COPPA DAVIS – Da venerdì le semifinali. La Gran Bretagna di Murray, con l’incognita del secondo singolarista, ha nel mirino una finale che manca da quasi 40 anni, Australia e Hewitt permettendo. L’Argentina fa visita al Belgio, favorito sul veloce di Bruxelles.Archiviato lo Us Open torna la Coppa Davis, con le semifinali più curiose degli ultimi anni. Da una parte Gran Bretagna-Australia, dall’altra Belgio-Argentina. Tutte sorprese o quasi, specialmente alla luce dei loro risultati nelle edizioni più recenti. Nelle ultime otto solo l’Argentina era già andata (e spesso) così avanti. L’Australia non entrava fra le ultime quattro dal 2006, il Belgio dal 1999, la Gran Bretagna addirittura dal 1981. I ragazzi di Leon Smith si sono guadagnati un risultato storico grazie alla doppietta su Stati Uniti e Francia, e hanno tutte le carte in regola per prendersi quella finale che oltremanica manca dal ’78, quando sul veloce di Rancho Mirage (California) John McEnroe fermò il quartetto Lloyd-Lloyd-Mottram-Cox. Stavolta a caccia dell’impresa ci andrà Andy Murray, spalleggiato in singolare da uno fra James Ward e il giovane di origini sudafricane Kyle Edmund, che grazie al recente ingresso nei top 100 lo precede nel ranking, ma sarebbe all'esordio con la maglia della nazionale. Nelle convocazioni ufficiali è stato escluso il primo, scatenando un po’ di panico nel Paese, ma l’arcano è stato presto svelato. Ward è partito coi compagni e si sta regolarmente allenando alla Emirates Arena di Glasgow, il capitano deciderà solo alla vigilia chi inserire in formazione. Probabilmente la scelta ricadrà proprio sul più esperto, sempre capace di esaltarsi in Davis ed eroe a marzo contro gli Stati Uniti sullo stesso campo che ospiterà la semifinale, ma non è da escludere che, qualora il rendimento di Edmund piacesse particolarmente, Leon Smith non decida di inserirli in formazione entrambi. A quel punto dovrebbe rinunciare a un doppista, Jamie Murray o Dominic Inglot, ma non dovrebbe essere un grosso problema.
 
I PIANI DI NONNO HEWITT
Spesso nelle situazioni delicate (ultime due contro Italia e Francia) il giovane capitano inglese ha schierato il suo leader Andy Murray anche in doppio, ed è probabile che la situazione si ripeta nel prossimo week-end. Insieme al fratello, finalista negli ultimi due Slam e fresco proprio oggi di best ranking all’ottavo gradino della classifica di specialità, Andy ha siglato un punto fondamentale al Queen’s contro la Francia: giusto dargli fiducia di nuovo in caso di 1-1. Sul GreenSet della più grande città scozzese si è presentata da ieri un’Australia priva del suo bad boy Nick Kyrgios, per i noti fatti di Montreal. Una scelta corretta dal punto di vista etico, un po’ meno se si guarda alla qualità del team, che rinuncia a un pezzo da 90. Tuttavia, capitan Wally Masur (che si è portato dietro anche Alex Bolt e John Millman: sì, proprio lui) si consola col rientro di Bernard Tomic, assente nella sfida-thriller col Kazakhstan, vinta al singolare decisivo dopo lo 0-2 del day one. Proprio le scelte operate dal capitano australiano sull’erba di Darwin potrebbero essere molto indicative sulla tattica che ha intenzione di utilizzare, anche se in questo caso partirà con la certezza (o quasi) di non poter vincere i due singolari con Murray in campo. Per i canguri, dunque, molto ruoterà intorno al solito Lleyton Hewitt. L’ex numero uno del mondo ha già piantato in salotto il chiodo a cui appenderà la sua Yonex, ma si è concesso un ultimo sogno, studiando il suo 2015 proprio in funzione dell’Insalatiera. Si è già travestito da eroe ai quarti di finale, chissà che non ci prenda gusto. Quasi sicuramente verrà di nuovo escluso nella prima giornata, per risparmiare energie da sparare in un doppio cruciale e sull’eventuale (e possibile) 2-2. Una situazione che Rusty sta sognando dal 19 luglio scorso.
 
IL BELGIO SULLE SPALLE DI GOFFIN
Da Glasgow a Bruxelles per l’altra semifinale, con il peso della responsabilità che passa dalle spalle di Andy Murray a quelle di David Goffin, numero uno del Belgio nel match casalingo con l’Argentina. La portata di una finale per i padroni di casa la dicono i numeri: il Belgio l’ha raggiunta una volta sola, la bellezza di 111 anni fa, alla sua prima partecipazione. Detto che Goffin non potrà sbagliare, il possibile bis passerà soprattutto dal numero due Steve Darcis. Sul veloce il trentunenne di Liegi ha i mezzi per battere sia Leonardo Mayer (con cui condivide una netta sconfitta da Federer a New York) sia Federico Delbonis, e potrà contare pure sull’aiuto del pubblico casa, in quella Forest National solitamente utilizzata per i concerti, ma stavolta pronta ad accogliere il frastuono di circa ottomila tifosi. Attenzione comunque agli argentini, che hanno già fatto un miracolo al primo turno contro il Brasile, e quando si parla di Coppa Davis hanno sempre le motivazioni a mille. A differenza degli altri anni sono privi di un top player (che sia Del Potro o Nalbandian, senza scomodare i precedenti) ma si trovano in semifinale e sono forse il team più omogeneo dei quattro. Un fattore che in Davis conta tantissimo. Addirittura, si può quasi dire siano stati un tantino sfortunati. Se avessero potuto giocare in casa semifinale e finale, visto il livello medio delle avversarie, forse la Davis sarebbe finalmente finita nelle loro mani, che l’hanno accarezzata senza agguantarla in ben quattro finali. Invece gli toccherà una trasferta sul veloce sia contro il Belgio sia nell’eventuale finale, indipendentemente dall’avversaria. Ma guai a darli per spacciati.