LA STORIA – Nei bassifondi del ranking ATP c’è un giocatore che tira soltanto il dritto. Collin Johns non sapeva giocare il rovescio, allora si è costruito due dritti. Ha sfiorato i top-1000 ATP dopo che ha saltato il College per un cambio di regolamenti. Un pazzo o un genio?

La parola è piena di fascino. “Ambidextrous” vuol dire tutto e non vuol dire niente. Ad esempio, Rafael Nadal gioca con la sinistra ma scrive e addenta la pasta con la destra. Però nel tennis esistono casi anche più estremi. Giocatori in grado di impugnare la racchetta con entrambe le mani. Erano più frequenti un tempo. Senza scomodare Giorgio De Stefani e le sue imprese negli anni 30, nell’Era Open l’Italia ha avuto Antonella Rosa e, più recentemente, Claudio Grassi. Tutti buoni professionisti con la capacità di tirare sia con la destra che con la sinistra. Il più famoso è stato Luke Jensen, buon doppista che entrava in campo in sella a una Harley Davidson, la più forte è stata Evgenia Koulikovskaya, capace di infilarsi tra le top-100 WTA senza tirare mai un rovescio. Mancina naturale, sin da piccola mostrò una certa attitudine anche con la destra e il suo primo maestro decise di effettuare un esperimento: non le ha mai insegnato il rovescio, favorendone la capacità di tirare due dritti. Con ottimi risultati, visto che è stata n. 91 in singolare e tra le top-50 in doppio. Oggi si pensa che certe caratteristiche siano un limite, piuttosto che una virtù. La palla viaggia talmente forte che il giocatore non ha tempo per muovere correttamente le mani sul manico e organizzare il colpo, salvo che in situazioni d’emergenza. E’ il caso di Maria Sharapova, molto brava a giocare un dritto in allungo, con la sinistra, in fase difensiva. Tuttavia c’è qualcuno che ci crede ancora. E ci sta provando seriamente. Se avete la pazienza di scorrere il ranking ATP fino al numero 1245, troverete il nome di Collin Johns. L’ultimo baluardo, il pilastro di un tennis che sembrava impossibile. E invece è diventato il suo punto di forza.

PROMESSA DEL BASEBALL, SCOPRE IL TENNIS A 14 ANNI
Johns, quasi 23enne nato in Ohio ma originario del Maryland, gioca due dritti. Uno con la destra, uno con la sinistra. In più, ha una caratteristica che dovrebbe rendere ancora più vantaggiosa la sua condizione: sa tirare anche il rovescio. E’ un colpo puramente difensivo, in slice, ma intanto la palla va di là. E se Feliciano Lopez è arrivato a ridosso dei top-10 giocando quasi esclusivamente il rovescio “con il taglio sotto la palla”, perché Johns non può sognare? La sua storia è curiosa, unica e irripetibile. Da bambino giocava a baseball ed era piuttosto promettente. Quando aveva 14 anni, durante una vacanza con la famiglia (cui è legatissimo) ha scoperto il tennis. Ed era portato, in barba ai manuali che consigliano – quasi impongono! – di cominciare da bambini. Tempo un paio d’anni, e la sigla dei suoi sogni ha smesso di essere la MLB: meglio l’ATP. A 16 anni ha smesso definitivamente con il baseball e si è buttato nel tennis, con il supporto del padre. Ma c’era un grosso handicap: nonostante il background con la mazza, proprio non riusciva a tirare il rovescio. Una mano, due mani, le hanno provate tutte…ma non c’era niente da fare. Allora, quando aveva 15 anni, ha messo in atto la sua rivoluzione: giocare due dritti. Ha investito molto su se stesso, ma in sei mesi ha sviluppato i rudimenti del tennis che gli ha permesso di entrare nel ranking ATP. Da junior non era un granché, tanto che è stato un giocatore a “3 stelle” secondo Tennis Recruiting. Fino ai 18 anni ha giocato quasi esclusivamente tornei locali, nel Maryland, in Virginia, al massimo nel West Virginia. Ma poi è successo qualcosa che inizialmente sembrò un problema, invece gli ha aperto la strada del professionismo.

NIENTE COLLEGE PER UN CAVILLO
Quando ha preso il diploma, stava pensando se iscriversi all’Università e magari svolgere attività NCAA. Proprio quell’anno, tuttavia, sono cambiate le regole di accesso al College: fino ad allora, un ragazzo poteva prendersi un anno sabbatico tra la fine dell’High School e l’inizio dell’Università. Sulla carta, per guardarsi intorno e capire cosa fosse meglio. Ma poi si sono accorti che molti tardavano l’iscrizione per arrivare fisicamente più forti e preparati, in modo da avere una carriera universitaria di maggior successo. Per questo, hanno ridotto il periodo massimo tra diploma e iscrizione all’Università da dodici a sei mesi. Per questo, Collin è rimasto “fregato” e non ha potuto iscriversi. E così si è buttato nel tour, dove effettua con coraggio una programmazione internazionale, senza aiuti se non quello della famiglia. E così si è arrampicato fino al numero 1058 ATP, frutto di un paio di quarti di finale nel circuito future. Ed è convinto che il suo stile rappresenti un vantaggio, perché “Con il dritto si tira più forte e la palla prende più rotazione”. Inoltre, quando spingono duro dal lato sinistro, può sempre ricorrere allo slice difensivo. Per ora non ha sfondato e – a quasi 23 anni – è possibile che non ce la faccia, anche se ha conquistato il primo punto ATP soltanto nel 2013. Quest’anno ha iniziato l’attività con un po’ di ritardo, ma con progetti ambiziosi. Al future di Boca Raton è entrato in tabellone come lucky loser (ma aveva vinto tre turni di un maxi-tabellone di qualificazioni) e ha tolto un set al top-300 ATP Sekou Bangoura. Questa settimana ha provato a giocare per la prima volta un challenger: ha perso nelle qualificazioni di Sarasota, sempre su terra verde, contro l’argentino Tomas Lipovsek Puches (n.284 ATP). Non è andata troppo bene, un secco 6-3 6-0. Ma Collin va avanti, fiero del suo tennis anacronistico e così strano. Aspettiamoci di vederlo ancora in giro. E quel che sarà, sarà.