Dopo aver perso parecchia credibilità, Maria Sharapova perde anche gli sponsor più importanti. Le hanno già voltato le spalle Nike, Tag Heuer e pure Porsche, che ha sospeso gli eventi con lei fino al termine delle indagini. Mossa necessaria o puro marketing?Era inevitabile che l’annuncio shock di lunedì avesse conseguenze di un certo spessore per Maria Sharapova. La russa non è solo una delle tenniste più forti degli ultimi quindici anni: è un vero e proprio simbolo nel mondo dello sport. L’atleta bella e impossibile, intoccabile, perfetta, tanto che un sacco di aziende di spessore hanno voluto associare il proprio brand alla sua figura. E sono proprio alcune di queste aziende che, nel momento più duro della sua carriera, han deciso di voltarle le spalle. Non sono passate nemmeno 24 ore dalla sua conferenza stampa di Los Angeles, in cui ha ammesso lo sbaglio e si è presa la piena responsabilità dell’accaduto (pare ovvio, ma nei casi recenti di atleti dopati non lo è stato quasi mai), che l’hanno abbandonata Nike e Tag Heuer, mentre Porsche ha deciso di “sospendere tutti gli eventi in programma con lei fino al termine delle indagini”. Insieme, le tre aziende appena citate compongono la fetta principale degli oltre 20 milioni annui che da tempo la russa incassa dai vari contratti di sponsorizzazione, e l’hanno resa la sportiva più pagata al mondo secondo le celebri classifiche della rivista Forbes. I primi a dirle addio sono stati gli uomini di Nike, che in un breve comunicato si sono detti “rattristati e sorpresi dalle notizie su Maria”, aggiungendo di aver deciso di sospendere il rapporto durante le indagini, e di continuare a monitorare la situazione.
 
CHI LA MOLLA E CHI ATTENDE SVILUPPI
Successivamente è stata la volta di Tag Heuer, noto brand di orologi svizzero molto attivo nel mondo dello sport, che ha deciso di non prolungare il contratto scaduto lo scorso 31 dicembre e attualmente in fase di discussione. “Tenuto conto delle circostanze – ha annunciato oggi un portavoce – il marchio sospende i negoziati e ha deciso di non rinnovare il contratto”. Più cauti i vertici di Danone, proprietaria del marchio di acque minerali Evian: “Evian è stato partner di Maria Sharapova per molti anni – si legge in un comunicato dell’azienda francese –  e finora abbiamo mantenuto un rapporto professionale e di fiducia. Evian attribuisce grande importanza alla salute, all’integrità e alla trasparenza, e seguiremo da vicino lo sviluppo delle indagini”. Per il momento, dunque, nessun accenno alle sponsorizzazioni, proprio come per le altre cinque aziende che ruotano intorno al nome della russa: Sugarpova, Supergoop!, Head, American Express e Avon. Escluso il suo marchio di caramelle di proprietà e la linea di creme Supergoop (di cui detiene una quota societaria), il brand di racchette e la società finanziaria non hanno ancora rilasciato alcun commento, mentre l’azienda di cosmetici Avon ha preferito saggiamente attendere sviluppi. A livello economico, seppur perderà parecchi introiti, alla russa cambia ben poco: ha un patrimonio immenso e non ha certo bisogno di questi soldi, dunque il problema è solo d’immagine, aspetto che al momento – probabilmente – le importa fino a un certo punto.
 
SEMPLICI MOSSE DI MARKETING?
Le mosse delle aziende hanno fatto sorgere un interrogativo: era proprio necessario voltarle pubblicamente le spalle in pochi minuti? È vero che più passa il tempo e più le aziende stanno (giustamente) attentissime a ogni situazione che possa anche solo parzialmente danneggiarne l’immagine, ma dopo anni di collaborazione che a determinate di queste hanno fatto guadagnare parecchi soldi, non conveniva attendere almeno la conclusione delle indagini o l’ufficialità della squalifica? Anche perché la russa ha ammesso lo sbaglio ma ha comunicato di averlo fatto in buona fede, senza il minimo tentativo di barare. Una versione che chi di dovere può discutere all’infinito, ma alla quale chi sta con lei dovrebbe attenersi. Invece hanno preferito lavarsi le mani e celarsi dietro a un “continueremo a monitorare la situazione” che lascia aperta ogni possibilità. Significa che dopo la fine della squalifica potrebbero bussare di nuovo alla sua porta? Sicuramente, le aziende in questione non ci fanno una bella figura, Nike su tutte. Sono con la russa da quando era solamente una ragazzina in cerca di gloria, e sono probabilmente l'azienda che grazie alla Sharapova ha guadagnato di più. Eppure l’hanno scaricata come se nulla fosse per proteggere l’integrità del marchio. Lo stesso marchio che nel 2013 è tornato a legarsi ad Andrè Agassi, testimonial fino al 2005 prima di otto anni con Adidas, dimenticando probabilmente che qualche tempo prima lo statunitense ha ammesso di aver fatto uso (lui sì, volontariamente) di metanfetamina. Ma il marketing, si sa, viene prima di tutto.