Dal baratro al paradiso: la più indecifrabile edizione recente delle WTA Finals finisce nelle mani di Agnieszka Radwanska, più costante della Kvitova in finale. È la prima nella storia a vincere malgrado due sconfitte: firma il più importante successo in carriera.“On the top of the World”, sul tetto del mondo. È lo slogan delle WTA Finals, la scritta stampata sul portone d’accesso al campo centrale, ideale per riassumere come si sta sentendo Agnieszka Radwanska, una delle vincitrici più sorprendenti degli ultimi anni. Senza Serena Williams, l’edizione 2015 si annunciava più aperta che mai: potevano vincere in tante, quasi tutte, ma lei non era fra le principali candidate, e invece si è ritagliata la più grande gioia in carriera. Aveva raggiunto una finale a Wimbledon, ma questo successo vale di più, vale l’ultima cartolina della stagione, che fino a gennaio sarà il suo volto sorridente mentre solleva al cielo il trofeo dopo un torneo da favola, con un lieto fine che nemmeno nei sogni più dolci. La storia del suo Masters la conoscono tutti, ma vale la pena ripeterla perchè rimarrà incisa per sempre nella sua carriera e pure nel librone del torneo delle Maestre. Battuta nel primo match da Maria Sharapova, battuta nel secondo match da Flavia Pennetta, quasi fuori nel terzo contro Simona Halep. Avesse perso il tie-break del primo set sarebbe stata matematicamente fuori dalla corsa alle semifinali, invece l'ha vinto risalendo da 1-5, si è presa il primo successo e poi ha sperato che bastasse per passare il turno. Così è stato, ma non si è accontentata. Ha vinto la semifinale battendo la favorita Garbine Muguruza, e oggi è diventata la prima nella storia a vincere le Finals malgrado due sconfitte nel girone. Avrebbe fatto lo stesso Petra Kvitova, ma la finale l’ha vinta lei, chiudendo in bellezza in un match dai tre volti: prima in discesa fino al 6-2 3-1, poi apparentemente sfuggito di mano quando la ceca è salita 2-0 al terzo, quindi di nuovo favorevole fino alle lacrime per il 6-2 4-6 6-3 finale. Un incontro che sintetizza la stagione della Kvitova: una lunga alternanza di alti e bassi, di grandi tornei e brutte prestazioni, in parte giustificati dalla mononucleosi che non le permette di allenarsi al massimo, e oggi pure da un fastidio alla coscia destra, evidenziato da una fasciatura. Ma il suo vero problema è stata la tensione, la paura di vincere. Ha capito che la favorita era lei, e quando ha preso in pugno l’incontro i pensieri negativi l’hanno fregata.
L'ALBA DI UN NUOVO INIZIO?
I suoi continui ‘up and down’ hanno complicato la sua finale ma pure quella della Radwanska, spesso impotente di fronte alle bordate mancine della Maestra del 2011. Ha incassato 41 vincenti, ma anche 53 gratuiti: prima tutto fuori, poi tutto dentro, quindi di nuovo tanti errori. Difficile portare avanti una tattica senza lasciarsi distrarre, ma alla polacca va il merito di esserci riuscita: doveva regalare il meno possibile, far sempre giocare alla rivale una palla in più, ed è quello che ha fatto. I numeri a fine match sono incredibili: in oltre due ore di gioco ha commesso appena cinque (!) errori gratuiti, addirittura zero nel secondo set. Ha rischiato il meno possibile, è vero, ma un match di tre set con così pochi errori è più unico che raro. Quindi chapeau, giù il cappello di fronte a un torneo da sogno. Non ci credeva nessuno, eppure riavvolgendo il nastro si scopre che nella seconda parte dell'anno è stata la seconda delle qualificate a ottenere più punti, dopo Garbine Muguruza. Insomma, un messaggio l’aveva lanciato, ma un avvio di stagione più complicato che mai e le due sconfitte con Sharapova e Pennetta l’avevano fatto passare un po’ sottotraccia. Oggi non sfugge più a nessuno, dopo che ha raccolto il trofeo dalle mani di Chris Evert, vincitrice nel lontano 1972 della prima edizione del Masters. Già, proprio la statunitense, la più acerrima rivale di quella Martina Navratilova che a inizio stagione aveva assunto per provare a fare il definitivo salto di qualità, invece è durata appena qualche settimana. Piace pensare che il passaggio del trofeo possa simboleggiare un nuovo inizio, dopo sette anni fra le top-10 senza mai riuscire a essere protagonista fino in fondo. È stata numero due del ranking, ha giocato una finale Slam e si è fatta amare dal pubblico per il suo tennis tecnico, diverso, intelligente, ma che spesso è mancato sul più bello. Stavolta no, la più grande è stata lei. E se mancava la Williams poco importa: gli assenti hanno sempre torto. “È il più bel giorno della mia vita”, ha detto al microfono, con le lacrime agli occhi e la voce rotta dall’emozione. Ma ora che la maledizione se n'è andata, non è da escludere che possa ripetersi in un futuro non troppo lontano.
WTA FINALS SINGAPORE – FINALE
Agnieszka Radwanska (POL) b. Petra Kvitova (CZE) 6-2 4-6 6-3
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