Storie che si intrecciano. Storie particolari, con percorsi diversi e qualcosa in comune. Da una parte Francesca Schiavone, dall'altra Rafael Nadal. Da una parte, una piccola rinascita. Dall'altra un declino sempre più verticale. Francesca ritrova una finale WTA dopo tre anni e lo ha fatto nel modo migliore, a Rio de Janeiro, vincendo d'autorità contro Petra Martic, undici anni più giovane di lei. E' finita 6-3 6-3 e Francesca è piaciuta con il servizio: quattro ace e un ottimo 84% di trasformazione con la prima palla. E' per queste emozioni che Francesca gioca ancora, sempre più tranquilla, sempre più serena. “Ho scelto Rio principalmente perché si gioca sulla terra battuta – ha detto – ricordavo le condizioni difficili, così mi sono allenata il più possibile per essere pronta sia al caldo che allo sforzo. La finale è stata una splendida sorpresa, era da parecchio che non ottenevo un bel risultato. Mi prendo quello che viene”. Per conquistare il settimo titolo, Francesca dovrà battere l'americana Shelby Rogers, brava a superare in due set Sorana Cirstea (6-4 6-4 lo score). Per l'americana sarà la seconda finale in carriera, per Francesca la diciottesima. “Non la conosco molto bene – ha ammesso la milanese – ma sarà un match interessante. Una finale da 50 e 50”. Inutile dire che un successo della Schiavone sarebbe un clamoroso coronamento a una settimana d'oro per il tennis italiano. Ancor più bella perché inattesa.
NADAL SI FERMA A NOVANTANOVE
Nella notte italiana (ma anche brasiliana), all'1.30 locali, è arrivata l'ennesima sconfitta di Rafael Nadal. Lo spagnolo ha lottato per tre ore e mezza ma non è bastato per battere Pablo Cuevas, da cui non aveva mai perso in due precedenti. E' stata una battaglia durissima, giocata in un mare di umidità, in cui l'uruguaiano si è imposto 6-7 7-6 6-4 mostrando grande personalità nell'ultimo game. Sul 5-3 aveva avuto due matchpoint, entrambi annullati da Rafa (il primo con una smorzata di dritto corretta dal nastro, la seconda con un servizio vincente), poi ha sbagliato due rovesci nell'ultimo game, fatto più unico che raro visto che da quella parte ha un colpo telecomandato. Ma sul 30-30 ha tirato due grandi servizi che hanno scatenato l'urlo liberatorio e la gioia di coach Alberto “Luli” Mancini, di nuovo nel circuito ATP dopo la parentesi con Varvara Lepchenko. Come ha detto Jacopo Lo Monaco nel nostro podcast, il Nadal di qualche anno fa sembra scomparso definitivamente. Certe sconfitte non fanno più notizia e il fatto che abbia fallito la finale sia a Buenos Aires che a Rio la dice lunga. Tra l'altro ha mancato un numero tondo: avesse vinto, sarebbe stata la 100esima finale nel tour. Sarebbe stato il sesto nell'Era Open dopo Connors (164), Lendl (145), Federer (135), McEnroe (109) e Vilas (104). Ma c'è un altro dato che certifica il momento-no: Rafa ha giocato 60 semifinali ATP sulla terra e ne ha vinte 55. Ma quattro delle cinque sconfitte sono arrivate negli ultimi dodici mesi. Un segnale forte e chiaro. In finale, Cuevas se la vedrà con l'argentino Guido Pella, alla prima finale nel tour. Pella, che poche ore prima aveva festeggiato la prima convocazione in Coppa Davis, ha superato 6-1 6-4 uno stanchissimo Dominic Thiem. Risultato inatteso, specie dopo i matchpoint annullati a Isner al primo turno….
ATP 500 RIO DE JANEIRO – Semifinali
Pablo Cuevas (URU) b. Rafael Nadal (SPA) 6-7 7-6 6-4
Guido Pella (ARG) b. Dominic Thiem (AUT) 6-1 6-4
WTA INTERNATIONAL RIO DE JANEIRO – Semifinali
Francesca Schiavone (ITA) b. Petra Martic (CRO) 6-3 6-3
Shelby Rogers (USA) b. Sorana Cirstea (ROM) 6-4 6-4