L'impresa Davis di Andy Murray è forse la più grande dell'Era Open, paragonabile a quelle di Borg e McEnroe. Di sicuro, è stato più decisivo di quanto non fossero stati i vari Nadal, Djokovic e Federer. Una gloria costruita in 11 tappe, senza conoscere sconfitta. 

E' sempre stato la gamba zoppa dei Fab Four. Secondo alcuni esperti, tra cui il nostro Jacopo Lo Monaco, il suo palmares non è sufficiente per inserirlo nell'elite. Ma il 29 novembre 2015 ha sancito la grande rivincita di Andy Murray. Intanto è il quarto giocatore dell'Era Open a centrare la tripletta Slam-Olimpiadi-Davis, ma il modo in cui ha portato a casa l'Insalatiera lo mette davanti a tutti, almeno per una volta. Con il trionfo del 2015, l'Union Jack si è presa la decima Davis della sua storia. Stacca la Francia e diventa la terza nazione più titolata alle spalle di Stati Uniti e Australia. Però, se paragoniamo le vittorie in Davis degli attuali Fab Four, quella di Murray è un gradino sopra. Leon Smith è stato bravo a creare un bel gruppo, unito e vincente, ma non c'è dubbio che si tratti di un un One Man Team. Dal 1981, anno in cui è stato istituito il World Group, per vincere la Coppa bisogna intascare dodici partite. Murray ne ha giocate undici e le ha vinte tutte: l'unico punto “extra” è arrivato da James Ward, bravissimo a superare John Isner in un drammatico match al primo turno, contro gli Stati Uniti. Ma non c'è dubbio che senza Murray non ci sarebbe stata nessuna impresa, nessuna Davis, nessuna gloria. Ed è interessante paragonare la sua vittoria a quelle degli altri Fab Four: è importante perché ci rendiamo conto di come Murray sia stato il più decisivo di tutti.

 

RAFAEL NADAL

Lo spagnolo ha vinto tre edizioni: 2004, 2008 e 2011. Mettiamo da parte quella del 2008, in cui non giocò la finale perché i guai al ginocchio gli impedirono di andare in Argentina (quell'anno giocò e vinse solo tre partite contro Kiefer, Querrey e Isner). Nel 2004, appena 18enne, fu fondamentale ma raccolse anche qualche sconfitta. In Repubblica Ceca, ad esempio, perse il suo unico singolare in Davis contro Jiri Novak. E in quella serie perse anche il doppio. Si riscattò vincendo il punto decisivo contro Radek Stepanek. Dopo il facile successo su Clement, la sua popolarità divenne globale nella finale contro gli Stati Uniti, in cui battè Andy Roddick. Insomma, fu importante ma non fondamentale. Nel 2011 era già il Rafa che conosciamo e non ebbe problemi a vincere i sei singolari giocati. Le vittime furono Bemelmans, Rochus, Gasquet, Tsonga, Monaco e Del Potro. Quest'ultimo fu l'unico a metterlo in seria difficoltà, ma Rafa portò a casa il successo più bello. E fu il punto decisivo, quello del 3-1. Il punto dell'Insalatiera. Una libidine psicologica indescrivibile.

 

NADAL 2004 – 3 vittorie, 2 sconfitte

NADAL 2008 – 3 vittorie, 0 sconfitte

NADAL 2011 – 6 vittorie, 0 sconfitte

 

NOVAK DJOKOVIC

La Davis del 2010 ha rivestito una grossa importanza nella carriera del serbo. Dopo quel successo ha messo il turbo e l'anno dopo è diventato numero 1. Il suo apporto fu decisivo per il successo serbo, ma con una macchia, la sconfitta nel doppio contro la Repubblica Ceca. Lui e Zimonjic persero da Berdych-Stepanek e non fu certo piacevole, anche se poi Nole si fece perdonare il giorno dopo, battendo Berdych nella terza giornata. Il suo apporto fu poi importante ma non decisivo nella finale contro la Francia. Vinse i suoi due singolari, ma i francesi si portarono sul 2-1 dopo il doppio e fu necessario il punto decisivo siglato da Viktor Troicki contro Michael Llodra. Non c'è dubbio che Nole fu la figura più importante di quella campagna, ma non si mise la squadra sulle spalle come ha fatto Murray quest'anno. Certo, aveva la fortuna di avere due ottimi scudieri come Tipsarevic e Troicki, senza dimenticare il doppista Zimonjic…

 

DJOKOVIC 2010 – 7 vittorie, 1 sconfitta

 

ROGER FEDERER

L'iconografia tennistica vuole che Roger sia stato decisivo nel successo svizzero dello scorso anno. E' vero, ci mancherebbe, però il trionfo non sarebbe stato possibile senza il validissimo supporto di Stan Wawrinka. Se Roger è stato fondamentale nella sfida contro il Kazakhstan (in cui la Svizzera si era trovata in svantaggio 2-1), nel match-clou contro la Francia è stato Wawrinka a togliere le castagne dal fuoco. Nelle quattro sfide, Federer ha perso due partite: il doppio contro il Kazakhstan e il singolare contro Gael Monfils in finale. Dobbiamo essere onesti: se avesse avuto i compagni di squadra di Murray, difficilmente ce l'avrebbe fatta. Invece Stan ha battuto Tsonga e gli ha dato una grossa mano nel doppio. Inoltre si è immolato a giocare il doppio contro l'Italia insieme a Chiudinelli, con Federer rimasto in panchina. Insomma, ripercorrendo la storica campagna elvetica, si può attribuire a Roger un 60% di meriti, ma Wawrinka si prende un bel 40%

 

FEDERER 2014 – 7 vittorie, 2 sconfitte

 

ANDY MURRAY

E' stato fortunato, ci mancherebbe. In tutto il percorso, non ha affrontato un solo top-10. Però è stato magnifico nel gestire la pressione, perché sapeva che una sua sconfitta sarebbe stata cruciale. Contro gli Stati Uniti gli hanno risparmiato il doppio, ma ha fatto il suo dovere tenendo a distanza Donald Young e John Isner. Se il primo turno aveva dato alla Gran Bretagna una parvenza di squadra, le altre sfide hanno svelato la natura di One Man Team: tre punti contro la Francia, tre punti contro l'Australia, tre punti contro il Belgio. Non ha affrontato fenomeni, ma comunque nel percorso ha battuto quattro top-20 (Isner, Tsonga, Simon e Goffin) senza mai rischiare di perdere. Inoltre è stato perfetto nei tre doppi: il fratello Jamie sarà pure un top-10 nel ranking di specialità, ma nei momenti importanti è stato Andy a tenere su la baracca, specie nella finale contro il Belgio. Alla fine il bilancio parla di 11 vittorie su 11 partite ed è il migliore nell'epoca del World Group dopo quello infilato a John McEnroe nel 1982, quando vinse addirittura 12 punti. Nel 2005, Ivan Ljubicic aveva raccolto 11 punti per la Croazia ma perse in finale contro Hrbaty. Una sconfitta che avrebbe potuto essere fatale. Nel 1975 si giocava con un'altra formula e Bjorn Borg giocò ben 17 partite, vincendo tutti i singolari ma perdendo due doppi in coppia con Ove Bengtson contro l'Unione Sovietica e la Spagna. Insomma, Murray è stato eccezionale: sapeva che la Davis dipendeva da lui e soltanto da lui. Non si è sottratto e ha vinto tutte le partite. L'hanno portato in trionfo ed è giusto così. E' difficile combattere l'iconografia che lo equiparerà agli altri grandi, ma è giusto farlo. Per una volta, Andy Murray è stato il più grande di tutti.

 

MURRAY 2015 – 11 vittorie, 0 sconfitte