Dopo la scoperta che nel 2015 l’ITF ha squalificato ‘di nascosto’ due giudici di sedia per corruzione (e sta indagando su altri), la Federazione Internazionale dovrà rispondere del suo silenzio a un’interrogazione parlamentare del deputato britannico Collins.A circa un mese dalla sua pubblicazione, la maxi-inchiesta scommesse firmata BBC e BuzzFeed sembra caduta nel vuoto: qualche domanda ai top player, poche risposte sensate, ancor meno novità e soprattutto nessun nome. Insomma, per ora un nulla di fatto. Ma qualche effetto positivo l’ha avuto, su tutti quello di aver aperto gli occhi sul tema alla stampa generalista, che possiede mezzi importanti per indagare sulle questioni. Da qui è emersa un’inchiesta del quotidiano britannico The Guardian, in forma minore rispetto a quella lanciata col via dell’Australian Open perché non riguarda nomi importanti, ma forse più interessante, in quanto svela dettagli tutt’altro che noti e addirittura più pericolosi. Non riguarda i giocatori, bensì i giudici di sedia, coloro che dovrebbero vigilare sulla regolarità degli incontri, e invece – a quanto pare – alcuni di loro sarebbero coinvolti nelle combine. Il Guardian ha scoperto che nella passata stagione due arbitri del circuito Futures hanno subìto pesanti sanzioni dall’ITF, senza che questa rendesse pubblico l’accaduto. I due arbitri in questione sono il kazako Kirill Parfenov, radiato per aver contattato un collega nel tentativo di manipolare i punteggi degli incontri, e il croato Denis Pitner, fermato dodici mesi in quanto pizzicato sia a divulgare informazioni utili, sia a scommettere online sul tennis, da un account registrato a proprio nome. In entrambi i casi, in barba a una trasparenza che su certe questione dovrebbe essere sacrosanta, pare che l’ITF abbia informato solamente alcuni direttori di tornei e qualche Federazione nazionale, evitando per ragioni commerciali qualsiasi divulgazione della notizia fino a quando la ‘pressione’ del Guardian non l’abbia reso necessario.  
 
LA PARTNERSHIP A DOPPIO TAGLIO
Lo stesso è accaduto per il caso di altri quattro ufficiali di gara (oltre a Kazakhstan e Croazia, per le nazioni di provenienza si parla di Turchia e Ucraina), attualmente sospesi in attesa che le indagini per corruzione giungano al termine. L’accusa è la stessa per tutti: aver volontariamente ritardato l’aggiornamento del punteggio sui palmari in dotazione, che generano il flusso di dati poi trasmesso alla scoreboard consultabile sul sito dell’ITF e alle agenzie di betting. Così facendo, ovviamente con la promessa di una percentuale sugli introiti, avrebbero permesso a dei courtsider (gli spettatori che scommettono ‘live’ dagli spalti) di poter piazzare la puntata su un determinato punto già sapendo come questo fosse terminato. Una pratica che in sé non modifica di una virgola l’andamento degli incontri, e vogliamo sperare sia questa la ragione che ha spinto i giudici di sedia a cadere in tentazione, ma è comunque illegale e può arrecare danni economici alle agenzie. L’ITF ha spiegato di non aver reso pubblici i nomi perché solamente da dicembre un cambio nel ‘rulebook’ permette di farlo, ma pare chiaro il tentativo di insabbiare certe questioni spinose per il volto e la credibilità del tennis. Non va dimenticato, infatti, che è stata l’ITF stessa a stringere una ricca partnership (da 70 milioni di dollari in 5 anni) con Sportradar, la società svizzera che – dopo parecchi test sul campo – da circa un paio di stagioni raccoglie e gestisce in diretta punteggi e statistiche di tutti i quasi 1.300 tornei del circuito minore, attraverso dei palmari che viaggiano (letteralmente, tramite corriere espresso) da torneo a torneo. Ne è nato un servizio prezioso per stampa e appassionati, ma che indirettamente ha favorito la corruzione, portando le scommesse in tornei dove nemmeno chi vince il titolo ha la certezza di chiudere in attivo.
 
INTERVIENE IL GOVERNO LONDINESE
I 14 milioni all’anno che Sportradar garantisce all’ITF, infatti, sono interamente finanziati da lauti contratti con le agenzie di scommesse, che hanno ‘fiutato’ la possibilità di allargare parecchio la propria offerta tennistica, guadagnandone in fatturato. Facile dedurre che se la nascita delle scommesse nei tornei minori ha (seppur indirettamente) fruttato introiti importanti all’ITF, generando un pericoloso conflitto d’interessi, la Federazione Internazionale potrebbe essere la prima, quando alcuni interventi anti-corruzione diventino necessari, a far sì che questi abbiano la minor risonanza possibile fuori dagli uffici londinesi. La notizia più fresca è che per far luce sull’accaduto, e possibilmente evitare che ciò accada di nuovo, si è mobilitato addirittura il governo britannico, di fronte al quale l’ITF dovrà rispondere del perché i due ‘ban’ siano stati tenuti segreti. L’interrogazione parlamentare è stata mossa dal conservatore Damian Collins, che pare molto informato sullo stato dell’anti-corruzione nel tennis. “Come il governo ha annunciato una nuova task force antifrode per i reati finanziari – ha detto –, abbiamo bisogno di qualcosa di simile che possa specializzarsi nello sport, pur rimanendo indipendente dallo sport stesso, così da poter essere presa sul serio”. Staremo a vedere se nascerà veramente qualcosa di concreto. Sarebbe una buona notizia, ma allo stesso tempo farebbe sorgere un quesito: perché malgrado nel tennis esista un organo deputato appositamente all’anti-corruzione, sia quasi sempre necessario (vedere i casi di Bracciali e Starace) l’intervento della giustizia ordinaria?