Forse è la volta buona: il 9 luglio è nata AITI (Associazione Insegnanti Tennis Italia), il cui obiettivo è assistere gli insegnanti su aspetti trascurati ma fondamentali come previdenza, assicurazioni ecc…Francesco Gambetti: “Non facciamo la guerra a nessuno, anzi…”
Di Riccardo BistiSono passati 13 anni da quando Francesca Martini, deputato della Lega Nord, propose un disegno di legge per regolamentare la figura dell'insegnante di tennis, dandogli riconoscimento giuridico. Il progetto si arenò rapidamente perché lo stesso disegno aveva individuato la FIT come unico ente preposto a formare gli insegnanti, postilla non accettata dalla Commissione dell'epoca. Da allora, la professione continua a non avere riconoscimento giuridico e tanti maestri operano nella più totale ignoranza. Ignoranza su elementi basilari per il loro presente, il loro futuro, la loro vita. Dopo tanto silenzio e progetti morti sul nascere per assenza di adesioni, qualcosa sembra finalmente muoversi. Lo scorso 9 luglio, a Vicenza, è nata l'AITI (Associazione Insegnanti Tennis Italia), ente no profit che si propone di dare un supporto a 360 gradi su tutte le problematiche extra-campo (e sono tante…) dei maestri italiani. L'associazione, che sta lentamente prendendo forma, è presieduta da Francesco Gambetti, direttore del Circolo Tennis Reggio Emilia nonché Tecnico Nazionale FIT. Abbiamo voluto conoscere meglio questa realtà, il cui ruolo potrebbe essere cruciale per il futuro di una professione importantissima. A sgombrare il campo da equivoci, Gambetti ha voluto immediatamente sottolineare che AITI non è un'associazione “contro” chicchessia né intende condurre chissà quali battaglie.“Qualcuno ha detto che vogliamo andare contro la FIT, contro la UISP, o addirittura fare una battaglia contro la FIT insieme alla UISP. Niente di tutto questo. Anzi, il nostro Statuto è stato consegnato personalmente da Paolo Pulerà al vicepresidente FIT Gianni Milan a Milano Marittima. La FIT sarà invitata al nostro primo convegno e anzi sarebbe bello poter instaurare un rapporto preferenziale. Detto questo, noi abbiamo la nostra identità: non vogliamo fare la guerra a nessuno ma neanche subire campagne negative, anche perché abbiamo fatto le cose per bene”. Fatta la doverosa premessa, addentriamoci nel mondo AITI, curiosamente nato tramite la spinta dei social network.
Gambetti, come è nato questo progetto?
Tempo fa fui aggiunto ad un gruppo Facebook denominato “Maestri e istruttori di tennis” creato da Elisabetta Contarini ed Enrico Pighi. All'interno del gruppo ci si ponevano domande sulle situazioni lavorative dei maestri. Si capì che alcune figure e personaggi non erano tutelati, erano senza pensione…insomma, emerse la non informazione dei vari insegnanti su tanti aspetti che pure li riguardano in prima persona. Il dibattito si è poi allargato alla gestione dei circoli e tanti altri aspetti. Così si decise di fare una riunione a Bologna per discuterne insieme.
Perché proprio lei è diventato il presidente?
Mi sono reso conto che potevo dare una mano anche in virtù del mio doppio impegno nel settore: dirigo un circolo e ho ancora la qualifica di Tecnico Nazionale, anche se non vado più in campo. Diedi diverse risposte su tematiche di vario genere: certificati medici, tutele previdenziali, problematiche delle ASD. Ho messo le mie conoscenze a disposizione di chi fosse interessato. Ad esempio, pochi sapevano dei certificati medici e dei defibrillatori. Cose fondamentali, che diventano cruciali quando porti delle persone su un campo da tennis. Sotto la tua responsabilità.
Quali sono gli obiettivi AITI?
Unire una categoria sempre più vasta, indipendentemente dalle qualifiche. Sono in tanti a occuparsi di tennis in questo senso: insegnanti, preparatori, mental coach…ci rivolgiamo anche ai giocatori di alto livello che probabilmente diventeranno coach o insegnanti, senza dimenticare i coach stessi. Ci piacerebbe creare un database per verificare le problematiche dei maestri nelle varie zone d'Italia. Vorremmo monitorare la situazione da un punto di vista NON tecnico, e su questo informare e tutelare. Inoltre vorremmo aprire una bacheca di “cerco-offro lavoro”: se oggi un insegnante perde il suo lavoro, non ha molti canali a cui rivolgersi. L'associazione può essere utile. Se ci stabilizzeremo ci piacerebbe offrire borse di studio ai giovani più promettenti e dare una mano a chi è in difficoltà. Altre cose: individuare le migliori offerte a livello assicurativo, per i contributi previdenziali, per la tutela in caso di infortuni…Inoltre ci saranno convegni per scambiarci idee e informazioni.
Di cosa parlerete in questi convegni?
Tante cose. I diritti dei lavoratori e le problematiche delle ASD (Associazioni Sportive Dilettantistiche, ndr), in modo che il maestro sia informato sulle attività di un dirigente. Capita spesso, infatti, che il maestro non comprenda i problemi che devono affrontare i dirigenti di circolo. Se li conosce, sarà certamente più tutelato. Capita spesso che gli insegnanti firmino dei contratti un po' “a caso”: AITI può far capire ai maestri che un certo tipo di contratto può essere vantaggioso rispetto a un altro, collaborando con la FIT e gli altri enti di promozione sportiva. Vogliamo informare su quello che accade, come gli accertamenti (giusti) effettuati dall'Agenzia delle Entrate: molti non ne sanno nulla. C'è chi pensa che intascare 5 euro all'ora sia un bene, ma non sanno che altri prendono 25, che esistono le partite IVA, che esiste un ispettorato del lavoro che effettua dei controlli…
Cosa bisogna fare per aderire all'AITI?
Basta compilare la scheda di adesione presente sul nostro sito internet (www.aiti.tennis), già attivo e che a breve verrà indicizzato. La scheda andrà inviata al consiglio direttivo: per noi sarà importante sapere chi entra, perché dobbiamo limitarci alle categorie indicate dallo Statuto. Quando arriva l'approvazione, si paga una quota associativa di 80 euro annui. A quel punto, si partecipa attivamente alla vita associativa.
Come si insegna a giocare a tennis in Italia?
Rispetto a una volta, l'insegnante di tennis è molto più formato. Ci sono competenze assolutamente eccellenti. 20 anni fa si insegnava la tecnica: oggi, anche grazie alle tecnologie, ci sono insegnanti che sembrano scienziati dello sport: magari non li sono, ma di sicuro ci si avvicinano. In Italia la formazione è molto positiva: il tasto dolente è la tutela. Sul piano tecnico ci sono gli aggiornamenti, ci sono le pubblicazioni….quello che manca è una formazione a 360 gradi sugli aspetti extra-campo (contratti, fiscalità, previdenza, assicurazioni…). Noi vorremmo provare a colmare questa lacuna.
Nel 2002 uscì il famoso disegno di legge per regolamentare la professione di Insegnante di Tennis. Se fosse andata in porto, oggi ci sarebbe bisogno di AITI?
Non lo so. Non posso dire se avessero progettato contratti e previdenze, così come non so se le altre categorie di lavoratori con un ordine professionale siano informati su queste cose. Posso dire quello che si vede oggi: gente che non sa cosa sia una partita IVA, un regime dei minimi o addirittura una ASD. Ma non è colpa dei maestri, semplicemente questi aspetti non vengono evidenziati. Molti mi dicono che dobbiamo fare come i maestri di sci, che hanno il loro riconoscimento giuridico. Tuttavia, va detto che loro hanno una trafila molto dura che comprende l'elemento della pericolosità. Tra l'altro, non tutti i club sarebbero in grado di pagare una cassa previdenziale. Più in generale, l'idea di un albo professionale è certamente valida perché ci sarebbe una maggiore tutela.
Lei dipinge un quadro in cui gli insegnanti sono scarsamente preparati su vari argomenti: come ci si è arrivati? Esistono delle colpe?
Non saprei. Non so se è colpa dei maestri o di chi li ha formati. Magari c'è chi pensa solo al proprio orticello, mentre altri sono più 'impegnati'. Di certo la situazione attuale richiede una profonda conoscenza che molti maestri non hanno. Preferirei non guardarmi alle spalle: il passato non conta. Dobbiamo guardare al presente e soprattutto al futuro. Noi non dobbiamo insegnare la tecnica, ma dare delle risposte agli insegnanti. Sarà spesso capitato di domandarsi: “Cosa posso fare?” oppure “Questo contratto è giusto?”. Noi siamo un rifugio e una fonte di informazione su aspetti che vanno al di fuori del campo da tennis. AITI nasce per dare sicurezze e siamo convinti della bontà del progetto. Esistono associazioni di calciatori e cose simili sia nella pallavolo che nel basket, non vedo perché non possa esserci anche nel tennis.
Quanta gente insegna tennis in Italia?
Difficile a dirsi, bisognerebbe chiedere ai vari enti di formazione. Quando ci saremo messi in moto, sarà un dato importante da ottenere. Creare una mappatura reale sarà basilare. Siamo comunque nell'ordine delle migliaia, potrei dire da 5.000 a 8.000 ma correrei il rischio di non essere preciso.
Di Riccardo Bisti
Sono passati 13 anni da quando Francesca Martini, deputato della Lega Nord, propose un disegno di legge per regolamentare la figura dell'insegnante di tennis, dandogli riconoscimento giuridico. Il progetto si arenò rapidamente perché lo stesso disegno aveva individuato la FIT come unico ente preposto a formare gli insegnanti, postilla non accettata dalla Commissione dell'epoca. Da allora, la professione continua a non avere riconoscimento giuridico e tanti maestri operano nella più totale ignoranza. Ignoranza su elementi basilari per il loro presente, il loro futuro, la loro vita. Dopo tanto silenzio e progetti morti sul nascere per assenza di adesioni, qualcosa sembra finalmente muoversi. Lo scorso 9 luglio, a Vicenza, è nata l'AITI (Associazione Insegnanti Tennis Italia), ente no profit che si propone di dare un supporto a 360 gradi su tutte le problematiche extra-campo (e sono tante…) dei maestri italiani. L'associazione, che sta lentamente prendendo forma, è presieduta da Francesco Gambetti, direttore del Circolo Tennis Reggio Emilia nonché Tecnico Nazionale FIT. Abbiamo voluto conoscere meglio questa realtà, il cui ruolo potrebbe essere cruciale per il futuro di una professione importantissima. A sgombrare il campo da equivoci, Gambetti ha voluto immediatamente sottolineare che AITI non è un'associazione “contro” chicchessia né intende condurre chissà quali battaglie.“Qualcuno ha detto che vogliamo andare contro la FIT, contro la UISP, o addirittura fare una battaglia contro la FIT insieme alla UISP. Niente di tutto questo. Anzi, il nostro Statuto è stato consegnato personalmente da Paolo Pulerà al vicepresidente FIT Gianni Milan a Milano Marittima. La FIT sarà invitata al nostro primo convegno e anzi sarebbe bello poter instaurare un rapporto preferenziale. Detto questo, noi abbiamo la nostra identità: non vogliamo fare la guerra a nessuno ma neanche subire campagne negative, anche perché abbiamo fatto le cose per bene”. Fatta la doverosa premessa, addentriamoci nel mondo AITI, curiosamente nato tramite la spinta dei social network.
Gambetti, come è nato questo progetto?
Tempo fa fui aggiunto ad un gruppo Facebook denominato “Maestri e istruttori di tennis” creato da Elisabetta Contarini ed Enrico Pighi. All'interno del gruppo ci si ponevano domande sulle situazioni lavorative dei maestri. Si capì che alcune figure e personaggi non erano tutelati, erano senza pensione…insomma, emerse la non informazione dei vari insegnanti su tanti aspetti che pure li riguardano in prima persona. Il dibattito si è poi allargato alla gestione dei circoli e tanti altri aspetti. Così si decise di fare una riunione a Bologna per discuterne insieme.
Perché proprio lei è diventato il presidente?
Mi sono reso conto che potevo dare una mano anche in virtù del mio doppio impegno nel settore: dirigo un circolo e ho ancora la qualifica di Tecnico Nazionale, anche se non vado più in campo. Diedi diverse risposte su tematiche di vario genere: certificati medici, tutele previdenziali, problematiche delle ASD. Ho messo le mie conoscenze a disposizione di chi fosse interessato. Ad esempio, pochi sapevano dei certificati medici e dei defibrillatori. Cose fondamentali, che diventano cruciali quando porti delle persone su un campo da tennis. Sotto la tua responsabilità.
Quali sono gli obiettivi AITI?
Unire una categoria sempre più vasta, indipendentemente dalle qualifiche. Sono in tanti a occuparsi di tennis in questo senso: insegnanti, preparatori, mental coach…ci rivolgiamo anche ai giocatori di alto livello che probabilmente diventeranno coach o insegnanti, senza dimenticare i coach stessi. Ci piacerebbe creare un database per verificare le problematiche dei maestri nelle varie zone d'Italia. Vorremmo monitorare la situazione da un punto di vista NON tecnico, e su questo informare e tutelare. Inoltre vorremmo aprire una bacheca di “cerco-offro lavoro”: se oggi un insegnante perde il suo lavoro, non ha molti canali a cui rivolgersi. L'associazione può essere utile. Se ci stabilizzeremo ci piacerebbe offrire borse di studio ai giovani più promettenti e dare una mano a chi è in difficoltà. Altre cose: individuare le migliori offerte a livello assicurativo, per i contributi previdenziali, per la tutela in caso di infortuni…Inoltre ci saranno convegni per scambiarci idee e informazioni.
Di cosa parlerete in questi convegni?
Tante cose. I diritti dei lavoratori e le problematiche delle ASD (Associazioni Sportive Dilettantistiche, ndr), in modo che il maestro sia informato sulle attività di un dirigente. Capita spesso, infatti, che il maestro non comprenda i problemi che devono affrontare i dirigenti di circolo. Se li conosce, sarà certamente più tutelato. Capita spesso che gli insegnanti firmino dei contratti un po' “a caso”: AITI può far capire ai maestri che un certo tipo di contratto può essere vantaggioso rispetto a un altro, collaborando con la FIT e gli altri enti di promozione sportiva. Vogliamo informare su quello che accade, come gli accertamenti (giusti) effettuati dall'Agenzia delle Entrate: molti non ne sanno nulla. C'è chi pensa che intascare 5 euro all'ora sia un bene, ma non sanno che altri prendono 25, che esistono le partite IVA, che esiste un ispettorato del lavoro che effettua dei controlli…
Cosa bisogna fare per aderire all'AITI?
Basta compilare la scheda di adesione presente sul nostro sito internet (www.aiti.tennis), già attivo e che a breve verrà indicizzato. La scheda andrà inviata al consiglio direttivo: per noi sarà importante sapere chi entra, perché dobbiamo limitarci alle categorie indicate dallo Statuto. Quando arriva l'approvazione, si paga una quota associativa di 80 euro annui. A quel punto, si partecipa attivamente alla vita associativa.
Come si insegna a giocare a tennis in Italia?
Rispetto a una volta, l'insegnante di tennis è molto più formato. Ci sono competenze assolutamente eccellenti. 20 anni fa si insegnava la tecnica: oggi, anche grazie alle tecnologie, ci sono insegnanti che sembrano scienziati dello sport: magari non li sono, ma di sicuro ci si avvicinano. In Italia la formazione è molto positiva: il tasto dolente è la tutela. Sul piano tecnico ci sono gli aggiornamenti, ci sono le pubblicazioni….quello che manca è una formazione a 360 gradi sugli aspetti extra-campo (contratti, fiscalità, previdenza, assicurazioni…). Noi vorremmo provare a colmare questa lacuna.
Nel 2002 uscì il famoso disegno di legge per regolamentare la professione di Insegnante di Tennis. Se fosse andata in porto, oggi ci sarebbe bisogno di AITI?
Non lo so. Non posso dire se avessero progettato contratti e previdenze, così come non so se le altre categorie di lavoratori con un ordine professionale siano informati su queste cose. Posso dire quello che si vede oggi: gente che non sa cosa sia una partita IVA, un regime dei minimi o addirittura una ASD. Ma non è colpa dei maestri, semplicemente questi aspetti non vengono evidenziati. Molti mi dicono che dobbiamo fare come i maestri di sci, che hanno il loro riconoscimento giuridico. Tuttavia, va detto che loro hanno una trafila molto dura che comprende l'elemento della pericolosità. Tra l'altro, non tutti i club sarebbero in grado di pagare una cassa previdenziale. Più in generale, l'idea di un albo professionale è certamente valida perché ci sarebbe una maggiore tutela.
Lei dipinge un quadro in cui gli insegnanti sono scarsamente preparati su vari argomenti: come ci si è arrivati? Esistono delle colpe?
Non saprei. Non so se è colpa dei maestri o di chi li ha formati. Magari c'è chi pensa solo al proprio orticello, mentre altri sono più 'impegnati'. Di certo la situazione attuale richiede una profonda conoscenza che molti maestri non hanno. Preferirei non guardarmi alle spalle: il passato non conta. Dobbiamo guardare al presente e soprattutto al futuro. Noi non dobbiamo insegnare la tecnica, ma dare delle risposte agli insegnanti. Sarà spesso capitato di domandarsi: “Cosa posso fare?” oppure “Questo contratto è giusto?”. Noi siamo un rifugio e una fonte di informazione su aspetti che vanno al di fuori del campo da tennis. AITI nasce per dare sicurezze e siamo convinti della bontà del progetto. Esistono associazioni di calciatori e cose simili sia nella pallavolo che nel basket, non vedo perché non possa esserci anche nel tennis.
Quanta gente insegna tennis in Italia?
Difficile a dirsi, bisognerebbe chiedere ai vari enti di formazione. Quando ci saremo messi in moto, sarà un dato importante da ottenere. Creare una mappatura reale sarà basilare. Siamo comunque nell'ordine delle migliaia, potrei dire da 5.000 a 8.000 ma correrei il rischio di non essere preciso.
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