BRACCIALI – STARACE: LA SENTENZA-BIS DELLA CORTE FEDERALE DI APPELLO
Stavolta è finita davvero, almeno per la Giustizia Sportiva. Mostrando quell'atto di coraggio auspicato dall'avvocato Luigi Chiappero nell'ultima udienza, il nuovo Collegio della Corte Federale di Appello FIT ha ribadito le stesse, identiche conclusioni del precedente Collegio. Allora Alfredo Biagini, Mario Procaccini e Luigi Supino scrissero 54 pagine, stavolta Enrico Salone, Gaetano Sangiorgi e Massimo Picchioni hanno riassunto in 18 fogli quel che già si sapeva: ovvero, che non esistono prove a sufficienza per ritenere Daniele Bracciali e Potito Starace colpevoli di aver combinato il match di Barcellona 2011, in cui Starace si ritirò contro Daniel Gimeno Traver sul punteggio di 4-6 6-1 2-0. Le sensazioni su quello che è successo tra il 2007 e il 2011 possiamo averle tutti, ci mancherebbe: ma un conto è parlare al bar, un altro è dimostrare cosa sia veramente accaduto. La verità è che il Processo Sportivo ha mostrato un quadro indiziario piuttosto debole. Qualche dubbio su cosa sia realmente accaduto resterà, ma la Procura Federale FIT e la Procura Nazionale dello Sport non sono riuscite a dimostrare la colpevolezza, focalizzandosi principalmente sugli atti dell'inchiesta penale di Cremona, più gli stessi interrogatori in sede di Giustizia Sportiva. La sensazione è che l'accusa avrebbe potuto operare meglio, sia a Cremona che a Roma. Secondo il nostro modestissimo parere, avrebbero dovuto rivoltare come un calzino i dispositivi elettronici a disposizione di Bracciali e Starace, verificare qualsiasi conto corrente legato ai giocatori (compresi familiari e amici più stretti) e magari effettuare qualche interrogatorio congiunto tra gli incolpati e il clan dei bolognesi (Bruni, Goretti, Erodiani). Insomma, quello che fece otto anni fa la Tennis Integrity Unit con Nikolay Davydenko. L'ex top-10 russo fu oggetto di un'indagine aggressiva, forse esagerata in relazione alle eventuali colpe, e non trovarono uno straccio di prova. Qui non siamo andati oltre i contenuti delle chat ormai noti al pubblico e i verbali degli interrogatori. E le perizie sui dispositivi elettronici, paradossalmente, sono stati un'arma a favore delle difese.
Potito Starace è stato assolto con formula piena, Daniele Bracciali è stato sospeso per 12 mesi (e multato di 20.000 euro, sanzione peraltro già pagata con la formula ridotta per chi salda entro 15 giorni) per aver violato l'articolo 1 del Regolamento di Giustizia FIT, quello che obbliga i tesserati a “lealtà, probità e rettitudine sportiva" in ambito non solo agonistico, ma anche morale e sociale. Secondo la Corte, il fatto che Bracciali abbia intrattenuto per anni rapporti con il clan degli scommettitori è condannabile. Al contrario, non si è arrivati al grado di prova necessario per ritenere avvenuto l'illecito sportivo. La rinnovazione del Processo d'Appello è partita dalla direttiva del Collegio di Garanza CONI, che lo scorso dicembre stabilì le linee guida per valutare gli imputati:
"il grado di prova richiesto, per poter ritenere sussistente una violazione, deve essere comunque superiore alla semplice valutazione della probabilità, ma inferiore all'esclusione di ogni ragionevole dubbio"
Partendo da questo assunto, Salone, Sangiorgi e Picchioni hanno ascoltato nuovamente le parti e non è emerso nulla di nuovo, se non la richiesta di rinvio a giudizio formulata dal PM Roberto Di Martino. Il fatto non ha assunto alcuna rilevanza in sentenza, poiché il Collegio ha accolto la tesi delle difese secondo cui si tratta di un atto di parte, il cui valore è esattamente lo stesso delle memorie difensive. Per il resto, i fatti (chat, intercettazioni, punti oscuri) sono sempre stati gli stessi. Ecco, in estrema sintesi, il contenuto della quarta (!) sentenza su questa eterna vicenda.
RITO: Le eccezioni di rito poste dalle difese sono state integralmente respinte: si chiedeva l'annullamento del Processo di Primo Grado per il superamento dei termini, l'avvenuta prescrizione e l'eventuale sospensione del procedimento in attesa del processo di Cremona. Tali osservazioni erano sempre state respinte e il Collegio non ha fatto eccezione.
STARACE: Il quadro indiziario non è stato ritenuto sufficiente a dimostrare che “Poto” abbia avuto anche un solo contatto con il clan degli scommettitori. Inoltre non c'è alcuna prova che abbia ricevuto soldi per le presunte combine (a proposito, saremo curiosi di vedere come l'accusa del Processo Penale proverà a dimostrare che Starace avrebbe incassato – tramite Bracciali – 15.000 euro a Lugano nel 2009).
LE CENE. Si è parlato a lungo delle presunte cene conviviali per studiare piani illeciti. Secondo il Collegio non esistono prove che Potito vi abbia partecipato, anche perché le affermazioni di Bruni non sono ritenute credibili. Si può al limite credere a Roberto Goretti, secondo il quale Starace avrebbe partecipato a una sola cena, in cui però non si sarebbe parlato di scommesse, almeno in sua presenza. “Ma visto che si parla di episodi del 2007 e 2008, sono troppo lontane nel tempo da un match giocato il 19 aprile 2011 e quindi non possono costituire in alcun modo indizio o prova per quella partita”. E' opportuno ricordare che Starace ha sempre negato di aver partecipato a tali cene: "Non so neanche che facce abbiano questi qui".
IL MATCH DI BARCELLONA. Un po' a sorpresa, il Collegio ha sposato in toto le tesi della difesa. Hanno accettato la versione secondo cui “Braccio2” (il pianificatore della presunta combine insieme a Bruni) non era Bracciali, e hanno dato credito alla perizia di Umberto Rapetto, secondo cui non c'è alcuna prova che certe mail siano state inviate a Bracciali “e di sicuro non sono arrivate”. “Tesi che i periti di parte delle Procure non hanno potuto smentire”. Le testimonianze su quel match sono tutte a favore dei giocatori: Bracciali (ci mancherebbe!), gli altri giocatori (Seppi, Volandri, Bolelli, Santangelo) e i coach (Rianna e Petrazzuolo). Anche la testimonianza di Matteo Veneri è stata interpretata in chiave assolutoria. Il Collegio ha poi spiegato che l'andamento del match (4-6 6-1 2-0 e ritiro) non ha avuto niente di così insolito, e che andamenti del genere non sono infrequenti nel tour ATP. Lo stesso ritiro di Starace, corredato da certificato medico, non è stato ritenuto sospetto.
E' molto interessante l'interpretazione di Salone, Sangiorgi e Picchione sulle chat durante la partita. Il Collegio ha fatto notare come ci sia una forte incongruenza tra le cifre delle presunte vincite e il denaro destinato a Starace. Entrambe le cifre erano intorno ai 40.000 euro ed è dunque lecito domandarsi quali vantaggi economici avrebbe avuto il clan se avesse vinto la stessa cifra da versare al giocatore. E' stato poi ribadito che non è stato dimostrato alcun versamento a favore di Potito.
BRACCIALI. Sul merito, il Collegio è giunto alle stesse conclusioni già espresse per Starace. L'aretino “paga” le chat con Manlio Bruni. Tra l'altro si ritiene che Bracciali abbia comunque interagito con Bruni anche in merito al match di Barcellona, pur non essendoci la prova della tentata combine. Il riferimento è il “famoso” interrogatorio di Bracciali tenutosi a Cremona il 30 ottobre 2014, sul cui significato c'è stato più di un dibattito in fase processuale. Ad ogni modo, Daniele incassa la medesima sanzione che gli avevano irrorato lo scorso 10 ottobre.
IL FUTURO. La faccenda è tutt'altro che terminata. Esaurito il procedimento sportivo, il prossimo 18 maggio ci sarà l'Udienza Preliminare presso il Tribunale di Cremona. Da lì sarà archiviazione o inizio del processo vero e proprio. La vicenda di Cremona si intreccia con l'attività internazionale dei due. Già, perché l'ATP li ha bloccati proprio in attesa dell'Udienza Preliminare. Vien da domandarsi cosa succederà se – come è probabile – andranno a Processo. La sospensione verrà prolungata? Tenendo conto dei tempi della giustizia ordinaria, secondo questo assunto Bracciali e Starace potrebbero essere costretti a una sospensione provvisionale della durata di qualche anno. Sarebbe clamoroso. Tra l'altro, la richiesta arriva dall'ATP e non dall'ITF. In astratto, non è assurda la tesi secondo cui potrebbero giocare gli Slam (ed eventualmente i futures) ma non gli ATP e i Challenger. Non crediamo si arrivi a questo punto, ma in teoria è possibile. Proviamo ad essere chiari.
STARACE – Può effettuare attività nazionale sin da oggi. Per l'attività ATP deve aspettare l'Udienza Preliminare del 18 maggio. Ma se si andrà a processo che succederà? Fossimo nei suoi avvocati, oltre a cercare di spingere per una riammissione nel circuito ATP, ci informeremmo sulla possiblità di giocare i Futures sin da ora.
BRACCIALI – Potrà effettuare attività nazionale a partire dal 27 giugno. La data nasce da questo calcolo: i dodici mesi partono dal 6 agosto 2015, giorno della sentenza di primo grado, ma c'è uno “sconto” di 40 giorni relativo alla sospensione cui lui e Starace furono sottoposti tra il febbraio e il marzo 2015. Da allora, “Braccio” potrà giocare in Italia e potrebbe diventare molto ambito da eventuali team di Serie A1. Pensate: oltre a essere difficile da battere in doppio, potrebbe essere un numero 3 o numero 4 estremamente competitivo in singolare. Fossimo in uno dei sedici club di A1, in tutta onestà, una telefonata a Bracciali la faremmo. Sull'attività internazionale vale lo stesso discorso di Starace, anche se nel suo caso i tempi si allungheranno fino al 27 giugno. Curiosità: i dodici mesi scadranno proprio alla vigilia di Wimbledon, dove in teoria “Braccio” potrebbe giocare (essendo egida ITF). Pensate alla suggestione: dopo un calvario umano potrebbe tornare addirittura nel tempio del tennis, laddove 18 anni fa si fece conoscere per la prima volta al grande pubblico…
Al netto degli scenari futuri, abbiamo una certezza. Il procedimento disciplinare ha comunque sortito l'effetto di mozzare le carriere di entrambi. L'ultima partita di Bracciali risale all'Australian Open 2015 (anche se in primavera giocò la Serie B con il CT Giotto di Arezzo), mentre Starace è fermo da luglio e ha visto sgretolarsi il suo ranking ATP. Oggi “Poto” è n. 630 e ci aveva confidato che il 2016 avrebbe potuto essere la sua ultima stagione. Tuttavia, il prolungamento del processo lo ha nuovamente bloccato. Chissà se avrà voglia di mettersi in gioco, con orgoglio, e magari togliersi qualche sassolino da una scarpa che ne sarà piena. Dopo il 18 maggio ne sapremo di più. A chiudere, il Processo Sportivo ha dato una risposta importante: la doppia sentenza della Corte Federale di Appello ha smentito la tesi secondo cui gli Organi di Giustizia sarebbero un “braccio armato” della FIT. E' pur vero che hanno sede presso gli Uffici FIT e i componenti sono nominati dal Consiglio Federale (norma che andrebbe corretta: è in vigore in tutte le federazioni), ma da quello che abbiamo visto operano in assoluta autonomia e senza condizionamenti. Almeno, per questo caso specifico, in relazione al Tribunale di 2° grado, ci sentiamo di dire così.