Andreas rimonta un set a Gabashvili, si complica un po’ la vita nel quarto ma allarga le braccia dopo un tie-break delicatissimosalto di qualità. Il 25enne di Tokyo ha scelto la seconda via. In tanti anni di professionismo non è mai andato oltre la 143esima posizione e un solo titolo challenger, a Granby, nel 2014. La ragione è chiara: tanti tennisti giapponesi si costruiscono un buon ranking giocando in Asia, ma la loro crescita termina lì. Difficilmente tentano fortuna in Europa, dove il tennis è ancora più complicato, dove c’è il vero professionismo. Hiroki lo ha capito e ha scelto di rischiare. Si è scelto una base in Spagna, La Mecca del tennis mondiale, e si è tuffato nel circuito europeo. E’ da qui che parte la sua crescita, l’avvicinamento ai tanto sospirati top-100, obiettivo di qualsiasi aspirante professionista. Al Trofeo Perrel-FAIP di Bergamo (42.500€, Play-It) sta facendo ottime cose ed è nei quarti dopo il successo su Marton Fucsovics, grosso il doppio di lui e vincitore di una vecchia edizione di Wimbledon Junior. E’ stata una partita molto combattuta, piena di lunghi scambi da fondocampo. “Contro Fucsovics avevo perso un mese fa in Australia, so che gioca bene e che avrei dovuto effettuare un miglioramento importante. Sono contento di avercela fatta” ha detto Moriya dopo aver firmato il 7-6 2-6 7-5 finale ed essersi concesso una lunga sessione di defaticamento in palestra. Come tanti connazionali, il giapponese ha costruito gran parte della sua carriera nei tornei asiatici. Stesse facce, stessi giocatori, poche prospettive di cr