Exploit della 18enne di…Osaka, che gioca per il paese natale ma ha il papà haitiano e vive negli Stati Uniti. Batte la top-20 Svitolina e coglie la nona vittoria su dieci match nel 2016. E' giovanissima, ma dai giapponesi ha già imparato la notevole compostezza. 

Chissà cosa pensa il buon Ronald Agenor, miglior giocatore haitiano di tutti i tempi, quartofinalista a Parigi e in giro per il tour fino a 48 anni. Il destino aveva dato una chance al suo paese, ma gli eventi sono stati crudeli. E non parliamo solo del terribile terremoto del 2010, fatto comunque ben più grave. Victoria Duval gioca per gli Stati Uniti, mentre Naomi Osaka rappresenta il Giappone. Pensate alle prospettive…invece va così, con i giapponesi che hanno trovato una valida alternativa a Kei Nishikori, anche se la giovane Naomi (18 anni compiuti a ottobre) fatica ancora con la lingua di mamma Tamaki. Si chiama Osaka, è nata a Osaka (seconda città più grande del paese, anche se lei preferisce Tokyo) ma il papà è haitiano. Lo si capisce guardandola in viso, un curioso e affascinante incrocio tra razze. Ci sono gli occhi a mandorla, ma anche una carnagione scura frutto delle origini paterne. Chissà se il mix nasconde un particolare talento per il tennis. Per ora la risposta è affermativa, visto che ha acciuffato il terzo turno all'Australian Open, peraltro partendo dalle qualificazioni. Ha battuto Elina Svitolina con un doppio 6-4 e l'ha fatta piangere, nel vero senso della parola. Ha avuto qualche colpo fortunato, ma nel complesso ha confermato il livello già mostrato qualche mese fa, quando aveva vinto il torneo a inviti di Singapore, una specie di esibizione destinata alle più giovani, corollario alle WTA Finals. In finale (si giocava con la formula dei set ai 4) batté nientemeno che Caroline Garcia. Mica male per chi non era mai entrata tra le top-100, anche se vantava una vittoria su Samantha Stosur. Era accaduto nel luglio 2014, al torneo di Stanford. Naomi aveva già scelto la via del professionismo, ma non poteva giocare troppi tornei, “vittima” delle “norma Capriati”, che regola il numero di tornei per le minorenni. Adesso può giocare a briglie sciolte e nel 2016 ha vinto nove partite su dieci, perdendo solo da Mona Barthel al secondo turno di Hobart. E' pressoché certa dell'ingresso tra le top-100 (ora è n.127) e sogna ad occhi aperti in vista di un match impossibile. Nella notte tra venerdì e sabato sfiderà carrarmato Azarenka, che in due partite ha perso tre game. Mentre Naomi firmava la sua impresa, Vika rifilava un duro 6-1 6-2 alla montenegrina Danka Kovinic.




LE COCCOLE DEI GIAPPONESI

Nata in Giappone, la Osaka si è spostata molto presto negli Stati Uniti. “Non ricordo come ho iniziato a giocare, di sicuro è stato mio padre a spingermi – racconta – però a un certo punto mi sono accorta di essere brava, così ho deciso di andare avanti”. Per anni è stata seguita dal padre, poi è transitata nell'accademia di Harold Solomon (proprio lui, il “sorcio” che perse da Panatta nella finale del Roland Garros 1976). Ogni tanto torna in Giappone per farsi dare una mano dai tecnici del Sol Levante. I giapponesi vogliono una giocatrice di livello da affiancare a Nishikori. Una degna erede di Kimiko Date, che a 45 anni inizia a dare preoccupanti segni di cedimento (a Melbourne ha perso nelle qualificazioni). E poi c'è lo stimolo olimpico, perché nel 2020 i Giochi faranno tappa a Tokyo. Allora Naomi avrà 23 anni e in tanti sperano che sia…medagliabile. Se va avanti così, potrebbe persino acciuffare Rio de Janeiro. Lei si descrive come una giocatrice aggressiva da fondocampo, e fonda il suo tennis soprattutto sul dritto. E' cresciuta nel mito di Serena Williams (ma l'emozione più grande l'ha avuta quando ha parlato con Venus: “Non facevo altro che balbettare…”) e ha una sorella maggiore, di nome Mari, pure lei tennista. “Può fare meglio, ma tra di noi non c'è una grande rivalità. Vinco sempre io…”. Del paese natale ha preso le movenze timide, delicate: dopo il successo sulla Svitolina ha salutato timidamente il pubblico, con un sorriso appena accennato. Il rispetto, da quelle parti, viene prima di tutto. "E' la parte giapponese del mio carattere, se non devo mostrare troppe emozioni non lo faccio, anche se dentro sono un vulcano. E poi la genetica mi ha dato questa faccia…". Dal paese adottivo (gli Stati Uniti) ha preso l'amore peri computer e i giochi, soprattutto con l'inseparabile Ipad. “Anche se non sono sicura se faccio bene oppure è una perdita di tempo…”. Di Haiti non sappiamo, oltre alla somiglianza con papà e quell'aria vagamente esotica. Adesso finirà su un campo importante e scopriremo di che pasta è fatta.


VA FUORI SABINE LISICKI

Nel frattempo si è attirata le simpatie dei giapponesi, anche se ne è sorpresa. "Non pensavo che venissero in così tanti a fare il tifo per me. Pensavo che non sapessero che fossi giapponese come loro…". Osaka a parte, la giornata delle donne non ha fornito altre sorprese, se non la sconfitta di Sabine Lisicki. Ma ormai la tedesca non fa più notizia e sembra poter essere competitiva solo a Wimbledon. Ha perso 6-4 al terzo contro Denisa Allertova, mentre sono passate senza problemi Garbine Muguruza, Ana Ivanovic e la stessa Vika Azarenka. Sono cadute parecchie teste di serie, ma tra le prime dieci ne abbiamo in gara ancora sette. Le sorprese ci sono, tante ragazze stanno emergendo, ma le big hanno ancora voglia di fare la voce grossa.

 

AUSTRALIAN OPEN 2016 – TABELLONE FEMMINILE