Duro sfogo del doppista tedesco Gero Kretschmer: a due anni dal titolo nel Challenger di San Paolo, lui e il compagno non hanno ancora ricevuto i 3.875$ (a testa) di montepremi. "L'ATP pensa solo ai giocatori di prima fascia”. E i soldi per una causa non ci sono.Le condizioni di vita nei tornei minori del circuito non sono più una novità. Lo scorso anno ci siamo fatti quattro settimane nei Futures italiani, raccontando in un reportage tante scene che paiono surreali, invece sono all’ordine del giorno. Ma la recente denuncia del doppista tedesco Gero Kretschmer, numero 98 del ranking di specialità, tocca un tema nuovo, che va addirittura oltre. Non solo i montepremi sono spesso bassissimi, ma può addirittura capitare che non vengano pagati! Lo sfogo del 30enne teutonico, uno dei tanti che dopo una carriera poco brillante in singolare ha trovato più gloria in doppio, nasce dal mancato saldo del prize money del Challenger di San Paolo di due anni fa, che lo stesso Kretschmer ha vinto in coppia col suo partner fisso, il connazionale Alexander Satschko. Vista la caratura del torneo, uno dei pochi di categoria a vantare il montepremi massimo di 125.000 dollari, ai due sarebbe spettato un bonifico da 3.875 dollari a testa, ma a oltre due anni di distanza non ne hanno vista nemmeno l'ombra. Scorrendo il calendario dell’ATP Challenger Tour la ragione sembra chiara: al termine dell’edizione ‘incriminata’ l’appuntamento paulista del Parque Villa Lobosè stato cancellato, dopo ben quattordici anni che l’avevano reso una della tappe più prestigiose del circuito minore. La causa è la stessa di tutti i tornei internazionali ‘morti’: problemi economici, ma stavolta le conseguenze sono ricadute sui giocatori. E non solo Kretschmer e Satschko. Al via del torneo c’era anche l’italiano Simone Vagnozzi, eliminato al primo turno. Raggiunto sulla questione, ci ha spiegato di aver ricevuto il prize money di circa 700 dollari solamente dopo oltre un anno. E molti altri come lui.
L’ATP INTERVIENE SOLO IN PARTE
Per chi è abituato a leggere le cifre faraoniche che incassano i top player, 3.875 dollari paiono poca roba, ma per uno come Kretschmer, che in dieci anni di carriera ha incassato poco più di 180mila euro e ne ha spesi sicuramente di più per finanziarsi l’attività, non lo sono affatto. Ma soprattutto gli spettano ed è sacrosanto che li riceva. Viene in mente il caso di Novak Djokovic, che di recente ha intrapreso una causa legale contro il governo di Rio De Janeiro (anche in questo caso Brasile) per il mancato pagamento di buona parte dell’ingaggio per l’esibizione del 2012 con ‘Guga’ Kuerten. Qualche appassionato ha storto il naso di fronte alla richiesta di ‘Nole’, che di certo non ha bisogno dei circa 146.000 dollari mancanti (dei 250mila totali), ma se quei soldi gli spettano da contratto è giusto che li abbia. Discorso identico per i due doppisti tedeschi, con la differenza che nel caso di ‘Nole’ può decidere solamente un tribunale, trattandosi di un contratto privato, mentre per quello di Kretschmer e Satschko sorprende il (quasi) mancato intervento dell’ATP, deputata a tutelare i giocatori e vigilare anche su certe situazioni. Proprio su questo punto che verte lo sfogo del tedesco, pubblicato sul suo profilo Facebook personale. “Dev’essere uno scherzo – si legge dopo l’introduzione in cui spiega l’accaduto – il fatto che l’ATP non ci sia venuta incontro. Continuano a dirci che sono in contatto con l’ex direttore del torneo per farci avere i soldi, ma la realtà pare differente, visto che dopo due anni ci hanno pagato solamente 1.000 euro a testa a titolo di rimborso: come dare un lecca lecca a un bambino per tenerlo tranquillo”.
NIENTE CAUSA PER MANCANZA DI SOLDI
Il post di Kretschmer, che lo scorso anno proprio con Satschko ha vinto anche un titolo nel circuito maggiore a Quito, prosegue con toni molto accesi. “L’ATP dovrebbe proteggere i diritti dei giocatori. Vogliono sempre che facciamo questo o quello, che ci comportiamo bene o paghiamo le multe per ogni singola cosa. Le regole stanno diventando sempre più ridicole, specialmente per i giocatori di classifica minore. Per non parlare dei doppisti. Mi chiedo se questo sarebbe successo anche in un torneo maggiore, con coinvolte delle grandi stelle. L'ATP sarebbe stata molto preoccupata di perdere la faccia, mentre coi giocatori di seconda o terza fascia lo fa tranquillamente”. La sensazione è che la questione di San Paolo, fulcro del discorso, non sia l’unico problema. Dalle parole di Kretschmer, a dire il vero un tantino confuse, emerge un certo malcontento nei confronti del sistema ATP, racchiuso nell’ultima parte del testo, che inizia a mo’ di lettera e tocca un punto di grande attualità come quello delle scommesse. “Cara ATP, perdonami, sei ancora sorpresa da chi trucca gli incontri? Non far finta di essere così sorpresa. Se un giocatore deve temere di non ricevere il suo montepremi, voi dovreste per prima cosa aumentarlo, ma ancor di più dare ai giocatori la sicurezza di avere ciò che gli spetta. La realtà mi dice che probabilmente non avremo mai quel prize money, ed è triste e deludente vedere che l’ATP non fa nulla. Dov’è il mio sport pulito?” L’augurio è che l’ATP corra ai ripari, perché altrimenti i due tedeschi (e tanti altri) possono mettersi il cuore in pace. Nel testo, infatti, si legge che alcuni dei giocatori coinvolti nella questione avrebbero provato a intentare una causa contro l’ATP, finendo per rinunciare a causa degli eccessivi costi legali. Un altro problema di chi non fa Djokovic di cognome.
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