COPPA DAVIS – La vigilia delle semifinali è monopolizzata dalla figura da Daniel Evans, ripescato dalla “spazzatura” e schierato titolare in Gran Bretagna-Australia. Talentuoso ma con poca voglia di lavorare, doveva essere a Istanbul… 

Vogliamo tranquillizzare Roland Herfel, supervisor del challenger di Istanbul. Dal suo ufficio in Turchia avrà appreso della convocazione in extremis di Daniel Evans per la semifinale di Coppa Davis tra Gran Bretagna e Australia. “Ma come? Tre giorni fa mi è pervenuto il suo forfait per questo torneo…” deve aver pensato Herfel, magari sentendosi preso in giro. Se date un'occhiata al PDF, scoprirete che il britannico si è ritirato per “motivi personali”. Ma non c'è niente di losco: semplicemente, è stata un'incredibile casualità. Talmente incredibile che non saremmo troppo tranquilli nei panni di Bernard Tomic, suo avversario nella prima giornata di questa storica semifinale, soprattutto per i britannici, che non centrano il match clou dal 1978 e non vincono l'Insalatiera addirittura dal 1936, ultimo regalo di Fred Perry prima di passare al professionismo. Daniel Evans, “Dan” per il pubblico, “Evo” per gli amici, è stato ripescato dalla spazzatura tennistica e per questo è temibile. Come per tutti quelli che hanno visto la melma, gli 8.000 della Emirates Arena di Glasgow saranno una spinta incredibile, forse decisiva. Come tre anni fa a Coventry, quando la Gran Bretagna priva di Murray rimontò da 0-2 contro la Russia. Il punto decisivo arrivò proprio da Evans. Vinse facilmente contro Evgeny Donskoy, 245 posizioni più in alto di lui. Stavolta l'ostacolo dista 277 gradini, giacché Tomic è numero 23. Lui, il ribelle di Birmingham, si trova in 300esima posizione ma lunedì prossimo salirà: gli entreranno i punti della vittoria al Future di Nottingham. Come ha scritto il Guardian, Tomic ed Evans sono due laureati (col massimo dei voti, aggiungiamo noi) all'Università dell'imprevedibilità. Ma dietro questa partita c'è una storia. 


LEON SMITH: GENIO O INCOMPETENTE?

Come detto, Evans viene da un ottimo periodo. Lo scorso anno si è procurato una fastidiosa tendinite al ginocchio sinistro ed è rimasto fermo per qualche mese. Hanno scritto che non aveva più voglia di giocare, che era prossimo al ritiro. Un fallito della racchetta, al massimo un rottame. “Niente di tutto questo – dice lui – semplicemente ero infortunato”. C'era la possibilità di operarsi, ma lui ha preferito un trattamento conservativo. Ripartito da zero, sta vivendo una stagione al di sopra delle aspettative. Ha scalato circa 500 posizioni, ha sfiorato la qualificazione a Wimbledon e ha vinto 29 delle ultime 33 partite. Dopo la vittoria a Nottingham, avrebbe potuto giocare il challenger di Istanbul. Ottima occasione per intascare punti preziosi. Ma era stanco, o forse non aveva voglia. “Il volo per la Turchia era già pagato e prenotato – ha raccontato con candore – ma lunedì sera ho deciso di non andare. Motivo? Martedì mattina avrei dovuto alzarmi presto per andare a Luton. Mi trovavo a casa di mia sorella. Martedì mattina mi sono svegliato e ho trovato una chiamata persa e un messaggio. Era Leon Smith”. Così, come se fosse la cosa più banale del mondo. Intendiamoci: Smith punta tutto su Andy Murray e sul doppio per portare la Gran Bretagna in finale, ma dovrà pur schierare un secondo singolarista. Il posto era di James Ward, ma il figlio di un tassista di Londra viene da nove sconfitte consecutive ed è sceso al numero 141 ATP. Nemmeno il ricordo della vittoria contro Isner, su quello stesso campo, ha convinto Smith. Aveva optato per il giovane Kyle Edmund, esordiente assoluto, numero 100 ATP. Ma Edmund si è procurato un infortunio alla caviglia durante gli allenamenti. E allora, in fretta e furia, la chiamata a Evans. E' un rischio, un grande rischio. Se Dan dovesse giocare bene, magari regalare un punto, Smith diventerebbe un eroe. Ma tra eroe e incapace il confine è labile.


TALENTO MAI IN DISCUSSIONE

Appena arrivato a Glasgow, ha impressionato tutti. Il suo tennis si adatta perfettamente al sintetico indoor, nonché alle palle Slazenger. Pare che in allenamento abbia impensierito addirittura Murray. E poi è uno che non ha paura. Due anni fa, allo Us Open, ha battuto nientemeno che Nishiori e proprio Tomic, senza considerare alcune vittorie decisive proprio in Davis. Il suo problema? Non ha voglia di lavorare. E' il primo ad ammetterlo. “Io non sono un buon lavoratore. Non mi alleno con il giusto impegno. So cosa dovrei fare, ma non lo faccio”. Di lui si ricordano soprattutto le bravate, come quando fece le ore piccole in giro per locali prima di giocare un doppio a Wimbledon junior, nel 2008. In tutta risposta, la federazione gli tagliò i fondi. Gli è poi capitato di ricevere multe e multine varie. Tre mesi fa, a Wimbledon, ha rischiato un record mondiale: multa per scarso impegno in un match che poi avrebbe vinto! L'ha scampata e ha continuato a giocare bene. Il destino ha voluto dargli una chance, una grossa chance. “Il suo talento non è mai stato in discussione – ha detto Murray – inoltre ha sempre mostrato una certa bravura nei match importanti. Chi non è abituato può soffrire, lui sembra esaltarsi”. E così, dalla casa della sorella, si ritrova a giocare il match più importante della carriera. E potrebbe anche diventare un eroe nazionale.

 

COPPA DAVIS 2015 – SEMIFINALI

GRAN BRETAGNA – AUSTRALIA (Glasgow, cemento indoor)

Andy Murray (GBR) vs. Thanasi Kokkinakis (AUS)

Daniel Evans (GBR) vs. Bernard Tomic (AUS)

 

BELGIO – ARGENTINA (Bruxelles, cemento indoor)

David Goffin (BEL) vs. Federico Delbonis (ARG)

Steve Darcis (BEL) vs. Leonardo Mayer (ARG)