La Grindeks, società lèttone che produce il Meldomium, afferma che un ciclo di cure deve durare dalle 4 alle 6 settimane. Lo avevano somministrato ai soldati sovietici in Afghanistan. Se Maria Sharapova l'ha preso per 10 anni, davvero non ne sapeva nulla? 

Da miniera d'oro, Maria Sharapova è diventata un ferrovecchio da buttare via, gettare a mare come un rifiuto tossico. Dell'incredibile scaricabarile messo in atto dagli sponsor raccontiamo a parte, e lì è doveroso fare valutazioni di natura umana. Ma c'è anche un dovere giornalistico da assolvere: in effetti, il caso Sharapova lascia mille perplessità. Si va oltre la faccenda regolamentare: qui si entra in ambito etico. E ognuno ha la sua, di etica. Fino al 31 dicembre 2015, il Meldomium era sostanza lecita e/o tollerata. Volendo, Maria Sharapova poteva spappolarsi il fegato di compresse provenienti dalla Lettonia e nessuno – proprio nessuno – avrebbe potuto dirle niente. Diverso il discorso etico: più passano le ore è più sembra difficile credere che non si conoscesse l'effetto, diciamo, “dopante” della molecola scoperta anni fa da Ivars Kalvins. Nella surreale conferenza stampa di Los Angeles, in cui si sono mischiati elementi di spontaneità ad altri studiati a tavolino, Maria Sharapova ha detto una frase che lascia perplessi. E l'ha detta scandendo bene le parole, come se fosse un elemento a suo favore. “Io prendo questa sostanza da dieci anni, per curare un principio di diabete”. Avrebbe dovuto immaginare che i giornalisti di tutto il mondo avrebbero alzato la cornetta e digitato il prefisso 00371, codice per arrivare a Riga, Lettonia, laddove ha sede la Grindeks. E i lèttoni hanno dato una risposta anti-Sharapova: “A seconda delle condizioni di salute del paziente, il trattamento dei farmaci Meldomium può durare dalle 4 alle 6 settimane. Diciamo che può essere ripetuto 2-3 volte all'anno: solo i medici possono valutare le condizioni del paziente e stabilire se utilizzarlo per un periodo più lungo”. Insomma, pare difficile che una persona sana debba usarlo dieci anni (!) per ragioni esclusivamente mediche. Si fa strada l'ipotesi secondo cui, una volta appresi gli effetti magici del medicinale, la Sharapova abbia continuato ad usarlo, sapendo che era lecito. Ripetiamo: un po' come la camera iperbarica lanciata da Novak Djokovic e sempre più utilizzata dai tennisti. Fino a quando la WADA non la riterrà illegale chiunque potrà trascorrerci anche 16 ore al giorno. E qui sorge il dubbio: è eticamente corretto cercare qualsiasi aiuto possibile per migliorare il proprio rendimento, arrivando al limite (sempre più sfumato) tra lecito e illecito? Qui ognuno la pensa a modo suo.


SOMMINISTRATO AI SOLDATI IN AFGHANISTAN

Lasciando perdere le presunte qualità anti-diabete, il Meldomium migliora il flusso sanguigno ed è poco conosciuto nell'occidente. Come spiegato ieri, non viene importato negli Stati Uniti, ma al di là della Cortina di Ferro è noto quasi quanto l'aspirina. Incredibile ma vero, veniva somministrato ai soldati sovietici durante la guerra in Afghanistan, nel 1980. Lo aveva rivelato lo stesso Ivars Kalvins, spiegandone le ragioni. “Si combatteva in altura, con la rarefazione dell'ossigeno. Correre 20 chilometri in quelle condizioni avrebbe causato un'ischemia. Per questo fu somministrato il Meldomium. Nessuno di loro lo sapeva e a nessuno è stato chiesto se fosse d'accordo o meno”. In un'intervista del 2009, Kalvins spiegò che il Meldomium non è considerabile come doping perché in effetti aiuta il corpo a reggere una maggiore pressione, ma il fisico continua a spendere energia. La Sharapova ha detto di averlo preso per combattere un principio di diabete. La vicenda Meldomium ricorda quello di un'altra sostanza, il Bromantam, inserito tra le sostanze vietate dopo che nel 1996 era stato trovato nei campioni di tanti atleti russi. Tra le sue note, la Grindeks ha specificato che il Meldomium: “Migliora le capacità di lavoro delle persone sane in situazioni di sovraccarichi fisici e mentali, nonché durante i periodi di riabilitazione” e in queste ore ha sottolineato che non migliora affatto le prestazioni in gara, ed anzi potrebbe avere l'effetto contrario. Però non hanno risposto alla domanda di Associated Press in merito alla Sharapova. Tra i sintomi descritti da Masha, il Meldomium è sostanza adatta? “E' stato progettato per pazienti con problemi cronici nell'ambito di cuore e circolazione, nonché quelli che stanno recuperando da un infortunio o una malattia, nonché per chi soffre di ridotte capacità lavorative”. Un corrispondente di AP lo ha potuto comprare in una farmacia di Mosca in queste ore: tra gli effetti indesiderati, nel libretto di accompagnamento sono segnalati "cambiamenti di pressione saguigna, battito cardiato irregolare e segni sulla pelle”. Questi sono i fatti. Presto scopriremo cosa avrà raccontato Maria Sharapova al processo. Ad esempio, come avrà giustificato l'utilizzo del prodotto. E se il Tribunale le avrà creduto.