La WADA concederà la grazia a tutti gli atleti che avevano meno di milligrammo nei primi due mesi del 2016: “Perché l’assunzione potrebbe risalire all’anno prima”. Ma tra loro non c’è la Sharapova. E se la conferenza stampa del 7 marzo le si ritorcesse contro?

Al 99% Maria Sharapova non potrà afferrare il salvagente. Un comunicato diffuso in queste ore dalla WADA, agenzia mondiale antidoping, informa che una concentrazione di Meldonium (la sostanza illecita che le hanno trovato il 26 gennaio) inferiore a 1 milligrammo / millilitro, in test effettuati prima dell’1 marzo, non sarà considerata illecito. Motivo? Tale quantità e compatibile con un’assunzione effettuata prima dello scorso 31 dicembre, quando non era ancora vietata. “In quel caso, l’atleta non avrebbe potuto sapere e/o sospettare che la sostanza sarebbe stata presente nel suo organismo dopo il 1 gennaio, quindi non si potrebbe parlare di negligenza”. Indagini e processi proseguiranno nei confronti degli atleti che hanno ammesso di averlo preso dopo il 1 gennaio e laddove esistano prove concrete di un’assunzione nel 2016, ad esempio se la quantità è superiore a 15 mg/ml oppure tra 1 e 15 per i test effettuati dal 1 marzo in poi. Nei casi limite andranno effettuati ulteriori test per capire l’esatta data dell’assunzione. Tuttavia, la vicenda non dovrebbe riguardare Maria Sharapova: nella conferenza stampa dello scorso 7 marzo ha chiaramente puntato sull’ignoranza delle regole e non sul fatto di non aver preso la sostanza nel 2016. La possibilità di annunciare la positività in modo così glamour, buono per pulire l’immagine, potrebbe dunque ritorcersi contro la russa. Con un’ammissione piuttosto esplicita sarà ben difficile, per i suoi avvocati, sindacare sulla data dell’ultima assunzione. Nel 2016, sono ben 158 gli atleti risultati positivi al Meldonium, tra cui 31 russi. E diversi atleti hanno già specificato che avevano in corpo meno Meldonium del minimo “consentito”. Tra loro, guarda un po’, non c’è Maria Sharapova.