Per la prima volta in carriera, il francese ha rinunciato ai tornei indoor europei, preferendo Buenos Aires (e probabilmente una discreta garanzia) e Rio De Janeiro. “Dopo tanti anni ho pensato di cambiare aria, e poi voglio vincere il mio primo torneo sulla terra”.Prima il forfait di Federer per l’infortunio al ginocchio, poi i “no” di vari top player, quindi il ritiro di Gasquet a tabellone compilato. E così l’edizione appena scatta dell’ATP 500 di Rotterdam rischia di essere la più povera di sempre, con nessun top-10 al via. Se la passano decisamente meglio gli organizzatori dell’Argentina Open, che si trovano invece con tre dei primi 10. Non sorprendono le presenze di Rafael Nadal e David Ferrer, decisamente di più quella di Jo-Wilfried Tsonga, che per la prima volta in carriera ha deciso di rinunciare ai tornei europei sul veloce al coperto, saltando gli appuntamenti di Montpellier, Rotterdam e Marsiglia, dove vanta due titoli e una finale, per tuffarsi nella complicata Golden Swing. Propositi bellicosi in vista del Roland Garros? Forse, ma sicuramente anche delle garanzie economiche che l’hanno spinto fino al Sudamerica, in mezzo a clienti pericolosissimi come i due spagnoli e tanti altri. Che i top ten (e a volte anche chi sta dietro) abbiano degli ingaggi per disputare i tornei più piccoli non è un mistero, e nemmeno nulla di non permesso: l’investimento per avere un top player viene compensato sia da maggiori incassi con la vendita nei biglietti, sia talvolta a livello di sponsorizzazioni. Quindi poco male per gli organizzatori, un po’ di più, anche se è presto per parlare, per il francese, che – come Isner, anche lui in Argentina piuttosto che sul cemento ‘amico’ di Memphis – ha rinunciato a tre eventi dove sarebbe stato fra i favoritissimi, nei primi due addirittura la testa di serie numero uno. Forse, non avendo punti da difendere fino a Miami a causa dell’infortunio del 2015, ha pensato che fosse la volta buona per azzardare una programmazione diversa.
“ORA SONO PIÙ SPONTANEO”
Al suo arrivo al Buenos Aires Lawn Tennis Club, il francese ha rilasciato una breve intervista a La Nacion, riflettendo sulla fase attuale della sua carriera, che a 30 anni compiuti (saranno 31 ad aprile) è entrata inevitabilmente nella seconda parte. “Dopo tutti questi anni – ha detto – ho pensato che cambiare aria per una volta fosse una buona idea. Per me è una nuova sfida, voglio vincere il mio primo torneo sulla terra battuta”. In effetti, malgrado un tennis che sul rosso gli ha regalato anche una semifinale a Parigi, i suoi dodici successi sono arrivati tutti sul duro, ma la motivazione è presto data, ed è la stessa che fino a qualche mese fa valeva per lo zero sul rosso di Andy Murray. Come lo scozzese, da quando è entrato nel giro grosso Tsonga sulla terra ha giocato quasi esclusivamente il Roland Garros e i tre Masters 1000, preferendo sempre i campi veloci. A detta sua, la scelta di andare in Argentina fa parte anche di una sorta di cambiamento personale attuato negli ultimi mesi. “Quando una persona arriva a 30 anni cambiano tante cose: ormai sono adulto. Prima la mia vita era solamente il tennis, mi interessava appena essere vincente in campo. Oggi mi godo tante cose anche lontano dal tennis, che mi permettono di essere più rilassato. Ho iniziato ad apprezzare i viaggi e la possibilità di fare nuove conoscenze settimana dopo settimana”. Altro dettaglio da non sottovalutare l’innesto di coach Thierry Ascione, che risale ormai a più di due anni fa, ma del quale pare stia iniziando a sentire grossi benefici solamente adesso, dopo un lungo periodo di rodaggio. “Prima di iniziare a lavorare con lui seguivo solo ciò che mi diceva il mio allenatore (allude a Roger Rasheed, con cui ha lavorato meno di un anno, ndr), giocavo come voleva lui, stavo perdendo la mia spontaneità”. Allora ha cambiato, e ha funzionato. Chissà che non funzioni anche la scelta di dare più spazio alla terra battuta.
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