la massima attenzione ed è fedele al 100%.