(Lavoro statistico a cura di Luca Roldi)
L'ultima riforma del circuito ATP risale al 2009, quando i tornei sono stati divisi in tre categorie: Masters 1000, ATP 500 e ATP 250. Siamo portati a pensare che la distinzione tra categorie sia piuttosto netta, ma non è sempre così. Lasciando perdere i Masters 1000, la cui superiorità è evidente anche per motivi regolamentari (i top-players sono iscritti d'ufficio), è interessante dare un'occhiata a cosa succede negli ATP 500 e negli ATP 250. Davvero i 500 sono superiori ai 250? Generalmente sì, ma non sempre. Per comprendere il valore di ogni singolo torneo, il nostro super-statistico Luca Roldi ha realizzato uno special ranking (lo trovate qui sotto) in cui vengono messi a confronto i cinquantadue tornei 500 e 250. I parametri sono i soliti: somma ranking delle prime otto teste di serie, cut-off e presenza dei migliori giocatori. Dal lavoro di Roldi emergono una serie di dati molto interessanti. Ad esempio, non tutti gli ATP 500 hanno un campo di partecipazione migliore rispetto ai 250. Se le prime otto posizioni sono monopolizzate dagli ATP 500 (domina il Queen's, favorito dall'upgrade), diversi 250 hanno valori importanti. Il più forte è Brisbane, addirittura in nona posizione. Tra i vari ATP 250 si distinguono Doha (che però è in calo), Marsiglia, Stoccarda, Monaco e Nottingham. Molto bene anche Valencia, Stoccolma e Auckland. Al contrario, devono porsi qualche domanda gli organizzatori degli ATP 500 di Rio de Janeiro e Amburgo, rispettivamente 21esimo e 22esimo. Tra l'altro, il torneo tedesco aveva ai nastri di partenza un solo top-20 (Rafa Nadal), dato ben peggiore rispetto ad altri tornei meno blasonati. La presenza di Rafa vale tantissimo, ci mancherebbe, però il dato impressiona. I tornei più deboli sono Ginevra, Zagabria, Quito, Casablanca e Bogotà. Forse non è un caso che due di questi sono destinati a scomparire: Zagabria sarà sostituito da Sofia, mentre Bogotà traslocherà in Messico. L'evento colombiano aveva un campo di partecipazione degno di un torneo challenger: nessun top-20, cut-off al numero 150 ATP e somma ranking delle teste di serie a quota 417.
IL SALTO DI MEMPHIS, LA CADUTA DI MOSCA
Ma il lavoro di Roldi non si è fermato qui: per ogni torneo, ha segnalato il numero di top-3, top-10 e top-20 in tabellone. Soltanto due tornei hanno avuto ai nastri di partenza due dei primi tre al mondo: Dubai e Doha (quest'ultimo è addirittura un ATP 250), mentre il Queen's e Pechino sono quello con il maggior numero di top-10 (ben cinque). E' molto interessante il raffronto con il 2014 e capire quali tornei hanno lavorato meglio, oppure sono stati semplicemente fortunati. Il “salto” maggiore lo ha effettuato Memphis: una volta assorbito il declassamento da 500 a 250, il torneo del Tennessee ha scalato ben 22 posizioni (da 48esimo a 26esimo). Ridono anche San Paolo (+18), Marsiglia (+15) e Kuala Lumpur (+13), mentre il salto del gambero spetta a Mosca: dalla 14esima posizione dell'anno scorso, la Kremlin Cup precipita addirittura in 39esima posizione. Brutte notizie anche per Buenos Aires, calato di ben 14 posizioni. E' stato il frutto dello spostamento con San Paolo: quest'anno i tornei torneranno alla vecchia collocazione ed probabile che ci sarà il controsorpasso. Qui sotto, le statistiche complete. Una splendida guida per farci capire che non sempre l'etichetta è sufficiente a descrivere la qualità di un torneo. E che il ripristino dei bonus point è più che mai auspicabile. O qualcuno pensa che vincere a Bogotà sia la stessa cosa che imporsi a Doha?