IL CASO – La sentenza del CAS di Losanna sul ricorso (respinto) di Guillermo Olaso, squalificato 5 anni per aver combinato una partita. In questo caso le prove sembrano schiaccianti, ma i giocatori sanno che ogni anno firmano una rinuncia al diritto di difesa? 

Guillermo Olaso ha scelto l'oblio. Da quando il CAS di Losanna ha rigettato il suo ricorso contro la pesante squalifica inflitta dall'Anti Corruption Hearing Officer (AHO) per essersi venduto una partita, il basco è sparito. Spariti i suoi profili social, nessuna intervista…nessuno sa niente. E probabilmente nulla si saprà fino al 23 maggio 2017, giorno in cui scadrebbe la sanzione che gli ha troncato la carriera. 5 anni di squalifica, con sospensione degli ultimi 18 mesi in caso di pagamento della sanzione pecuniaria (25.000 dollari) e, ovviamente, nessun'altra infrazione. In teoria il bilbaino potrebbe ancora essere in tempo. Nel 2017 avrà 29 anni e sarà in piena efficienza fisica. Ma nel frattempo è scomparso, volatilizzato. Completamente ritirato a vita privata. Ma è opportuno ripercorrere la sua vicenda, anche perché il CAS-TAS di Losanna ha reso pubblica la sentenza che rigetta il suo ricorso. Vista l'assoluta riservatezza con cui opera la TIU, corpo investigativo creato qualche anno fa per volere di ATP, WTA e prove del Grande Slam, le sentenze di Losanna sono l'unica fonte per capirci qualcosa. Ma se nella sentenza a carico di David Savic le omissioni non hanno impedito di riconoscere i nomi di altre persone coinvolte nei fatti, come ottimamente documentato da Federico Ferrero, stavolta sono stati molto attenti a cancellare qualsiasi dettaglio che potesse identificare altre figure. Ma la vicenda è interessante e si presta a più di una riflessione. La sentenza del CAS è stata depositata il 30 settembre 2014 e ha avuto modesta risonanza. Risonanza pressoché nulla quando è stata pubblicata. Proviamo a sintetizzare le 30 pagine che hanno integralmente confermato la sentenza di primo grado.

 

Nel 2010, la Tennis Integrity Unit è stata avvisata da una società di scommesse (non hanno citato nemmeno quella!) che aveva ritenuto sospette tre scommesse su altrettanti match giocati in due tornei. Uno di questi, anche se viene ostinatamente censurato nella sentenza, è l'incontro tra Danjiel Braun e Guillermo Olaso, giocato il 3 novembre 2010 alla President's Cup di Astana. Lo sconosciuto kazako si è imposto con un doppio 6-3, vincendo la sua unica partita in carriera in un torneo challenger. Su quel match furono giocate otto scommesse da 200 euro ciascuna, più un'altra in Gran Bretagna, da 500 sterline.

 

Prima dell'incontro, Jeef Rees (allora a capo della TIU) ha contattato il supervisor e ha parlato con entrambi i giocatori, i qual hanno ricevuto una lettera a mano (firmata dallo stesso Rees) con segnalate le varie sanzioni previste per chi altera il risultato di una partita. A chiudere, li ha invitati a giocare al top e di contattare la TIU per qualsiasi tentativo di corruzione. Il match è stato visto da una figura non ben identificata (forse un giocatore?) che il giorno stesso ha inviato un report alla TIU. E' così iniziata un'investigazione in cui il detective Nigel Willerton (che nel 2013 avrebbe preso il posto di Rees) ha interrogato Olaso un paio di volte, la prima a Barcellona e la seconda a Cesena, molto probabilmente durante il torneo future del 2013, in cui Olaso perse in semifinale da Andrea Arnaboldi. Entrambe le audizioni sono state registrate. Nel frattempo, Olaso aveva già provveduto a consegnare i tabulati di due utenze telefoniche.

 

Il 29 agosto 2013, la TIU ha informato Olaso delle accuse a suo carico. Lo spagnolo avrebbe accettato di perdere la famosa partita di Astana, non ha avvisato la TIU e avrebbe distrutto o manomesso i messaggi dove c'erano le prove dell'avvenuta combine. Tra l'altro, avrebbe anche manomesso o distrutto la SIM incriminata. L'udienza presso l'Anti-Corruption Hearing Officer (nonostante le proteste della difesa, che metteva in discussione l'indipendenza del giudice Richard H. McLaren) si è tenuta il 4 dicembre 2013 e si è risolta con la sentenza del 23 dicembre 2013: cinque anni di squalifica e 25.000 dollari di multa (con la già citata postilla della sospensione). Motivo della sentenza? Le trascrizioni Skype (in Italia quelle relative al famoso caso Bracciali-Starace sono finite sui giornali. In questo caso, sono rimaste ben secretate) non mostrerebbero in alcun modo l'innocenza di Olaso. Anzi, l'unica ragione per cui avrebbe potuto rifiutare la proposta di corruzione sarebbe stata “la paura di essere scoperto”.


UN PERSONAGGO MISTERIOSO TRA I TESTIMONI

Il 14 gennaio 2014, il basco ha presentato ricorso presso il CAS di Losanna, ente supremo per questo genere di casi. La prima metà del 2014 è stata un susseguirsi di lettere, istanze e controlettere in cui Olaso chiedeva continuamente la sospensione della pena (mai accordata) e si preoccupava del fatto che la Corte sarebbe stata composta da tre persone (non avrebbe avuto i soldi per poterselo permettere). Nel frattempo il CAS ha ascoltato una serie di testimoni, sui quali Olaso ha sempre manifestato dubbi sull'imparzialità. Il 18 luglio 2014, il CAS ha stabilito che le testimonianze scritte avrebbero preso il posto di quelle orali, ma che gli stessi testimoni avrebbero potuto essere interrogati da entrambe le parti. E così è avvenuto nell'udienza del 6 agosto 2014.

 

Quel giorno, sono state ascoltate sei persone: tutte hanno confermato la veridicità e la correttezza delle proprie dichiarazioni messe a verbale.

  • Nigel Willerton ha ricordato di aver ricevuto una mail confidenziale da Olaso, il quale gli aveva detto di essere stato “approcciato” tramite Facebook.

  • Elli Weeks, tecnica che aveva ricevuto il materiale probatorio da Willerton. Materiale su cui ha effettuato una relazione.

  • Un personaggio misterioso (forse un tennista? A tempi, qualcuno fece il nome di David Savic), il quale ha confermato di essere stato in contatto con tennisti ed ex tennisti, dei quali avrebbe fatto i nomi alla TIU. A inizio 2011 avrebbe provato a consegnare 2.000 euro a Olaso in una stanza d'albergo, ma lo spagnolo avrebbe rifiutato perché “Willerton era nei paraggi”, e che avrebbe preso i soldi quando li avrebbe avuti tutti. Il personaggio misterioso si è detto incerto sul fatto che la TIU possa provare tutto questo.

  • Gayle Bradshaw dell'ATP ha specificato che tutti i giocatori firmano il Rulebook ATP a inizio stagione e che Olaso aveva spesso consultato i regolamenti nella playerzone del sito ATP, spazio protetto da password personale e riservato ai soli giocatori.

  • John Groninger, colui che ha estrapolato il materiale probatorio dal computer di un personaggio misterioso, dove c'erano le varie conversazioni tenute da Olaso.

  • Il supervisor del torneo in questione. Il nome è oscurato: noi possiamo dire che ad Astana, nel 2010, c'era il tedesco Hans Jurgen Ochs.


LA DIFESA DI OLASO

Dopo le testimonianze, Olaso ha provato a difendersi con una serie di argomentazioni. In primis, ha detto che nel 2010 non sapeva esattamente cosa stesse firmando quando ha sottoscritto il Rulebook ATP. Glielo avrebbero presentato come un atto formale prima di giocare il challenger di San Paolo. Inoltre non riconosce la giurisdizione della legge della Florida per questo genere di casi (regola K.3 del Tennis Anti-Corruption Program) e nemmeno l'operato del AHO, perchè – a suo dire – non c'era l'imparzialità di Willerton. Inoltre ha detto che negli interrogatori non sarebbe stato informato del suo diritto al silenzio e che le conversazioni Skype non sarebbero ammissibili perché piene di “contraddizioni” e “imprecisioni”, oltre alla non correttezza della catena di custodia. Inoltre ha chiesto una specie di “prescrizione” perché le indagini sarebbero partite a più di due anni dai fatti e che la TIU non ha in alcun modo dimostrato che ha perso di proposito contro il modesto Braun. “Skype non determina che io abbia perso apposta. Non ci sono tutte le conversazioni, mancano intere sequenze e non c'è il riferimento alle conversazioni telefoniche avute quel giorno con il personaggio misterioso” è la sintesi del suo pensiero. Al massimo ha accettato di aver avuto la tentazione di vendersi la partita, ma che non c'è stato alcun tentativo di truffa perché in campo ci ha provato, non ha accettato soldi e si è staccato immediatamente dalle persone del giro delle scommesse. La difesa dello spagnolo ha poi aggiunto che la sentenza non tiene conto della malavita dietro questa operazione. Gli avrebbero imposto di perdere perché in caso contrario ci avrebbero rimesso molti soldi, attuando la più classica delle minacce. Infine, la sanzione di 25.000 dollari sarebbe stata troppo severa per lui, che con il tennis non si è certo arricchito.


LA REPLICA DELLA TIU

La TIU ha replicato, punto per punto.

  • Gli interrogatori sono stati corretti perché lo avevano informato della possibilità di essere assistito da un avvocato durante l'audizione, diritto a cui ha rinunciato. Inoltre la giurisdizione della Florida prevede che i privati possano rinunciare a certi diritti e tutele.

  • I messaggi Skype sono utilizzabili perché recuperati dall'hard disk del personaggio misterioso e poi collocati su un altro disco. L'uomo senza nome ha testimoniato che i passaggi si riferivano a una conversazione tra lui e Olaso, fatto che lo spagnolo non ha mai negato.

  • L'indagine ha rispettato i tempi perché l'articolo J.1 delle norme anti-corruzione, anche se non chiarissime, dispongono che si può operare su fatti che siano avvenuti da meno di 8 anni e scoperti da meno di 2. Una differenza sottile ma sostanziale, che dunque rende le indagini pienamente legittime.

  • Olaso non poteva non conoscere le norme ATP perché aveva spesso visitato il Rulebook ATP

  • Olaso ha commesso comunque l'illecito anche se poi è sceso in campo per vincere (tesi comunque non accettata) perché la norma E.3 dice che la prova è raggiunta anche se non si raggiunge la certezza che il giocatore abbia perso apposta la partita. In altre parole, Olaso avrebbe dovuto avvisare del tentativo di corruzione e non lo ha fatto.


 
NESSUNA SPERANZA PER OLASO

Preso atto delle diverse prese di posizione, il CAS è entrato nel rito e poi nel merito, dando piena ragione alla Tennis Integrity Unit. Detto che il ricorso è stato ritenuto ammissibile perché presentato il 14 gennaio 2014, dunque entro i termini, si è pronunciata sui seguenti punti.

  • Ogni giocatore che firma il Rulebook ATP ne accetta il contenuto, compresa la giurisdizione della Legge della Florida.

  • Non esiste alcuna prova di parzialità di McLaren, giudice di primo grado. Olaso non ha ricevuto alcun torto da McLaren e comunque era soggetto alle norme AHO in quanto firmatario del Rulebook.

  • Gli interrogatori di Willerton sono stati corretti perché ha ricordato ad Olaso del diritto di avere un avvocato all'inizio di ogni interrogatorio. Tuttavia, alcuni punti del programma anti-corruzione del 2010 (e in vigore ancora oggi) suonano come inquietanti. La regola F.2.b. dice: “Tutte le persone coperte devono cooperare al massimo con le indagini TIU e non possono coprire o distruggere nessuna prova o informazione relativa ai casi di corruzione”, mentre la regola F.2.d è ancora più stringente: “Partecipando o ricevendo l'accredito a qualsiasi evento, una persona coperta rinuncia a qualsiasi diritto di difesa e privilegi forniti da qualsiasi legge o giurisdizione. Se non danno le informazioni richieste sono considerati ineleggibili a giocare o anche solo a presenziare ai tornei, fino a quando la TIU non si ritiene soddisfatta delle risposte ottenute”. Noi riteniamo questa postilla tutt'altro che condivisibile. E poco importa se la legge della Florida ammette uno scenario del genere, ovvero la rinuncia a una qualsiasi forma di difesa. La nostra riflessione, ovviamente, esula dal caso specifico.

  • I messaggi di Skype sono ammissibili perché la catena di custodia è stata corretta. Il laptop del personaggio misterioso è intatto e le trascrizioni sono state ottenute correttamente. Nel novembre 2012, Willerton ha sequestrato il computer e due telefoni del personaggio misterioso e li ha portati con sé in Gran Bretagna. Li ha depositati in una stanza chiusa a chiave e poi li ha consegnati a Groninger, che li ha esaminati dal 26 novembre al 6 dicembre 2012. Ricevuto il report, li ha trasmessi alla Weeks che poi ha inviato il report finale in data 16 luglio 2013. La veridicità delle conversazioni è certificata dal fatto che lo stesso Olaso ha ammesso che l'account Skype era davvero riconducibile a lui.

  • Sulla prescrizione hanno dato pienamente ragione alla TIU: per essere ritenuti nulli, i fatti devono risalire ad almeno otto anni prima. Inoltre, la TIU può intervenire entro due anni da quando li apprende.

  • Sono ritenute mendaci o giù di lì le osservazioni di Olaso sulla sua ignoranza sulle norme. Per sua sfortuna, il sistema registra ogni accesso in playerzone: Gayle Bradshaw ha dimostrato con certezza che lo spagnolo aveva letto articoli in materia di anti-corruzione il 1 gennaio 2008, il 29 febbraio 2008 e il 5 agosto 2008 (all'interno della sezione 'officiating'). Inoltre ha visionato il Rulebook ATP il giorno prima della partita incriminata e lo ha fatto quattro volte sia il 3 dicembre 2013 e che il 4 dicembre 2013, vigilia e giorno dell'udienza presso l'AHO. Ad essere onesti, gli ultimi otto accessi non hanno alcun valore per l'impianto accusatorio ed anzi sarebbero un punto a favore di Olaso, che cerca di informarsi per davvero prima di mettere piede in tribunale. Tuttavia, una trascrizione chat sembra inchiodare il basco. A quanto pare, Olaso sapeva perfettamente di commettere un atto illecito. Parlando con il misterioso interlocutore, informa che dal gennaio 2008 c'è una regola che obbliga i tennisti a riferire immediatamente delle proposte di corruzione. “In questo modo, mi possono fottere comunque”.

  • Non ha alcun valore il fatto che sia sceso in campo per vincere. Secondo le evidenze Skype, lo spagnolo aveva raggiunto un accordo per intascare 15.000 euro in caso di sconfitta. Le stesse conversazioni Skype riportano un episodio del 2009, in cui il personaggio misterioso informava Olaso della possibilità di fare un sacco di soldi in determinati tornei. In un'altra conversazione, lo stesso Olaso gli chiedeva quali tornei avrebbe dovuto giocare per fare più soldi, poi hanno discusso su come sarebbe stato effettuato il pagamento. Viene citata un'altra chat in cui Olaso replica così a una richiesta di corruzione: “Non mollerò questa partita, a meno che l'offerta non sia di parecchi soldi”. Nella stessa conversazione hanno discusso su come si sarebbe dovuto comportare nel match incriminato: avrebbe dovuto lanciare la racchetta in più occasioni e protestare con l'arbitro. C'è infine una chat della vigilia del match incriminato, presumibilmente datata 2 novembre 2010, in cui Olaso ammette il rischio di perdere apposta in cambio di 15.000 euro. E di nuovo via alle discussioni sulle modalità di comportamento (racchette rotte, proteste con l'arbitro).

  • La sconfitta di Olaso sarebbe stata effettivamente deliberata secondo un testimone di cui non si conosce il nome: la persona in questione è stata invitata, per conto della TIU, ad osservare due match, tra cui quello incriminato. A suo dire, Olaso non avrebbe dovuto perdere nemmeno se fosse stato in cattive condizioni. Inoltre, ha trovato il comportamento di Olaso diverso rispetto al passato: lo aveva visto diverse volte e ha notato che si è lamentato molto più del normale e che ha gettato la racchetta più spesso del previsto. Sulla base di questa testimonianza, il CAS è convinto che Olaso abbia truccato il match e lo abbia fatto “volentieri”.

  • Rigettato anche il disperato tentativo dello spagnolo di mostrarsi alla mercè di un'organizzazione criminale. Il basco ha detto di aver cambiato idea sulla combine alla vigilia della partita, ma che per telefono lo hanno minacciato. Sulla base della norma E.4 avrebbe avuto diritto a uno sconto della pena per aver giocato in condizioni psicologiche particolari e con il rischio di ritorsioni. Secondo il CAS non ci sono gli estremi, poiché in casi del genere bisogna avvisare il prima possibile. E lui non lo ha fatto. Inoltre non ha mostrato alcuna prova di essere stato effettivamente minacciato: aver scritto a Willerton di essere stato approcciato “via Facebook” non costituisce certo una prova. Tra l'altro, negli interrogatori, aveva negato di essere stato avvicinato da chicchessia per truccare un match.

  • A chiudere, pur ammettendo che una multa di 25.000 dollari è molto pesante per il giocatore, l'hanno riconosciuta perfettamente in linea con la gravità dell'infrazione.

E così, la sanzione è rimasta tale. Parola del presidente Luc Argand e degli arbitri Ricardo de Buen Rodriguez (scelto dalla difese) e James Robert Reid (scelto dall'accusa).

 

Il processo Olaso è finito. Non ci saranno altri colpi di scena. E' dunque possibile effettuare un breve commento. Le conversazioni Skype sono abbastanza chiare: lo spagnolo si è fatto ingolosire dalla possibilità di un guadagno facile e – probabilmente – ha ceduto in occasione del match di Astana. La sola scelta di giocare un challenger in Kazakhstan era in effetti un po' strana. Era reduce da un'intensa attività sulla terra rossa e nelle due settimane precedenti aveva giocato dieci partite (finale a Sabadell, vittoria a Sant Cugat). Anzichè andare in vacanza o giocare le gare a squadre è andato ad Astana, dove le condizioni di gioco gli erano totalmente sfavorevoli. E il fatto che si sia ritirato prima di giocare il doppio non depone certo a suo favore. Malavita organizzata? Può essere, ma la sentenza sottolinea la totale assenza di prove di minacce o pressioni psicologiche. Magari le avrà avute, ma non è stato in grado di dimostrarle. Insomma, tutto fa pensare che fosse davvero colpevole. Va però segnalato come il Tennis Anti-Corruption Program abbia alcuni articoli che violano qualsiasi elementare forma di diritto. E preoccupa che – nonostante il caso Olaso – la versione del 2015 comprenda ancora gli articoli citati nella sentenza e su cui il CAS non si è pronunciato, limitandosi a menzionarli. Qui sotto riportiamo i passaggi che ci sembrano più significativi.

 

E3: La prova della mancanza di impegno o cattivo rendimento durante la partita può essere un sostegno alle accuse, ma l'assenza di tale prova non preclude che una persona coperta possa essere sanzionata per una violazione del codice.

Nel caso di Olaso c'è stata la prova (la relazione di un testimone che ne ha certificato il comportamento anomalo), ma se un giocatore cambia idea e poi si impegna alla morte? Perché deve essere sanzionato per una colpa che non ha? Ok l'omessa denuncia, ma la combine andrebbe punita solo se si verifica…o no?

F.2.d Partecipando a un evento o accettando un accredito per lo stesso, una persona coperta si impegna contrattualmente a rinunciare e perdere ogni diritto, difese e privilegi previsti da qualsiasi legge in qualsiasi giurisdizione per non trasmettere le informazioni richieste da TIU e AHO. Se la persona non fornisce tali informazioni, l'AHO può rendere un tennista ineleggibile a competere e la persona coperta ad accedere all'evento, in attesa della soddisfazione della richiesta.

Insomma: senza alcun diritto di difesa, l'AHO può squalificare un giocatore (o un coach, o altre persone coinvolte) se non è soddisfatta delle risposte ottenute. Francamente, non ci sembra accettabile. Ma in quanti ne sono a conoscenza?