SPECIALE – Diamo un'occhiata alla top-10 junior di dieci anni fa. Soltanto Marin Cilic ha confermato le aspettative. Dietro di lui, una serie di buoni giocatori senza guizzi e alcuni bluff colossali. A testimonianza che i ranking ITF non sempre dicono la verità… 

Fare il fenomeno da junior non garantisce un'ottima carriera da professionista. L'ultimo caso risale alla scorsa settimana, al Trofeo Perrel-FAIP di Bergamo, dove Yuki Bhambri è uscito mestamente al primo turno. E pensare che qualche anno fa vinceva a mani basse l'Australian Open Junior e dominava il ranking ITF. Anni fa, i tornei giovanili avevano un certo valore. In Italia avevamo (c'è ancora, anche se non è più quello di prima) il Torneo dell'Avvenire, che Rino Tommasi aveva definito “Il torneo che non sbaglia mai un pronostico”. Nel 1983, Stefan Edberg vinse tutti gli Slam Junior e poi si confermò anche tra i professionisti. Oggi non è più così, per quanto i tornei giovanili siano molto frequentati dai talent scout. I dati, tuttavia, certificano che le classifiche junior contano sempre meno. E' interessante dare un'occhiata alla classifica di 10 anni fa e vedere che fine hanno fatto i baby fenomeni di allora. E si scopre che…

 

ANDRE MIELE

Nel 2005 il Brasile si stava rassegnando al declino di Gustavo Kuerten. I problemi all'anca stavano avendo la meglio sul suo tennis bailado, così i carioca speravano che Miele potesse…addolcire il periodo post-Guga. Niente di tutto questo. Nel 2008 è arrivato al numero 229 ATP e non è mai andato oltre. Gioca ancora, è fuori dai primi 700 e non ha più ambizioni.

Best Ranking ATP: 229

 

THIEMO DE BAKKER

Si dice che non abbia molta voglia di allenarsi, altrimenti farebbe sfracelli. La sua stagione d'oro fu il 2006, quando chiuse addirittura al numero 1. Gli olandesi pensavano fosse un segno del destino, poiché erano trascorsi dieci anni dal successo a Wimbledon di Richard Krajicek. De Bakker vinse il torneo junior, ma tra i professionisti non ha mai dato la zampata. Lo abbiamo visto qualche volta al terzo turno di uno Slam e ha centrato il numero 40 ATP. Oggi lotta intorno alla centesima posizione e il treno giusto sembra ormai passato.

Best Ranking ATP: 40

 

NILS DESEIN

Il Belgio ha raggiunto la finale di Coppa Davis con una squadra senza stelle…ma per lui non c'era posto! Desein è stato comunque premiato perché ha giocato il doppio al primo turno contro la Svizzera (peraltro cogliendo un punto poi risultato decisivo), ma resta un giocatore di secondo piano anche in una piccola realtà come il Belgio. Ha giocato un solo Slam in tabellone (Us Open 2014) e non è mai andato oltre il numero 154 ATP. Oggi langue oltre la 300esima posizione e a quasi 29 anni non sembra avere chissà quali prospettive. Eppure tra i ragazzini era stato numero 8…

Best Ranking ATP: 154

 

ROBIN ROSHARDT

Federer era già numero 1 ATP e la Svizzera pensava di aver trovato un erede…magari non all'altezza, ma comunque dignitoso. Nel 2005 vinse addirittura l'Orange Bowl, proprio come Federer nel 1998. L'anno dopo vinse una partita al challenger di Lugano e sembrava pronto a una carriera più che dignitosa. Niente di tutto questo: non è mai entrato nemmeno tra i top-500 ATP ed è tornato alla ribalta lo scorso dicembre, quando ha perso la finale degli assoluti svizzeri cedendo alla baruffa psicologica di Yann Marti. Oggi si limita ai circuiti interni e sì, può definirsi un bluff.

Best Ranking ATP: 509

 

ROBIN HAASE

Non un fenomeno, ma ha fatto qualcosa in più rispetto a De Bakker. Ha raggiunto quattro finali ATP e ne ha vinte due, entrambe sulla terra di Kitzbuhel. Il problema di Robin, così come molti altri olandesi, è stata la poca voglia di allenarsi all'estero, cercare strade alternative. In Olanda non ha avuto chissà quali possibilità per migliorarsi. E' comunque salito al numero 33 e oggi ha una classifica più che dignitosa (n. 64). Può ancora togliersi qualche soddisfazione perché il suo tennis è esuberante e abbastanza completo. Ma dieci anni fa aveva ben altri obiettivi…

Best Ranking ATP: 33

 

LEONARDO MAYER

Oggi è il numero 1 di un paese di grande tradizione come l'Argentina. Salvo clamorosi exploit, sarà ricordato per aver vinto il più lungo singolare nella storia della Coppa Davis (lo scorso anno contro Joao Souza). Ha avuto bisogno di qualche anno per raggiungere la completa maturità e lo scorso anno si è portato a ridosso dei top-20 ATP, peraltro con un titolo di prestigio come l'ATP di Amburgo. Non ha un tennis tipicamente argentino, tanto da esprimersi piuttosto bene su tutte le superfici. Tra i ragazzini è stato numero 5, ma anche allora non sembrava baciato dagli dei del tennis. Insomma, può essere soddisfatto.

Best Ranking ATP: 21

 

JEREMY CHARDY

Chissà cosa pensa della sua carriera. Da ragazzino ha vinto Wimbledon, mostrando grandi doti sia tecniche che fisiche. Ha avuto bisogno di qualche anno per affermarsi anche tra i professionisti, ma paga una forte discontinuità. Tre anni fa ha raggiunto i quarti all'Australian Open ma non ha confermato quel risultato, tanto da essere stato al massimo numero 25. Il suo unico titolo ATP risale addirittura al 2009 (Stoccarda) e gli exploit sono spesso accompagnati da batoste. Oggi è numero 30 e può certamente migliorare il suo best ranking, ma i treni più importanti sono già passati. E lui, in quel momento, non era neanche nei pressi della stazione. Troppo debole con il rovescio per pensare di diventare un top-10.

Best Ranking ATP: 25

 

RYAN SWEETING

Nel suo paese è noto soprattutto per la relazione con Kaley Cuoco, sfociata in un matrimonio e una separazione. Eppure da junior prometteva bene, quando peraltro giocava ancora per le Bahamas. Di lui si ricorda il titolo ATP a Houston nel 2011, anno in cui ha raggiunto il suo best ranking (n .64). Crediamo sia un vincitore ATP con uno dei peggiori best ranking in assoluto. Questo la dice lunga sulla sua inconsistenza a certi livelli. L'unico alibi riguarda i tanti infortuni che ne hanno rallentato la carriera, tuttavia non crediamo che avrebbe fatto molto di più. Ha pagato una certa propensione alla bella vita.

Best Ranking ATP: 64

 

MARIN CILIC

E' il riscatto, l'orgoglio di un'intera generazione. L'ex ragazzo di Medjugorie, il paese delle apparizioni della Madonna, è diventato un top-player a tutti gli effetti. E pensare che la sua carriera sembrava essere andata in malora quando fu pizzicato dall'antidoping nel 2013. Riuscì a dimostrare l'assenza di dolo e, sotto la guida di Goran Ivanisevic, è tornato più forte di prima. Allo Us Open 2014 ha espresso un tennis che probabilmente non ritroverà mai più. Sarà ricordato per quel successo ma è comunque un ottimo giocatore, già top-10 nel 2010 con una semifinale all'Australian Open e tanti buoni risultati (ha intascato la bellezza di 14 titoli ATP). Adesso è numero 12, ma non è detto che non possa ancora ritoccare il best ranking. Nel 2005, quando vinse il Roland Garros junior, crediamo che avrebbe messo la firma per una carriera del genere. E forse ha ancora in canna un paio di exploit.

Best Ranking ATP: 8
 

DONALD YOUNG

Un caso mediatico. Le lenti a contatto colorate e la pelle nera, oltre alla benedizione di John McEnroe, lo avevano reso un personaggio ancor prima che vincesse una partita. In effetti tra i ragazzini ha dato spettacolo, vincendo Australian Open e Wimbledon e diventando il più giovane n.1 di sempre a soli 15 anni. Il passaggio tra i professionisti è stato traumatico e soltanto a 23 anni ha colto qualche buon risultato. Ha giocato bene un paio di edizioni dello Us Open ma paga un fisico leggero e l'assenza di potenza. Lacune che sembravano evidenti già da junior, ma qualcuno ha voluto ignorarle. Sta dando quello che può, ma rispetto a certe aspettative c'è grande delusione. Il fatto è che erano sbagliate le aspettative. Certo, due finali ATP (Bangkok 2011 e Delray Beach 2015) sono un po' poco….

Best Ranking ATP: 38

 

A conti fatti, la top-10 junior del 2005 ci ha restituito un solo vero campione (Marin Cilic), una serie di ottimi giocatori che però hanno deluso a vario titolo le attese (Chardy, Haase, Mayer e De Bakker) più alcuni bluff più o meno clamorosi (da Sweeting a Roshardt, passando per Miele). Insomma, certe classifiche vanno prese con le pinze e il vero talent scout deve essere bravo ad andare oltre i ranking e i risultati. Per scovare il fenomeno, o almeno il top-player, bisogna avere un fiuto che va oltre. Non tutti ce l'hanno.