La finale di Indian Wells si rivela una vera passeggiata per Novak Djokovic. Il numero uno chiude 6-2 6-0 contro un Raonic menomato da un problema alla schiena, incassa il ventisettesimo 1000 e fa sognare gli organizzatori: “Questo torneo merita un'altra categoria”.Il successo di Victoria Azarenka poteva dare un'ulteriore motivazione a Milos Raonic, sceso in campo dopo la premiazione femminile per tentare l’impresa contro Novak Djokovic. Ma a rovinargli i piani, e la finale del Masters 1000 di Indian Wells, è arrivato un problema alla schiena che l’ha limitato parecchio già dalle prime battute. Non si è ben capito se lo portasse dietro da ieri oppure sia arrivato nel corso del primo set (e lui stesso, con grande signorilità, non l’ha menzionato nel discorso post-match) ma resta il fatto che le sue già poche possibilità siano completamente crollate dopo pochi game, tanto che Djokovic non ha nemmeno dovuto sudare. 6-2 6-0 in un’ora e diciassette minuti di gioco e ventisettesimo titolo in carriera nei 1000, tanti quanti Rafael Nadal, da anni leader della categoria. Il numero uno del mondo era favoritissimo, probabilmente avrebbe vinto comunque, ma farlo così non deve essere piaciuto nemmeno a lui, che adora prevalere quando il gioco si da duro. Oggi invece non ha dovuto fronteggiare nemmeno l'ombra di una palla-break: subito 4-0 e poi 6-2 nel primo set, nemmeno un game perso nel secondo, contro un Raonic via via sempre meno incisivo a causa della schiena dolorante. Dopo il primo parziale ha chiesto l’intervento del fisioterapista, che l’ha invitato a seguirlo negli spogliatoi. Ma il trattamento non ha sortito gli effetti sperati e la seconda parte dell’incontro si è rivelata un’autentica passeggiata. Un dato? Il tabellino di Djokovic segnava 4 errori gratuiti dopo il primo set, gli stessi a fine match. Segno che nel secondo non ha regalato nemmeno un punto, contro un avversario che non poteva servire al 100% e verso la fine giocava pressoché da fermo, sbagliando ogni volta che lo scambio si allungava.
NOLE-MOORE: “QUESTO TORNEO VALE DI PIÙ”
Fosse stato un altro turno o un altro torneo, probabilmente, Raonic si sarebbe ritirato. Ma i giocatori adorano Indian Wells, il patron Larry Ellison li fa sentire come dei re, e ricambiare con un ritiro non è proprio il massimo. Perciò – nonostante fosse chiarissimo che non ce la potesse fare – ha continuato fino alla fine, regalando almeno a Djokovic il match-point vincente, che gli ha consegnato il titolo numero 62 in carriera, il quinto al BNP Paribas Open. “Dovremmo ribattezzare il centrale ‘Campo Novak Djokovic’”, ha detto il direttore del torneo Raymond Moore, prima di complimentarsi anche con Milos Raonic, che a detta sua arriverà presto fra i primi 4. C’è già stato per un breve periodo ed è dove merita di essere (e stare a lungo) uno col suo tennis, ma i ripetuti problemi sollevano più di un dubbio sul suo futuro. A Melbourne è stato bloccato da un problema muscolare al quinto set della semifinale contro Murray, poi si è fermato una quarantina di giorni, e al rientro è stato di nuovo frenato, stavolta dalla schiena. La prima regola per arrivare in altissimo è la continuità: lui la sta trovando in campo, ma la sfortuna sembra non essere d’accordo. Lo sono invece pienamente, fra di loro, Djokovic e Moore. Prima della finale il direttore del torneo ha svelato il sogno di convincere l’ATP a creare una sorta di “Masters 2000” per il 2019, categoria che a suo modo di vedere dovrebbe coinvolgere Indian Wells, Miami e Madrid, mentre durante il suo discorso post-vittoria Djokovic ha ripetuto più o meno la stessa cosa. “Questo torneo è fantastico, merita di più. Fra Slam e Masters 1000 non c’è nulla, si potrebbe creare qualcosa di nuovo”. E se lo dice anche il numero uno all’ATP non possono più far finta di nulla.
MASTERS 1000 INDIAN WELLS – Finale
Novak Djokovic (SRB) b. Milos Raonic (CAN) 6-2 6-0
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