Pericolo scampato per il numero uno del mondo, reso umano da un grande Gilles Simon. ‘Nole’ commette la bellezza di 100 errori gratuiti, ma la spunta 6-3 al quinto dopo 4 ore e mezza, e lascia il campo molto deluso. Una prestazione con due chiavi di lettura.Il sito dell’Australian Open l’ha definito un caso di “winning ugly”, quel termine che gli americani usano per raccontare un successo sofferto, sporco, perché richiede tante energie mentali e altrettanto sudore, a compensare un rendimento tutt’altro che eccezionale. Ed è per quello, probabilmente, che dopo la stretta di mano che ha chiuso il 6-3 6-7 6-4 4-6 6-3 imposto da Novak Djokovic a Gilles Simon negli ottavi di finale, il numero uno del mondo era tutt’altro che felice. Non è nemmeno andato al centro del campo a salutare il pubblico: solo un breve accenno e poco altro. Poi l’intervista con Jim Courier, una firma al volo sulla telecamera, qualche autografo e via nel tunnel, direzione spogliatoi, a riflettere su uno dei suoi peggiori match da lungo tempo a questa parte. L’ha vinto e si è preso i quarti di finale, agguantando Jim Courier a quota 27 consecutivi (solo Federer a 36 ha fatto meglio), ma i 100 (!) errori gratuiti commessi se li porta dietro come sassi nel borsone, come ferite nell’orgoglio, da rimarginare alla svelta in vista del quarto contro Kei Nishikori, uno che a livello Slam l’ha già battuto una volta. Certo, Gilles Simon è l’emblema del giocatore che porta gli avversari allo sfinimento, piazzandosi ben lontano dalla linea di fondo e imbrigliandoli in un sudoku livello avanzato di palleggi tutti diversi fra loro: uno alto e uno basso, uno lento e uno veloce. Un esempio bello, quasi romantico, di come usando il cervello un peso piuma possa giocarsela round dopo round anche contro il campione dei pesi massimi. E sul ring, oggi, Djokovic ha vinto ai punti, senza KO. Cento errori gratuiti in cinque set, contro i 78 totali dei primi tre incontri, sono tanti anche per chi gioca sull’uno-due, figuriamoci per uno che ha la solidità nei segni particolari. 'Nole' si è trovato schiavo del classico compagno di classe secchione, quello che tutti prendono in giro ma nessuno si augura di trovarlo accanto durante un’interrogazione, per evitare di sfigurare.
 
“NOLE, BASTA PALLE CORTE!”
L’orale del serbo sulla Rod Laver Arena è durato 4 ore e 32 minuti, e si è chiuso con la raccomandazione di uno dei quasi 15.000 professori seduti sugli spalti, quelli che la sua versione migliore la conoscono a memoria. “No more drop shots”, basta palle corte, gli ha urlato uno spettatore, durante l’intervista con Jim Courier. Lui si è fermato, gli ha chiesto di ripetere così potessero sentire tutti, e poi ha risposto “odio doverlo dire, ma hai assolutamente ragione”. Un’ammissione di colpa in mondovisione, coi suoi tifosi ma probabilmente pure con Boris Becker e Maria Vajda, che chissà quante volte gli hanno detto di perdere il vizietto. Ma anche i migliori, si sa, qualche pecca ce l’hanno. Fatto sta che Simon l’ha obbligato a sudare le proverbiali sette camicie, salvando qualcosa come 19 palle-break su 25, undici solo nel secondo set. È sempre stato costretto a rincorrere, poi al tie-break ha lasciato al rivale appena un punto, mostrando le sue intenzioni. Un break in chiusura di terzo set gli è costato carissimo, ma l’ha fatta pagare a Djokovic esattamente allo stesso modo, beffandolo sul 4-4 al quarto. Nel quinto invece non ne aveva più, ma si è regalato comunque un momento di gloria, risalendo da 1-5 a 3-5 e facendo toccare la tripla cifra al rivale, prima di arrendersi al suo sessantaduesimo colpo vincente. “Non è mai facile affrontare giocatori come Gilles – ha detto Djokovic al microfono di Courier – perché ti obbligano a tanti scambi, a giocare sempre una palla in più. È uno dei migliori contrattaccanti del tour, se non il migliore, e ha già battuto grandi giocatori nei tornei importanti. Sono felice di averla portata a casa, ma contro Nishikori dovrò ridurre gli errori”. Le chiavi di lettura del suo match di oggi possono essere due, una all’opposto dell’altra. Gli ottimisti direbbero che questo Djokovic, a differenza di quanto detto e ripetuto negli ultimi dodici mesi, forse è vulnerabile. I pessimisti, invece, potrebbero far presente che non perde nemmeno quando va in tripla cifra coi gratuiti. Entro sette giorni scopriremo chi ha avuto ragione.
 
AUSTRALIAN OPEN – Ottavi di finale
Novak Djokovic (SRB) b. Gilles Simon (FRA) 6-3 6-7 6-4 4-6 6-3