La nuova arma di Andy Murray dedicata a giocatori agonisti dal braccio allenato che cercano controllo e precisione assoluta. Ottimo il feeling, importante trovare il giusto set-up con le corde.   Di TennisBest Staff – 12 novembre 2015La SchedaHEAD Graphene XT Radical PROLunghezza 68,5 cmProfilo 20-23-21 mmOvale 98 polliciPeso 329 grBilanciamento 32,4 cmInerzia 332Rigidità 67Schema incordatura 16×19A chi la consigliamo Ai giocatori agonisti a cui piace spingere a tutto campo, sfruttando soprattutto la botta piatta e un leggero top spin. Chi ama controllo e precisione sarà benedetto, però, attenzione, richiede un braccio che spinge e altrettanta accortezza nel centrare lo sweet spot (la zona ideale di ovale do colpire la palla) perché i colpi decentrati non vengono troppo perdonati. Meglio per chi vuole offendere che per chi vuole difendersi.  Giudizio finale Che la serie Graphene sia un successo o si è capito dalla prime versioni. Ora che il sistema pare essere in continua evoluzione e permette una sempre miglior polarizzazione (quindi possibilità di redistribuire i pesi in maniera da avere maggior potenza a parità di peso), la nuove Radical non possono che soddisfare l’utente, sia chi già utilizzava la versione precedente sia nuovi adepti. Le caratteristiche principali restano feeling all’impatto (quello sostanzialmente classico, non quasi vuoto delle tubolari), un controllo invidiabile che si traduce in precisione millimetrica. Il top lo offre nelle accelerazioni, i minus sono dati dallo scarso perdono dei colpi decentrati e dal fato che serve un braccio allenato per spingere due ore. Chiaramente è un telaio destinato a giocatori agonisti, altrimenti meglio optare per la versione MP, magari con la schema 16×16 per aumentare spinta e potenza. Però l’agonista vero che vuole colpire forte con estrema sicurezza, ha trovato la sua racchetta perché gli equilibri potenza-controllo-precisione, uniti ad una viva manovrabilità, non è roba da tutti i giorni. Occhio al set-up con le corde, a costo di provare due o tre opzioni diverse.  La corda ideale Ibrido, per mantenere stabili gli equilibri. Se usate monofilo+budello, che resta la soluzione top, ricordatevi che la resistenza è limitata e che la corda rigida tenderà a tagliare in fretta quella morbida. Al posto del budello si potrebbe usare un buon multifilo. Se siete dei seconda categoria o dei terza ben allenati, potete optare anche per il classico monofilo (ricordando di non superare le 15 ore e di tenere la tensione bassa, anche un 20-21 kg), altrimenti meglio optare per un multi-mono di nuova generazione o anche per i multifili di ultima generazione, compresi quelli Head, MLT e Velocity, se il braccio apprezza il controllo ma richiede un aiuto in fase di spinta..  Test in laboratorio Telaio per agonisti: lunghezza tradizionale, piatto da 98 pollici con profilo che varia da 20 a 23 centimetri, con un bilanciamento a 32,4 centimetri e un peso che sfiora i 330 grammi (dati incordata). La rigidità tocca i 67 punti con un buon grado di inerzia, quindi di attitudine alla spinta: 332 punti. Lo schema di incordatura è il classico 16 x 19. Il Graphene utilizzato è quello di ultima generazione e consente un’ottima polarizzazione del telaio, ottenendo, a parità di peso, una racchetta che spinge di più, senza perdere in controllo.   Test in campo Lorenzo, 44 anni, classifica 3.5 Per un’oretta è una goduria perché il feeling all’impatto è bellissimo, il controllo ottimale, la precisione totale. Si “sente” bene la palla e si può spingere a tutto braccio con grande fiducia. Si muove bene a tutto campo, nella variazione degli effetti (senza esagerare con il top spin) e si fatica solo sulle palle molli (se il braccio non è potente) o se si colpisce fuori dallo sweet spot. Dopo un’oretta e un quarto il braccio può cominciare a faticare; con le tubolari, vai avanti tre ore senza accorgerti.  Corrado, 46 anni, classifica 4.2 Con un monofilo a 24-23 kg lo subita messa sulla panca: impatto troppo duro. Poi, smollandosi le corde, capisci che hai un gran controllo. Però onestamente con la mia Extreme Pro faccio molto meno fatica, la palla mi esce più facile, lavoro meglio in difesa e se ogni tanto perdo un po’ di controllo…. pazienza.  Tiziano, 46 anni, classifica 4.1 Facilità e comfort non sono così dissimili dalla versione MP, però si tira decisamente più forte, con maggior penetrazione, guadagnando ancor di più in potenza e controllo.  Paolo, 35 anni, classifica 4.1 Mi piace come si muove, il feeling all’impatto, quel leggero top spin col quale trovo velocità e sicurezza. La sfrutto bene a tutto campo ed è sensibile sotto rete e nei tocchi. Il servizio esce bene, anche lo slice. Ma la qualità più impressionante resta il controllo e quando ti piace spingere, spingere e spingere (senza troppo spin) vuol dire giocare con sicurezza.  Luigi, 18 anni, classifica 3.1 Perfetta: si spinge che è un piacere con un controllo e una precisione mai viste. Metti la palla in un fazzoletto e quando, dopo aver palleggiato in sicurezza, vai in accelerazione, è una vera goduria. Bisogna trovare il giusto set up: io ho scelto il multi-mono, anche per non aggravare troppo l’impatto al mio braccio ma credo che anche un ibrido possa funzionare bene.Rita, 52 anni, classifica NC Mi tengo la MP perché muovere la Pro è più complicato e tutto sommato non guadagno abbastanza perché non riesco a tirarne fuori potenza e profondità di palla. Per preferirla alla MP dovrei allenarmi molto di più, o tornare indietro di un paio di decenni.  Giacomo, 55 anni, classifica NC Io devo sostituire le mie Prince 105 ormai sfibrate ma questa è troppo difficile da muovere ma sopratutto con un impatto troppo duro e secco, anche se ci metto il mio multifilo. Tiro e tiro, ma la alla non va. Continuo a sperare che esca l’oversize o magari la versione MPA da 16×16 che dovrebbe aumentare spinta e spin.  Ugo, 16 anni, classifica 3.3 Ecco, questa è quella che ci voleva perché ho solo 16 anni, ma ho forza, spingo tanto e il braccio non si stanca. Sono un ragazzino ma molto ben preparato fisicamente e abituato a giocare e spingere per due-tre ore al giorno. La Pro dà più consistenza e cattiveria ai miei colpi, trovo maggior profondità e, quello che che cont di più, profondità di palla. Le accelerazioni sono letali, ma bisogna essere be n prepararti fisicamente perché quando si offende è una racchetta top, quando ci si difende molto meno.    


 


Ai giocatori agonisti a cui piace spingere a tutto campo, sfruttando soprattutto la botta piatta e un leggero top spin. Chi ama controllo e precisione sarà benedetto, però, attenzione, richiede un braccio che spinge e altrettanta accortezza nel centrare lo sweet spot (la zona ideale di ovale do colpire la palla) perché i colpi decentrati non vengono troppo perdonati. Meglio per chi vuole offendere che per chi vuole difendersi.
 

Giudizio finale
Che la serie Graphene sia un successo o si è capito dalla prime versioni. Ora che il sistema pare essere in continua evoluzione e permette una sempre miglior polarizzazione (quindi possibilità di redistribuire i pesi in maniera da avere maggior potenza a parità di peso), la nuove Radical non possono che soddisfare l’utente, sia chi già utilizzava la versione precedente sia nuovi adepti. Le caratteristiche principali restano feeling all’impatto (quello sostanzialmente classico, non quasi vuoto delle tubolari), un controllo invidiabile che si traduce in precisione millimetrica. Il top lo offre nelle accelerazioni, i minus sono dati dallo scarso perdono dei colpi decentrati e dal fato che serve un braccio allenato per spingere due ore. Chiaramente è un telaio destinato a giocatori agonisti, altrimenti meglio optare per la versione MP, magari con la schema 16×16 per aumentare spinta e potenza. Però l’agonista vero che vuole colpire forte con estrema sicurezza, ha trovato la sua racchetta perché gli equilibri potenza-controllo-precisione, uniti ad una viva manovrabilità, non è roba da tutti i giorni. Occhio al set-up con le corde, a costo di provare due o tre opzioni diverse.
 

La corda ideale
Ibrido, per mantenere stabili gli equilibri. Se usate monofilo+budello, che resta la soluzione top, ricordatevi che la resistenza è limitata e che la corda rigida tenderà a tagliare in fretta quella morbida. Al posto del budello si potrebbe usare un buon multifilo. Se siete dei seconda categoria o dei terza ben allenati, potete optare anche per il classico monofilo (ricordando di non superare le 15 ore e di tenere la tensione bassa, anche un 20-21 kg), altrimenti meglio optare per un multi-mono di nuova generazione o anche per i multifili di ultima generazione, compresi quelli Head, MLT e Velocity, se il braccio apprezza il controllo ma richiede un aiuto in fase di spinta..
 

Test in laboratorio
Telaio per agonisti: lunghezza tradizionale, piatto da 98 pollici con profilo che varia da 20 a 23 centimetri, con un bilanciamento a 32,4 centimetri e un peso che sfiora i 330 grammi (dati incordata). La rigidità tocca i 67 punti con un buon grado di inerzia, quindi di attitudine alla spinta: 332 punti. Lo schema di incordatura è il classico 16 x 19. Il Graphene utilizzato è quello di ultima generazione e consente un’ottima polarizzazione del telaio, ottenendo, a parità di peso, una racchetta che spinge di più, senza perdere in controllo.
 


Test in campo
Lorenzo, 44 anni, classifica 3.5
Per un’oretta è una goduria perché il feeling all’impatto è bellissimo, il controllo ottimale, la precisione totale. Si “sente” bene la palla e si può spingere a tutto braccio con grande fiducia. Si muove bene a tutto campo, nella variazione degli effetti (senza esagerare con il top spin) e si fatica solo sulle palle molli (se il braccio non è potente) o se si colpisce fuori dallo sweet spot. Dopo un’oretta e un quarto il braccio può cominciare a faticare; con le tubolari, vai avanti tre ore senza accorgerti.
 


Con un monofilo a 24-23 kg lo subita messa sulla panca: impatto troppo duro. Poi, smollandosi le corde, capisci che hai un gran controllo. Però onestamente con la mia Extreme Pro faccio molto meno fatica, la palla mi esce più facile, lavoro meglio in difesa e se ogni tanto perdo un po’ di controllo…. pazienza.
 

Tiziano, 46 anni, classifica 4.1
Facilità e comfort non sono così dissimili dalla versione MP, però si tira decisamente più forte, con maggior penetrazione, guadagnando ancor di più in potenza e controllo.
 

Paolo, 35 anni, classifica 4.1
Mi piace come si muove, il feeling all’impatto, quel leggero top spin col quale trovo velocità e sicurezza. La sfrutto bene a tutto campo ed è sensibile sotto rete e nei tocchi. Il servizio esce bene, anche lo slice. Ma la qualità più impressionante resta il controllo e quando ti piace spingere, spingere e spingere (senza troppo spin) vuol dire giocare con sicurezza.
 

Luigi, 18 anni, classifica 3.1
Perfetta: si spinge che è un piacere con un controllo e una precisione mai viste. Metti la palla in un fazzoletto e quando, dopo aver palleggiato in sicurezza, vai in accelerazione, è una vera goduria. Bisogna trovare il giusto set up: io ho scelto il multi-mono, anche per non aggravare troppo l’impatto al mio braccio ma credo che anche un ibrido possa funzionare bene.


Mi tengo la MP perché muovere la Pro è più complicato e tutto sommato non guadagno abbastanza perché non riesco a tirarne fuori potenza e profondità di palla. Per preferirla alla MP dovrei allenarmi molto di più, o tornare indietro di un paio di decenni.
 


Io devo sostituire le mie Prince 105 ormai sfibrate ma questa è troppo difficile da muovere ma sopratutto con un impatto troppo duro e secco, anche se ci metto il mio multifilo. Tiro e tiro, ma la alla non va. Continuo a sperare che esca l’oversize o magari la versione MPA da 16×16 che dovrebbe aumentare spinta e spin.
 

Ugo, 16 anni, classifica 3.3
Ecco, questa è quella che ci voleva perché ho solo 16 anni, ma ho forza, spingo tanto e il braccio non si stanca. Sono un ragazzino ma molto ben preparato fisicamente e abituato a giocare e spingere per due-tre ore al giorno. La Pro dà più consistenza e cattiveria ai miei colpi, trovo maggior profondità e, quello che che cont di più, profondità di palla. Le accelerazioni sono letali, ma bisogna essere be n prepararti fisicamente perché quando si offende è una racchetta top, quando ci si difende molto meno.