Oltre a crescere in campo, Hyeon Chung si sta costruendo una discreta personalità anche fuori. Prima aveva problemi con l’inglese, ora li ha (quasi) superati e non ha più paura. “Kyrgios e Coric? Uno stimolo”. Il best ranking di Hyung Taik Lee può iniziare a tremare.Chiunque abbia avuto fra le mani le foto della Next Generation, la nuova campagna lanciata dall’ATP a Indian Wells per promuovere i suoi migliori under 21, probabilmente ha notato qualcosa di particolare. C’è lo sguardo sicuro di Coric, il ciuffo biondo di Zverev, il sorriso di Fritz, il cappellino all’indietro a mo’ di rapper di Tiafoe, e poi c’è Hyeon Chung, coi tratti orientali, gli occhiali da vista e l’apparecchio ai denti. L’aria è quella di chi pare tutto meno che un giovane di belle speranze, tanto che vien da pensare non sia un caso che l’abbiano piazzato fra i tre al centro, così da provare a farlo notare un po’ di più. Eppure il coreano è uno che ci sa fare. Si era intravisto già nella finale di Wimbledon juniores persa contro Gianluigi Quinzi: giocava bene, eccome, ma con quell’aria da secchione qualsiasi non ispirava particolare fiducia. Fortunatamente, però, nel tennis non serve essere personaggi da copertina per vincere le partite, e tante volte è pure meglio il contrario. Ecco perché a quasi tre anni di distanza Chung sta annusando i primi 50 del mondo, e mette d’accordo tutti sul fatto che forse non arriverà fra i primi 10, ma nemmeno troppo lontano. Pian piano si sta costruendo anche una discreta personalità, prima un po’ nascosta dietro alla barriera della lingua inglese, come emerso da una recente chiacchierata con Reem Abulleil del portale Sport360.com. Malgrado dai 13 ai 15 si sia allenato in Florida, all’accademia di Nick Bollettieri, fino a qualche tempo fa Chung si esprimeva solo a monosillabi, poi si è messo seriamente a studiare l’inglese e ha fatto passi da gigante. Quando può, si porta sempre dietro l’amico David Hyondo, che gli parla esclusivamente in inglese per aiutarlo a migliorare. “Mi assegna dei compiti – ha raccontato –come quello di guardare i telefilm americani. Ora seguo sia Prison Break sia Modern Family. Da quando studio l’inglese la mia vita nel tour è migliorata. È tutto più facile”. Di pari passo sono arrivati anche dei risultati importanti, come i quattro titoli Challenger che lo scorso anno l’hanno portato fino alla posizione numero 51, e gli sono valsi il premio di Most Improved Player of the Year.
TENNISTA PER CASO
Non ha potuto ritirarlo alle ATP Finals in quanto impegnato per quattro settimane di servizio militare obbligatorio nella sua Corea del Sud, ma si è rifatto a Brisbane, dove ha iniziato la sua prima stagione vera e propria nel tour maggiore. Da gennaio in avanti ha perso qualche partita di troppo, ma una breve fase di assestamento è fisiologica e difficilmente lascerà segni, specialmente per chi ha ben poche pressioni provenienti dall’esterno. “In Corea mi seguono in campo, ma fuori non mi conosce nessuno. Il tennis non è uno sport popolare, viene dopo calcio, baseball, basket, nuoto e altri”. La situazione ideale, insomma, per lavorare in pace, con l’obiettivo di ricucire il piccolo strappo che lo separa da Coric e Kyrgios, entrambi battuti proprio in quella famosa edizione di Wimbledon under 18. “Devo cercare di migliorare mentalmente e fisicamente, ma anche a rete e in risposta. E poi costruirmi un servizio migliore. Nel tennis di oggi è fondamentale. Credo che Kyrgios possa arrivare fra i primi 10 già quest’anno, e chissà che dopo tante stagioni la nuova generazione possa finalmente far qualcosa di importante. I risultati di Kyrgios e Coric sono uno stimolo: giocavo con loro nei tornei giovanili, quindi magari posso riuscire pure io a fare quanto di buono hanno fatto loro”. Nel frattempo, questa settimana si è regalato il seconda quarto di finale ATP in carriera, battendo Estrella e Paul sulla terra di Houston, dove oggi sfiderà il favorito numero uno John Isner. Compito arduo, ma dietro ai suoi occhialoni Chung ha delle buone ragioni per crederci. A proposito, il motivo per cui li porta potrebbe diventare la sua fortuna. Da piccolo, per provare a migliorare una vista piuttosto scarsa, un medico consiglio a suo padre di tenerlo il più possibile a contatto col colore verde. Così, Seok-Jin, ex buon giocatore a livello nazionale, pensò che la pallina da tennis potesse fare al caso suo. Un motivo banale che potrebbe regalare alla Corea il suo miglior tennista di sempre. Nishikori stilò il “Project 45” per migliorare lo storico best ranking del connazionale Shuzo Matsuoka, Chung ha un compito simile, con l’asticella una decina di posizioni più in alto. Hyung Taik Lee è stato 36: difficilmente il suo record durerà ancora a lungo.
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