Che avvio per il circuito femminile: una valanga di ritiri delle big, i tweet polemici della Errani, le dichiarazioni infuocate di Garbine Muguruza sull’odio fra le giocatrici e pure la discussione fra Broady e Ostapenko. Per la WTA, una situazione da non sottovalutare.Se l’inizio è questo, c’è da scommettere che nelle prossime settimane nel circuito WTA ne vedremo delle belle. Dal via della nuova stagione sono passati appena quattro giorni, ma di spunti ce ne sono già a bizzeffe, da Brisbane ad Auckland e Shenzhen, passando pure per la Hopman Cup. Un mix di ritiri, dichiarazioni e pure una lite in campo che hanno scosso le stanze dei bottoni, già in pensiero per le condizioni di Serena Williams. A Perth, la super campionessa americana ha dato forfait per il primo match, giocato appena metà del secondo e poi salutato il torneo con una giornata d’anticipo. Ufficialmente ha problemi al ginocchio destro, i critici sostengono sia totalmente a corto di preparazione, mentre lei ha confessato di aver un po’ esagerato con gli allenamenti nell’off-season, tanto da necessitare di un periodo di assestamento. Quello che resta è una numero uno che lascia più di un punto interrogativo: mentre Novak Djokovic è partito alla grande a Doha, offrendo le solite inattaccabili certezze, la sua gemella al femminile si trascina più di un dubbio, e non è affatto l’unica a non passarsela benissimo. Serena condivide i malanni con tutte le dirette concorrenti: si sono ritirate prima Maria Sharapova e Simona Halep, poi Petra Kvitova e Garbine Muguruza. In pratica, cinque delle prime sei del ranking non hanno concluso (o nemmeno iniziato) il primo torneo dell’anno, e la settima, Venus Williams, ha perso al primo turno. La ragione dell'ecatombe è chiara: con gli Australian Open alle porte, ogni minimo fastidio induce le giocatrici a prestare grandissima attenzione, per evitare di peggiorare le cose. Scelta inattaccabile, anche se un tantino di rispetto in più verso i tornei non guasterebbe. A Brisbane, per esempio, hanno messo in piedi un Premier da un milione di euro di montepremi per ammazzare la concorrenza dei due eventi concomitanti, ma hanno solo tre top 15 nei quarti di finale. Allo stato attuale, l’investimento non vale la resa del prodotto, superato dal torneo maschile malgrado i soldi in palio per gli uomini siano meno della metà. Fossimo in loro, qualche calcolo per il 2017 lo faremmo.
TUTTE ALLEATE CONTRO LA OSTAPENKO
Non bastassero i ritiri, è arrivata anche la polemica sollevata da Garbine Muguruza, che in campo ha lasciato poche tracce ritirandosi nel match d’esordio per un problema al piede, ma fuori sta facendo parlare di sé per un’intervista rilasciata al quotidiano El Pais. Tema? Le amicizie del circuito. Che il Tour WTA non sia il luogo ideale per instaurare nuovi rapporti non è una novità, ma la numero 3 del ranking ci è andata giù pesante. “Noi tenniste ci odiamo tutte – ha detto –, e se qualcuna dice il contrario significa che sta mentendo. Siamo sempre in competizione l’una con l’altra e passiamo il nostro tempo viaggiando, non è facile fare amicizia. Fra gli uomini è diverso: li vediamo chiacchierare e stare insieme a divertirsi, ma noi ragazze non ci sopportiamo”. A buttare benzina sul fuoco ci ha pensato anche la nostra Sara Errani, che con un primo tweet ha espresso tutto il suo malcontento per l’ennesimo forfait a tabellone compilato di Simona Halep (se la rumena si fosse ritirata prima la romagnola sarebbe diventata testa di serie), e con un secondo ha mandato a quel paese tutti coloro che l’avevano criticata per il commento di 24 ore prima. E infine, last but not least, la lite ad Auckland fra la britannica Naomi Broady e la diciottenne lettone Jelena Ostapenko, che non se le sono mandate a dire al termine del match. La discussione, secondo quanto riportato dalla Broady su Twitter, è nata perché la stellina dell’est, vincitrice nel 2014 a Wimbledon juniores, durante la stretta di mano le avrebbe detto “il tuo comportamento è stato terribile”, alludendo a quanto successo nel tie-break del secondo set. Dopo un punto perso, la lettone ha lanciato la racchetta sul telo, urtando involontariamente un raccattapalle. Il giudice di sedia le ha dato solamente un warning e la britannica si è infuriata per la mancata squalifica, scoppiando in lacrime e chiedendo l’intervento del supervisor. Alla fine ha vinto comunque, risalendo da 1-5 al terzo e salvando pure un match-point, e ne ha dette quattro alla rivale. L’episodio si è concluso lì ma è proseguito sui social network, dove varie giocatrici (Cornet, Mladenovic, Vesnina, Glushko) hanno espresso solidarietà alla britannica, accusando la lettone. È vero che il suo comportamento è stato ai limiti del regolamento, e non è una novità, ma non è che chiedere esplicitamente la squalifica di una avversaria, o schierarsi gratuitamente contro una collega diciottenne sui social network, siano poi così meglio. Un altro segnale del malcontento generale che regna fra le giocatrici. Pare una bomba pronta ad esplodere: alla WTA il compito di disinnescarla alla svelta. Ne va della credibilità del circuito.
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