Incredibile a New York: la brindisina batte Roberta Vinci e si aggiudica lo Us Open, poi annuncia il ritiro. Giocherà fino alla fine dell'anno, poi sarà addio. "E' una decisione che avevo in mente sin da inizio anno. Allenarmi non mi pesa, la competizione è più dura". Era il momento giusto per annunciarlo?

Questa storia del ritiro aleggiava già da qualche anno, addirittura dal 2012, quando confessò a G-Day, trasmissione di La 7, che avrebbe lasciato il tennis “entro un paio d'anni”. Per questo, a ben vedere, l'annuncio che nel 2016 Flavia Pennetta non sarà ai blocchi di partenza è una non-notizia. Anzi, si è regalata un anno in più. E a noi un'emozione fortissima, una delle più grandi di sempre. Ok, il tennis è invecchiato e Serena Williams (nata cinque mesi prima di lei) pensa a tutto fuoché a smettere. Ma Flavia ha altri obiettivi, altre speranze, altri desideri. Gira il mondo da una vita e ne ha passate di tutti i colori, da quando si ammalò di tifo fino all'operazione al polso, passando per un paio di delusioni amorose che avrebbero potuto metterla KO. Insomma, è normale che a 33 anni e mezzo dica basta, specie quando l'orologio biologico inizia a ticchettare se c'è il desiderio di mettere su famiglia. E Flavia l'ha ripetuto mille volte. Però – forse – non ha scelto il momento giusto per annunciarlo al mondo. Era troppo invitante farlo nel momento più alto della sua carriera, con il gelatone di ESPN sotto il naso. In fondo è fedele al personaggio, che ha sempre saputo come comportarsi sotto i riflettori, tanto che Italia 1 l'aveva addirittura contattata per condurre una trasmissione. Però, accidenti, adesso si parlerà più di questo che della grande impresa dello Us Open. Non c'è articolo, servizio TV, cinguettio o post in cui non si ricordino concetti espressi fino alla noia: più anziana dell'Era Open a vincere uno Slam per la prima volta, prima italiana a vincere un Major sul cemento, peraltro dopo la prima finale tutta italiana. E' diventato tutto vero quando un dritto a uscire ha forato Roberta Vinci per la 28esima volta e sigillato il 7-6 6-2 finale e le ha dato un posticino eterno nella leggenda. “Ci ho pensato circa un mese fa, quando vincere uno Slam non era certo nei miei pensieri. Dico addio al tennis, questo è stato il mio ultimo match allo Us Open. Non poteva esserci un modo migliore per chiudere”. Il discorso era un tantino equivoco, non si capiva se avrebbe finito lì o ci sarebbe stato spazio per altro tennis. L'ha chiarito dopo, quando ha detto che terminerà la stagione (vuoi mettere la soddisfazione di giocare le WTA Finals?), ma poi basta. Altri obiettivi, altre speranze, altri desideri. Ci sarà tempo e modo di analizzare la faccenda, vagliarne l'irrevocabilità (il Premier Matteo Renzi, in tribuna in mezzo a Giovanni Malagò e Angelo Binaghi, ha detto che i due sono “sbiancati” nell'ascoltare la notizia. Pare che non ne avesse parlato nemmeno al fidanzato Fabio Fognini). Ma non vorremmo che tale notizia oscuri la portata di un'impresa incredibile, folle, ottenuta a tempo (quasi) scaduto.


12 SECONDI DI PURA EMOZIONE

Papà Oronzo era stato sincero: meglio la Vinci che Serena Williams, ma sfidare una ex compagna di stanza l'ha fatta scendere in campo contratta, tesissima. I primi 6-7 game sono stati brutti, dettati dalla tensione e dalla difficoltà di guardare dall'altra parte della rete. Il primo break l'ha firmato Flavia sul 2-2 al termine di un game eterno, durato 16 punti, in cui sciupava una palla break dopo l'altra. Saliva 4-2 e il primo strappo dava la scossa alla Vinci, un filo (ma giusto un filo…) meno tesa di lei. Acciuffava il controbreak alla prima chance ed era lei a giocare i colpi migliori, quelli più spettacolari. La partita diventava interessante, si scorgeva una parvenza di tattica dopo una ventina di minuti in cui si lottava per tenere la palla in campo. La Vinci provava a disegnare il campo, lo spettacolo partiva da lei. Cercava di insistere sul dritto, magari anche al centro, mai sul rovescio. Da par suo, la brindisina aveva più soluzioni e una palla generalmente più pesante. Ed era lei, curiosamente, a cercare con più frequenza la palla corta. Insomma, equilibrio assoluto. C'è stato un momento in cui si trovavano 5-5, 40-40 e avevano raccolto lo stesso numero di punti (39). Soltanto un episodio avrebbe potuto svoltare la partita. A ben vedere, la finale è stata decisa da due dritti sbagliati dalla Vinci nel cuore del tie-break. Flavia ne ha approfittato e la finale è finita lì. Si è definitivamente sciolta e ha preso a giocare benissimo, disegnando il campo con il suo eccezionale rovescio, e la Vinci ha improvvisamente sentito la fatica del giorno prima. Come se la pendenza della salita si fosse improvvisamente triplicata. A quel punto, anche se non lo ammetterà mai, è subentrato un pizzico di appagamento. In fondo, con 1.600.000 dollari in più in tasca, deve essere più facile accettare la sconfitta. A braccio finalmente sciolto, Flavia è volata 4-0. Roberta si è sciolta ancor di più, ha giocato due game da urlo ma non c'è mai stata la sensazione che potesse ricucire anche stavolta. Infatti Flavia si è aggudicata gli ultimi due game prima di regalarci 10 minuti meravigliosi. Dieci minuti che hanno mostrato al mondo la parte più bella dell'amicizia. C'era un pizzico di timore che lo svolgimento della partita potesse creare qualche crepa nel loro rapporto. Invece si sono salutate con un abbraccio di 12 secondi, bellissimo perché sincero. Roberta si è mostrata una splendida perdente, ridendo e scherzando quasi come se avesse vinto.


ALTRI OBIETTIVI, ALTRE SPERANZE, ALTRI DESIDERI

In attesa della premiazione si sono sedute una accanto all'altra, come due scolarette in attesa di un diploma o magari della consegna di una coppetta di un torneo regionale pugliese…o del Roland Garros junior, che vinsero tanti anni fa sul Campo 1 di Bois de Boulogne. Ridevano, parlavano tra loro, mostravano a milioni di persone come il rispetto, la lealtà e l'amicizia siano più importanti di un risultato sportivo, anche quando la posta in palio è così alta. E poi c'è stata la premiazione e il plotoncino di fotografi, tramite i loro cannoni, hanno consegnato alla storia un momento che potrebbe anche non ripetersi. Non ci sarebbe altro. Invece Flavia ci ha sorpresi e chissà se sarà ancora convinta di averci informato nei tempi giusti. I paragoni con alcuni casi della storia recente non sono pertinenti: nel 2002, quando vinse lo Us Open, Sampras non sapeva che quello sarebbe stato il suo ultimo match. Gli acciacchi e la paternità gli hanno fatto maturare gradualmente l'idea, comunicata 12 mesi dopo sullo stesso campo, con il figlioletto in braccio. Marion Bartoli…chissà. Non sapremo mai avesse per la testa quando ha vinto Wimbledon e perché ha annunciato il ritiro un mese dopo. Lei parlò di ragioni fisiche ma qualche misteriuccio c'è ancora. Ma si è goduta l'esaltazione post-Wimbledon senza fastidi alternativi. Invece Flavia si è auto-condannata a dover rispondere alle stesse domande per i prossimi due mesi, giusto il tempo di giocare gli ultimi 4-5 tornei della sua vita. Con uno Slam in bacheca sarà tutto più tollerabile, fin quasi piacevole. E poi Flavia l'ha detto: “Per il tennis sono vecchia, per il resto della vita sono ancora giovane”. Il tennis le ha dato tutto. Adesso ci sono altri obiettivi, altre speranze, altri desideri.


US OPEN 2015 DONNE – Finale
Flavia Pennetta (ITA) b. Roberta Vinci (ITA) 7-6(4) 6-2